Il cibo in volo, quando si ha la fortuna di viaggiare in una classe che ne dia diritto o una compagnia magnanima, non è sempre un’esperienza straordinaria. Ecco perché e quali vettori scegliere per lusingare il palato
Il cibo in alta quota fa davvero schifo? Secondo me dipende da come lo mangi. Intendo, con che testa porti alla bocca quel maledetto sandwich al tacchino. Ma andiamo con ordine: da anni esperti, fisici, biologi e cuochi ci raccontano che, ci scusiamo con le signore e i signori passeggeri, i pasti serviti in aereo non potranno mai avere lo stesso sapore di quelli consumati a terra.
Dipende fondamentalmente dal cuoci e scuoci, raffredda, congela e riscalda tipico della trafila – lasciamo stare i giganti dell’aria con chef al seguito per Nicole Kidman, qui si parla delle economy o al massimo delle business class – del servizio. Insomma, se un piatto è stato cucinato ore (se non giorni) prima, congelato, riscaldato e caricato o riscaldato da zero in cabina, certo non potremo pretendere l’effetto espresso della storica trattoria sotto casa.
D’altra parte, come noto, è anche una questione di sapori. Aria più secca, pressione alterata, olfatto in tilt e papille gustative che rimangono senza punti di riferimento. O quasi. Insomma, è un intreccio fra biologia, chimica, fisica e cucina: l’umidità, molto bassa, secca le narici e la pressione dell’aria anestetizza le papille. Un quadro che porta spesso i vettori a scegliere sapori forti, per recuperare almeno in parte un minimo di carattere nelle loro portate, e va ad aggiungersi a un’effettiva perdita di nutrienti legata appunto a tutto l’iter a cui sono sottoposti i pasti, tenuti a lungo in caldo ben prima del decollo.
Mangiare a bordo è diventato un lusso
Eppure la faccenda del pasto a bordo – spesso inutile, nel senso che gli aeroporti offrono l’opportunità di sfamarsi senza pietà fino al gate, e perché per voli medio-brevi di poche ore basterebbero anche un paio di bicchieri d’acqua – rientra in quel residuo di fascinazione per l’esperienza del volo. Non è un caso che pranzi, cene e spuntini siano stati fra i primi elementi fatti fuori dalle compagnie low cost, che in quel modo hanno di parecchio azzoppato, come dicono ciurme di web designer, la user experience di chi sale sui loro Airbus A320 o Boeing 737. Specie in un’epoca fatta di extra, bonus, plus, servizi iperpersonalizzati, accessori, omaggi, cioè di realtà commerciali che puntano e vogliono, almeno a parole, darci sempre di più: su un volo a basso costo non c’è invece sostanzialmente nulla da fare se non difendersi dagli assalti dei gratta e vinci, dei profumi dozzinali e proteggere le orecchie dall’ululante pargolo della biondissima famiglia danese.
Questo per dire che mangiare in aereo rientra ancora in una liturgia parzialmente privilegiata. E dipende dunque da noi – al di là delle papille impazzite e dai noodles scotti – godere o meno di questa possibilità. È insomma un fatto legato all’entusiasmo, alla novità o meno del volo – non tutti viaggiano una volta a settimana, c’è chi prende un aereo all’anno, magari un charter estivo – a uno specifico momento della giornata, al risparmio, al servizio. Tutti elementi che vanno ben oltre il pur terrificante piattino di gnocchetti gorgonzola e verdure confezionato in chissà quale capannone di quale zona industriale di quale megalopoli asiatica. Ammesso ovviamente che la compagnia che abbiamo scelto preveda un servizio di pasti per la classe economica e non si limiti, come l’Alitalia dei capitani coraggiosi, al dolce o salato che trasforma(va) ogni momento del viaggio in uno scolorito aperitivo.
La classifica dei migliori pasti in economy
Skytrax ha messo insieme le dieci compagnie che offrono i migliori pasti in economy. Il consiglio è ovviamente confrontare le indicazioni con le immagini caricate su blog e siti come Airlinemeals.net, un vero viaggio gustativo – e a volte non esattamente invitante, ma il discorso è sempre quello precedente – nei vassoietti del pianeta volante. Al primo posto c’è la Thai Airlines, che offre sia piatti tipici che portate internazionali. Seguono sul podio la Turkish (panini con ripieni mediterranei e ovviamente kebab e baklava) e la Asiana, secondo vettore sudcoreano (noodles, zuppe, piatti che fanno l’occhiolino alla cucina giapponese e insalate).
Il resto della classifica si divide fra Etihad, nuovo partner Alitalia che a breve dovrebbe rivedere per intero la sua offerta anche in termini gastronomici, con un menù di tre portate fra le quali scegliere, Cathay Pacific, massimo esempio con le ali della cucina di Hong Kong che non trascura ogni preferenza alimentare, da pietanze gluten free a vegetariane, Singapore Airlines, che offre di tutto di più in un mix non si sa quanto digeribile, per finire con All Nippon Airways, la taiwanese Eva Air, l’indonesiana Garuda – in seconda piazza l’anno scorso – e la prima europea, Lufthansa, in ultima posizione. Una tedesca, per giunta. In barba alle prelibatezze che sbocciano poco più a Sud.