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A livello globale di digital e mobile money si parla da più di un decennio, da quando le prime ricerche figuravano un futuro certo per la cashless society: il mondo senza contanti. Ma una vera innovazione è tale quando diventa di tutti, e per tutti. Il mercato della moneta digitale sembra essere finalmente maturo per il lancio commerciale dei servizi di pagamento tramite smartphone e tablet. Questo perché ha preso forma (anche se ancora dietro le quinte) l’ecosistema di attori necessario affinché i dispositivi mobili possano via via sostituire i nostri borsellini. E qui occorre fare le prime precisazioni. Perché quando si parla di digital o mobile money le classificazioni e le categorie spesso si confondono, arrivando ad equiparare servizi che in realtà sono molto diversi tra loro: trasferimenti di denaro (P2P), mobile payment, ovvero pagamenti con dispositivi mobili e diretti all’acquisto di beni e servizi nel mondo fisico che possono avvenire grazie all’uso di diverse tecnologie (NFC, BLE, QR Code); acquisto di contenuti digitali tramite credito telefonico, servizi collegati al pagamento come programmi loyalty, couponing o ticketing per i trasporti. Ci stiamo avventurando in un universo tanto affascinante quanto complesso e persino oscuro se si pensa che Internet è entrato dirompente nel mondo dei soldi consentendo la nascita e alimentando la diffusione anche delle cosidette cryptomonete (ad esempio i bitcoins) i cui sviluppi sono tutti da scoprire. Anche perché le aspettative sono alte a ragion veduta.

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Si stima che nel 2014 il numero di persone in possesso di un telefono cellulare approssimerà i 5 miliardi. Nel nostro Paese si contano già 50 milioni di dispositivi. Se si pensa che le carte di pagamento in circolazione sono circa la metà (25 milioni), è legittimo ipotizzare che il telefonino tanto amato dagli italiani possa davvero essere il sostituito ideale dell’altrettanto amato contante.

La posta in gioco dunque è alta per l’insieme di attori coinvolti: banche, operatori, circuiti di pagamento, produttori di telefoni e di mobile POS. E ancora, i temutissimi over the top e un oceano di startup flessibili, reattive alle continue innovazioni per rosicchiare consistenti fette di mercato ai giganti del mondo della monetica. Le Telco dal canto loro non vogliono lasciarsi sfuggire l’occasione di entrare in questo nuovo mondo per diversificare le loro entrate a fronte di un mercato tradizionale quasi saturo. Iniziano così a compiere mosse strategiche e allo stesso tempo prudenti per divenire credibili come fornitori di servizi di pagamento. In altri Paesi è già accaduto che gli operatori telefonici abbiano assunto posizioni estreme trasformando la loro natura in quella di vere e proprie banche. Un caso tra tutti quello canadese della Rogers Communications. Gli esperti hanno descritto l’operazione come l’evento più disruptive nel settore bancario dopo l’introduzione delle carte di debito nel 1990. Ma in tutto il mondo i più temuti restano quelli che vengono definiti ‘sistemi di pagamento alternativi’ come PayPal un operatore che, in Italia, è in grado di catalizzare la quasi totalità delle transazioni effettuate attraverso wallet digitali (circa il 21% del valore delle vendite online effettuate in Italia, una percentuale in crescita rispetto a quella delle carte e degli altri mezzi di pagamento). Tuttavia queste alternative costituiranno sempre più la regola per chi desidera acquistare online (e sempre più spesso on-the-go, quindi anche nel mondo fisico) in modo semplice e veloce. In questa direzione si muovono altri giganti come Amazon e Google che ha recentemente lanciato anche in Italia il suo portafoglio Google Wallet che potrebbe essere integrato ben presto da altri servizi offerti dal gruppo, ad esempio la possibilità di inviare denaro allegandolo alla posta elettronica, una funzionalità già presente in altri Paesi.

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I circuiti di pagamento nel frattempo non sono rimasti a guardare. MasterCard ha già reso disponibile in Italia la propria piattaforma MasterPass. Invece non è ancora presente sul mercato italiano la piattaforma V.me di Visa, che offre già i suoi servizi a banche di altri Paesi europei e prevede l’introduzione del servizio in ulteriori mercati nazionali.

Innovazioni che consegneranno il contante ai libri di storia? Staremo a vedere. Intanto di sicuro c’è che stanno mutando gli scenari competitivi. Soggetti che tradizionalmente hanno sempre operato in concorrenza tra di loro hanno capito l’importanza di cooperare per rafforzare la loro posizione embrionale sul mercato. Perché di fatto nessuno è strettamente necessario: diversi modelli di business tutti ugualmente realistici possono essere disegnati a seconda degli attori che si sceglie di includere nella catena del valore. Così sia le Telco sia le banche italiane si stanno adoperando azione per stipulare accordi volti a scongiurare l’alto rischio di rimanere fuori dai giochi. Ancora una volta i casi di studio più interessanti provengono dall’estero: in Francia tre banche (BNP Paribas, La Banque Postale, Societé Generale) hanno deciso di consorziarsi per offrire un borsellino digitale (PayLib) dalle funzioni del tutto analoghe a quelle di PayPal. In Corea del Sud la stessa iniziativa è stata sposata da ben 16 banche consorziate.

Gli accademici parlano di coopetizione per descrivere questo particolare equilibrio tra cooperazione e competizione. Perché, nonostante la cooperazione sia necessaria per far crescere la torta, i diversi attori devono essere pronti a farsi la guerra sul fronte più importante: la conquista del consumatore finale. Il raggiungimento di una massa critica di utenti (esercenti e acquirenti) è cruciale: solo gli utenti potranno determinare il successo o il fallimento di qualsiasi iniziativa e questo li rende gli stakeholder più importanti tra tutti. Da qui il continuo sforzo per capire i loro bisogni, le aspettative, le esitazioni. Il potenziale, lato consumatori, è alto. Non solo perché il 98% dei possessori di smartphone dichiara di non uscire mai di casa senza e di spendere in media il 60% del proprio tempo connesso, ma perché le transazioni via smartphone sono più veloci e spesso anche più economiche. E risparmiare tempo e denaro è un qualcosa che difficilmente può non piacere. Le tecnologie esistenti consentono di completare una transazione in circa 0,1 secondi, ovviamente senza dover più rimuovere carte o banconote dal portafoglio o dalla borsa. Inoltre, con pochi gesti, si accede ai servizi di trasporto pubblico, si acquistano prodotti di ogni sorta dai distributori automatici, si paga in negozio e online, si conserva la propria d’imbarco o il biglietto di un concerto.

Non sorprende che gli italiani che hanno avuto la possibilità di provare questi servizi partecipando a programmi pilota, nel 94% dei casi si è detto assolutamente soddisfatto. Non possiamo dunque che iniziare l’avventura SmartMoney facendo nostra un’intuizione che proviene da Oltreoceano dove parlando di digital e di mobile money la si è recentemente descritta come ‘too smart to fail’.