Intervista a Roberta Franza, membro del team business del progetto RhOME for denCity che ha vinto l’edizione 2014 del contest mondiale Solar Decathlon
Quest’anno l’Italia ha vinto il Solar Decathlon, un concorso internazionale che riunisce, una volta ogni due anni, studenti provenienti dalle maggiori Università di tutto il mondo con l’obiettivo di progettare, costruire e far funzionare una casa autosufficiente a livello energetico. La coppa dei mondiali di architettura sostenibile è stata vinta dall’Università di Roma Tre, con il team Rhome for dencity.
Abbiamo intervistato Roberta Franza, 25 anni, neolaureata in Economia e Management, che si è occupata della parte business del progetto. Ancora carica di entusiasmo (ma con velo di stanchezza accumulata) ci racconta come ha fatto il loro progetto ad affascinare la giuria.
Cos’è il Solar Decathlon?
Nasce ad Ottobre 2007 grazie all’accordo tra il Ministero dei Lavori Pubblici del Governo spagnolo e il governo degli Stati Uniti, Si tratta di uno dei più grandi contest a livello mondiale sull’architettura green. Lo scopo è quello di realizzare delle case solari e sostenibili in Europa. Abbiamo partecipato anche all’edizione del 2012, ottenendo la medaglia di bronzo con il progetto Med in Italy. Quest’anno ci abbiamo riprovato e abbiamo finalmente vinto a Versailles, guidati dagli architetti e docenti della terza università di Roma Chiara Tonelli, Gabriele Berlingeri, Stefano Converso e altri 15 professori dell’ateneo romano.
Quali sono gli obiettivi?
Tutti gli sforzi sono orientati a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della sostenibilità, partendo dalla diffusione di abitazioni solari e green. E’ importante che la conoscenza venga stimolata in primis nelle scuole. Dobbiamo formare gli studenti sui benefici e le opportunità offerte dalle energie rinnovabili e incoraggiare i professionisti dell’edilizia a scegliere materiali eco-friendly.
Come si svolge?
Il Solar Decathlon è suddiviso in dieci prove, da questo deriva il nome “decathlon”. Ogni sfida riguarda una specifica categoria: architettura, ingegneria e costruzioni, efficienza energetica, bilancio energetico, comfort, funzionalità, sensibilizzazione sociale, design, innovazione e (tra le più importanti) la sostenibilità. Ogni gara viene valutata singolarmente con un punteggio massimo che va dagli 80 ai 120 punti. La squadra che ottiene lo score più alto vince il concorso. Noi abbiamo totalizzato 840,63 punti, battendo per un soffio la Francia a 839,75 punti e l’Olanda a 837,87.
Come sei venuta a sapere del Solar Decathlon?
La mia università offre agli studenti tante occasioni per cimentarsi in progetti internazionali. Quasi avevo l’imbarazzo della scelta. Lo scorso anno, a Marzo 2013, durante una normalissima lezione all’università, il Prof. Carlo Alberto Pratesi, che insieme alla Prof.ssa Costanza Nosi sono stati i nostri coordinatori, invitò in aula Chiara Tonelli che ci raccontò del progetto RhOME for denCity.
Perché hai deciso di partecipare?
Durante la presentazione del progetto Chiara Tonelli ci propose di partecipare, spiegandoci che dopo il terzo posto in Spagna, durante l’edizione del 2012, avevano intenzione di integrare nel team anche degli economisti, per rafforzare la parte di business del progetto. Ne sono rimasta affascinata da subito. Il clima internazionale, l’opportunità di conoscere altri studenti e la concreta possibilità di vincere mi hanno motivato tantissimo. Ho partecipato alle selezioni e sono stata presa insieme ad altri cinque studenti di economia, Camilla Desideri, Luigi Migliozzi, Edoardo Franchi, Elena Oetiker e Michele Campuccio.
Parlami del vostro progetto
RhOME for denCity, ha l’obiettivo di riqualificare le periferie degradate, attraverso la costruzione di social housing low cost, per realizzare le abitazioni del domani sostenibili energeticamente, socialmente ed economicamente.
Abbiamo scelto il quartiere Tor Fiscale di Roma, presente anche ne “La grande bellezza” di Sorrentino, perché aveva già avviato un programma di intervento per la riqualificazione del territorio. In quest’area si trovano molte case abusive. Il nostro obiettivo è quello di riedificare la zona nel rispetto dell’ambiente e dei siti archeologici situati nelle immediate vicinanze dell’area in questione. La chiave di lettura è la social housing.
Abbiamo concepito il sistema energetico del complesso in modo più efficiente possibile, in modo da permettere agli abitanti di produrre più di quanto consumano e accumularlo come scorta energetica da utilizzare nei periodi più freddi. Questo permette un enorme risparmio per le famiglie e la casa diventa conveniente anche nel mantenimento del lungo periodo. Lo scopo è quello di rendere replicabile e scalabile un progetto come il nostro.
Sono previsti altri servizi per il cittadino?
Il progetto prevede la realizzazione di altri servizi a beneficio del cittadino, come il car sharing e bike sharing, servizi collettivi, attività di recupero delle acque, colonnine elettriche per la ricarica di auto electric-drive e anche un FabLab, con l’obiettivo di rendere vivibile il quartiere per tutti, grandi e piccoli, studenti e lavoratori.
Come è stato costruire una casa vera e propria?
Noi economisti non eravamo autorizzati alla costruzione per motivi di sicurezza, solo gli ingegneri e gli architetti hanno preso in mano chiodi e martello e in meno di 15 giorni hanno costruito il prototipo della casa a dimensioni reali. Vedere che un progetto su carta abbia preso vita realmente, ed è lì nello spazio fisico, è stata una grande emozione.
Il contest prevedeva una parte di presentazione del progetto, chiamata public tour. Entrare nella casa per spiegare nello specifico quello che abbiamo fatto in due anni ci ha motivato moltissimo.
Come è stato vincere il Solar Decathlon?
E’ stata una vera sorpresa. Abbiamo trattenuto il respiro fino all’ultimo momento. Quando ci hanno chiamato sul palco e ci hanno proclamato vincitori siamo esplosi. Eravamo un vulcano di emozioni. Abbiamo esultato come pazzi, tra abbracci, applausi e salti di gioia. Siamo arrivati primi, battendo dei colossi mondiali come Giappone e Stati Uniti.
Cosa ti porti a casa da questa esperienza (oltre alla coppa) ?
Un enorme bagaglio di esperienze. Ho conosciuto tantissime persone e da ognuno di loro ho imparato qualcosa. Per esempio, ogni giorno era dedicato ad un Paese diverso che doveva far conoscere la propria cultura e tradizione agli altri partecipanti. E poi, ultimo ma non ultimo, siamo orgogliosi di aver fatto vincere all’Italia almeno un mondiale!