Tina Napoli, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva, commenta la difficile situazione degli asili nido nelle regioni italiane
Sono cari, non hanno posti e creano lunghe file d’attesa: sono gli asili nido italiani. Potrebbe sembrare strano parlarne, ma un Paese civile si misura anche dalla capacità di offrire istruzione fin dai primi anni di vita di un individuo e soprattutto un sostegno alle famiglie. In Italia ogni famiglia spende mediamente 309 euro al mese per mandare il proprio figlio all’asilo nido comunale, con notevoli differenze territoriali fra Nord, Centro e Sud, e fra le diverse province. Un costo che rappresenta il 12% delle uscite mensili di una famiglia tipo e che, considerando che gli asili nido in media vengono utilizzati per 10 mesi l’anno, ammonta a circa 3100 euro annuali.
Sempre che si sia fortunati a trovare un posto. Sebbene l’offerta di asili nido sia cresciuta negli ultimi anni, tali servizi coprono attualmente solo l’11,8% della potenziale utenza, sempre con grandi differenze tra le principali aree del Paese: il dato varia tra il 24,4% della Emilia Romagna e il misero 1,9% della Campania. A fare la fotografia della situazione e’ Cittadinanzattiva che ha presentato un’attenta analisi su costi e posti. L’analisi ha considerato una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio 0-3 anni) con reddito lordo annuo di 44.200€ e relativo Isee di 19.900€. I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali (anni scolastici 2012/13 e 2013/14) delle Amministrazioni comunali interessate all’indagine (tutti i capoluoghi di provincia). Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media, 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media, 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana.
Per sapere quanti bimbi restano in attesa di un nido comunale, Cittadinanzattiva ha verificato il numero di domande soddisfatte rispetto alle domande presentate: così risulta che il Lazio, a livello di capoluoghi di provincia, ha il maggior numero di asili comunali (453) e di posti disponibili (21.756) ma è anche la regione in cui il 65% dei bambini resta in lista di attesa, preceduta solo dalla Basilicata con il 71%. In Lombardia e Piemonte restano in lista di attesa invece solo il 7% dei richiedenti. L’Emilia Romagna è invece la regione con la maggiore copertura di asili pubblici in tutti i comuni (28.321 posti in 624 strutture pubbliche).
Non solo. Andando a vedere quanto costano scopriamo che l’Italia e’ divisa in due: gli asili più costosi al Nord (380 euro) seguiti dal Centro (322) e infine dal Sud (219). La regione più economica è la Calabria con una tariffa media mensile di 139 euro, la più costosa la Valle D’Aosta con in media 432 euro. Fra le province il primato dei costi più alti spetta a Lecco con 515 euro al mese (5150 euro all’anno), mentre Vibo Valentia è la più economica con 120 euro mensili (1200 l’anno).
Tina Napoli, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva, spiega:
Il nostro Paese è ben lontano dall’avere un sistema di servizi per l’infanzia diffuso, accessibile e capillare su tutto il territorio. E risulta quanto meno anacronistico che solo il 19% dei Comuni preveda agevolazioni tariffarie per modifiche alla situazione economica familiare, determinate da disoccupazione, mobilità, cassa integrazione. In una rinnovata stagione del nostro paese chiediamo al Governo di investire in politiche di sistema per l’infanzia, che puntino a creare un sistema di servizi sostenibili e di qualità, da poter così incrementare l’occupazione femminile diretta e indiretta, e avvicinarci alla copertura del 33% nell’offerta nei servizi educativi.