Il venture capital pubblico non produce alcun effetto sulla crescita delle aziende tecnologiche che finanzia. Siano esse startup o imprese già avviate. Meglio i venture capitalist privati, o i fondi congiunti di enti pubblici e investitori privati. Ma solo se sono questi ultimi a gestirli. E’ il risultato di uno studio condotto dai ricercatori del… Read more »
Il venture capital pubblico non produce alcun effetto sulla crescita delle aziende tecnologiche che finanzia. Siano esse startup o imprese già avviate. Meglio i venture capitalist privati, o i fondi congiunti di enti pubblici e investitori privati. Ma solo se sono questi ultimi a gestirli.
E’ il risultato di uno studio condotto dai ricercatori del dipartimento di ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, pubblicato sulla rivista scientifica Research Policy. Una sensazione diffusa tra chi si occupa di imprese e innovazione. Ma per la prima volta è diventata una tesi scientifica supportata da dati raccolti in sette nazioni europee (Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito).
La ricerca
L’analisi è stata fatta su 8mila aziende europee con meno di 20 anni, che operano in settori hi-tech. E’ partita da una domanda: quale effetto ha sulla crescita delle aziende un investimento fatto da venture capital privato o governativo? Luca Grilli, 42 anni, associato del Politecnico milanese e il ricercatore Samuele Murtinu, 32, hanno cercato la risposta analizzando il dataset VICO, un progetto a cui partecipano 9 università europee che raccoglie dati sugli investimenti fatti in aziende innovative. Da qui hanno estratto un campione di imprese finanziate da venture capital (pubblico o privato) e le hanno confrontate – per ciascuna tipologia di finanziamento – con società gemelle (a parità di dimensioni, business, anni di vita, volume d’affari) che non hanno ricevuto venture capital. Hanno confrontato le performance pre e post investimento e hanno tirato le somme.
I VC privati fanno crescere le aziende del 38-60% in più
Risultato? Le imprese con un core business hi-tech finanziate da venture capitalist privati in un anno hanno performance di crescita del 38 percento superiori rispetto a chi non ha ricevuto alcun finanziamento. E la stessa distanza si ha verso chi ha ricevuto un investimento da un fondo pubblico. Il che, tradotto, significa che l’investimento pubblico non ha avuto alcun effetto di crescita. «Dai dati analizzati risulta che l’incidenza del capitale pubblico sulle imprese innovative non è statisticamente rilevante» spiegano i ricercatori «l’effetto cioè o è molto limitato, o è nullo». La distanza si accentua nel lungo periodo. Le aziende finanziate da VC privati in media crescono dopo 5 anni del 60 percento. Quelle da fondi privati e pubblici insieme (ma gestiti da manager privati) addirittura del 141 percento. Irrilevante anche sul lungo periodo l’effetto del pubblico.
Ma c’è da fare una precisazione: «Noi abbiamo trattato un grande numero di imprese e un altrettanto grande numero di fondi di investimento. Questo non significa che tutti quelli governativi siano un male. Anzi ci sono eccezioni positive. Quello che risulta però è la media ponderata della crescita di tutte le aziende trattate, che statisticamente annulla l’effetto dei fondi virtuosi» precisano i ricercatori. Capitolo a parte per i fondi di investimento partecipati dai governi nazionali ma gestiti dai privati. «E’ un po’ il modello australiano/israeliano, in quel caso gli effetti sono in media positivi».
Le 4 ragioni che spiegano il gap
Secondo i ricercatori del Politecnico milanese i motivi che ostacolano la buona riuscita dello Stato come venture capitalist sono quattro.
Primo. Da parte del pubblico potrebbe mancare a monte una buona selezione delle imprese in cui investire.
Secondo. Un fondo privato che ha raccolto del capitale da investire ce l’ha a disposizione generalmente per sette anni. Un periodo di tempo in cui il singolo investitore non può ritirare i propri soldi dal fondo, a meno di penali. Questo permette di garantire una continuità nell’investimento che i soldi pubblici spesso non possono avere, perché soggetti alle scelte politiche del momento, cambi di governo, mancanza improvvisa di fondi.
Terzo. La remunerazione dei manager. Il manager privato ha un compenso che ha una parte fissa e una variabile, che cambia in relazione alla bontà dei suoi investimenti. E’ portato perciò ad una più attenta analisi delle imprese in cui investire. Più queste crescono, più lui guadagna. Per esempio: nel caso di un portafoglio composto da una sola impresa, se il manager promette ai suoi investitori il 10 percento in più del capitale investito, e l’uscita dal capitale azionario dell’azienda invece porta a un 15 percento, una parte della differenza è un profitto tutto suo. Una scrupolosità legata al proprio portafoglio che un manager pubblico di norma non ha, avendo un compenso fisso.
Quarto, legato al terzo, vuole che un fondo di investimento privato abbia un solo obbiettivo. Fare soldi. E il pubblico? «Può avere anche obiettivi occupazionali, sociali, etc.».
Per le startup? Meglio vincere un Grant
«Mi occupo da anni di incentivi pubblici» continua Grilli. «Per quella che è la mia esperienza si può dire che, almeno fino al recente passato, gli incentivi pubblici “automatici” alle giovani imprese high-tech – es. sgravi fiscali – non sortiscono hanno sortito alcun effetto rilevante». Ma c’è qualcosa che funziona? «I Grant sono un ottimo strumento. Sono selettivi, spesso al di là dei fondi erogati esercitano un “effetto segnale” verso gli stakeholder, e hanno effetti più positivi rispetto ai piccoli finanziamenti a pioggia». «Ma anche in questo c’è da fare una precisazione» postilla Murtinu. «L’effetto degli incentivi pubblici dipende dall’investimento complessivo fatto a livello Paese. Ad esempio, in Francia si investe tantissimo in startup innovative, con un meccanismo “automatico” analogo a quello che c’è in Italia. Ma lì si investono molti più soldi – e quindi il finanziamento ricevuto dalla singola impresa aumenta- e quindi la probabilità di riscontrare un effetto positivo aumenta sensibilmente. Pochi soldi dati senza selezione invece non sono utili a nessuno».