Nuovi problemi per l’universo Bitcoin. Le nuove protagoniste, dopo il crack di MtGox, sono la piattaforma di scambio Poloniex e la banca Flexcoin. La prima ha rivelato il furto del 12,4% delle riserve. La seconda ha dichiarato fallimento dopo aver perso 896 bitcoin – vale a dire quasi 450mila euro – in un attacco hacker avvenuto il 2 marzo.
Così recita il comunicato ufficiale dell’istituto: “Non avendo risorse, asset o altro che possa coprire la perdita, chiudiamo immediatamente i battenti”. Flexcoin ha ancora riserve di bitcoin in “cold storage”, ovvero racchiuse in macchine non collegate a Internet. Ma possono essere restituite soltanto ai clienti che avevano esplicitamente richiesto la custodia delle proprie crittomonete in quella modalità.
Solo una settimana fa la banca prendeva così le distanze da quanto accaduto a MtGox.
We hold zero coins in other companies, exchanges etc. While the MtGox closure is unfortunate, we at Flexcoin have not lost anything.
— flexcoin (@flexcoin) 25 Febbraio 2014
A differenza di Flexcoin, Poloniex è ancora in piedi e proverà a ripianare le perdite operando con la riserva frazionaria, ovvero denaro liquido. “Donerò parte dei miei soldi, e non farò profitti finché il debito non sarà ripagato”, ha dichiarato il proprietario dell’exchange.
A Singapore, intanto, la comunità degli startupper si interroga sulla morte dell’americana Autumn Radtke, ventottenne Ceo della piattaforma di scambio First Meta. Si è subito parlato di suicidio – è in questo modo che la notizia si è fatta strada nei social – ma al momento rimane solo un’ipotesi, non confermata dagli investigatori. Si attendono ancora i risultati degli esami tossicologici. Fino ad allora, quella di Radtke è una scomparsa senza cause.