Lorenzo Guasti di INDIRE, spiega in questa intervista gli obiettivi e i futuri sviluppi del progetto “stampanti 3D nella scuola dell’infanzia”
Lorenzo Guasti, 44 anni, è un ingegnere, impiegato come ricercatore tecnologo presso INDIRE, Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa. In passato ha lavorato nella comunicazione, formazione e innovazione tecnologica, anche in ambito artistico.
Ora si sta occupando, con un team di colleghi, di nuove tecnologie, del fenomeno dei makers, del coding e dell’effetto dell’introduzione delle stampanti 3D nella scuola di ogni ordine e grado. In questa intervista racconta il progetto che sta portando avanti riguardo l’introduzione delle stampanti 3D nella scuola dell’infanzia.
L’obiettivo del progetto “stampanti 3D nella scuola dell’infanzia”?
Il progetto di INDIRE si rivolge ai bambini di 5 anni dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia. L’obiettivo è di comprendere se la costruzione di giocattoli o di elementi di favole attraverso le modalità proprie delle stampanti 3D favorisca nei bambini della scuola dell’infanzia il potenziamento di competenze espressive e progettuali, allo scopo di elaborare attività didattiche da proporre anche su più vasta scala.
Tra i vari usi delle stampanti 3D a scuola, abbiamo scelto di approfondire un aspetto ancora inesplorato che presenta scenari potenzialmente innovativi. L’INDIRE, in quanto Istituto di ricerca, osserva i nuovi fenomeni che investono la scuola e sulla base risultati conseguiti, può proporre dei percorsi di formazione e miglioramento. L’avvio della ricerca è previsto per la fine di ottobre e si svilupperà per tutto l’anno scolastico.
Come è nata l’idea?
Il progetto nasce dal confronto con i colleghi, dopo aver analizzato alcune esperienze di aziende produttrici di stampanti 3D con le scuole. Da qui l’idea di studiare gli effetti sulla didattica legati all’introduzione di questi strumenti nelle scuole dell’infanzia, in linea con l’interesse dimostrato da INDIRE verso il movimento dei makers, le attività svolte nei FabLab, le applicaizoni di Arduino, il coding e la robotica.
Da chi è composto il team?
La ricerca coinvolge, oltre a me, Giovanni Nulli, 38 anni, e Andrea Benassi, 43 anni. Siamo tutti e tre ricercatori di INDIRE. Andrea, oltre a questo progetto, è impegnato con il progetto EdMondo nello studio dei mondi virtuali applicati alla scuola. Giovanni si occupa di pedagogia, educazione e nuove tecnologie e sta avviando un nuovo progetto, a cui particeperemo tutti e tre, centrato sull’impatto del coding e dell’elettronica di Arduino sulla scuola.
L’impatto delle stampanti 3D nel processo di apprendimento?
Questa attività offre nuove possibilità ai bambini. Ad esempio, il poter rendere concreto e tangibile un oggetto che in precedenza era solo disegnato bidimensionalmente o descritto in una storia. Questo genera in loro un meccanismo di analisi della realtà che li spinge a capire come sono fatti gli oggetti, per provare poi a “disegnarli” e a stamparli in tre dimensioni. L’impatto di questi strumenti dovrebbe dunque migliorare la loro “intelligenza spaziale”, come dimostrano diversi articoli scientifici sull’argomento.
La ricerca INDIRE sviluppa due temi, quello espressivo e quello progettuale, ed è in linea con le finalità pedagogiche previste dalle indicazioni nazionali per il curricolo per la scuola dell’infanzia. Secondo tali indicazioni, il bambino “inventa storie e sa esprimerle attraverso la drammatizzazione ed il disegno e altre attività manipolative; utilizza materiali e strumenti, tecniche espressive e creative; esplora le potenzialità offerte dalle tecnologie”. Il tema espressivo, attraverso lo storytelling (capacità di raccontare storie) e la manipolazione, si collega ai traguardi del campo d’esperienza “immagini, suoni colori”.
L’altro tema della ricerca, quello progettuale, si riferisce al campo d’esperienza “la conoscenza del mondo”, in particolare all’area “numero e spazio”. Tra i traguardi di queste competenze il bambino “si interessa a macchine e strumenti tecnologici, sa scoprirne le funzioni e possibili usi. Ha familiarità sia con le strategie del contare e dell’operare con i numeri sia con quelle necessarie per eseguire le prime misurazioni, di lunghezze pesi ed altre quantità”. I bambini costruiranno con forme elementari oggetti gli oggetti frutto della loro creatività.
Siete entrati in contatto con altre realtà interessante al tema?
Ho conosciuto Guglielmo Appolloni di School Raising e ci siamo trovati d’accordo sulla necessità di dotare di nuova tecnologia, comprese le stampanti 3D, un numero sempre maggiore di scuole, ma al momento non c’è una diretta collaborazione. Altre realtà che interagiscono con INDIRE sono la rete RobocopJR, che si occupa di gare di robotica nelle scuole, e la rete dei CoderDojo, fenomeno che stiamo osservando con molta attenzione.
Avete già pensato ai possibili sviluppi futuri?
Sulla base dei risultati che otterremo, abbiamo l’intenzione di estendere il progetto a un numero maggiore di scuole e di sperimentare altre modalità di utilizzo della stampante, impiegandola con ragazzi di diversa età, ognuno coinvolto per le competenze in proprio possesso.