Questo soluzione innovativa è frutto dell’ingegno italiano. Il team è guidato da Flaminia Catteruccia, docente all’Università di Perugia e alla Harvard School of Public Health: «Useremo le zanzare per eliminare le zanzare».
Combattere la malaria togliendo la fertilità ai maschi delle zanzare che la trasmettono. Questa sorta di “vendetta”, che potrebbe anche far generare un sorriso, è frutto, in realtà, di uno degli studi scientifici più importanti degli ultimi anni ed è merito di un team italiano coordinato da Flaminia Catteruccia, professoressa di immunologia e malattie infettive all’Università di Perugia e alla Harvard School of Public Health.
I numeri di una malattia devastante
«Ognuno di noi sa che la malaria è una malattia mortale. Ma non tutti sanno che, anche oggi, uccide moltissime persone». I numeri sono effettivamente spaventosi: oltre 200 milioni di individui nel mondo la contraggono con 600 mila morti ogni anno. Il 90 per cento di questi in territorio africano. Calcolando il totale si può affermare che i decessi, dall’inizio del ventunesimo secolo, superano i 10 milioni.
Attualmente si calcola che metà della popolazione mondiale è a rischio contagio. Soprattutto nei territori in cui non si riesce a trovare una soluzione efficace per combattere la puntura di zanzare Anopheles, quelle che ospitano i parassiti responsabili della trasmissione della malattia dall’animale all’uomo. Numeri che causano gravissimi problemi, sociali ed economici, agli Stati coinvolti. Spesso già estremamente poveri e dilaniati da guerre civili.
«Ma la malaria resta una malattia che può essere eradicata. Non è facile e ci vorrà del tempo ma questo è un obiettivo assolutamente realizzabile».
La soluzione: il sesso (impedendo la riproduzione)
La trasmissione della malattia avviene in una maniera molto semplice: la femmina di zanzara punge una persona già infettata dai parassiti prelevandoli insieme al sangue; nel momento in cui punge un’altra persona trasmette anche i parassiti causando il contagio. Quindi l’equazione è facile: «se noi fermiamo i vettori di trasmissione, fermiamo la malaria».
La soluzione? «We use sex to mosquito from reproducing» afferma la professoressa Catteruccia. Il suo team ha sviluppato un metodo capace di rendere sterili le zanzare che causano la malattia e che permetterebbe di fermare, definitivamente, la sua diffusione. Un metodo che agisce direttamente sulla riproduzione di queste specie.
Come impedire la riproduzione delle zanzare
Si parte dalla considerazione che le femmine delle zanzare hanno una sola occasione di riprodursi nella loro breve vita. Interferire nella loro riproduzione vuol dire agire in quell’unica occasione in cui avranno l’occasione di diventare potenzialmente pericolose per l’uomo. ovvero generando una prole.
«La nostra idea è semplice: perché non generare migliaia e migliaia di maschi sterili e rilasciarli nei luoghi dove la malattia è più diffusa?». Gli accoppiamenti con le zanzare femmina, in questo modo, risulterebbero completamente privi di rischi e, nel tempo, causerebbero l’estinzione delle specie: «Useremo le zanzare per eliminare le zanzare».
Come rendere i maschili sterili
Quella della professora Catteruccia e del suo team non è un’idea nuova. In passato si era già ipotizzato di agire sui maschi ma le soluzioni adottate, sterilizzanti chimici o radiazioni gamma, non rendevano competitive le zanzare una volta rilasciate in natura. Non erano cioè in grado di sostituire sessualmente i loro rivali che non avevamo subito questo trattamento.
«Oggi abbiamo invece le tecnologie per rendere sterili i maschi senza mutare la loro biologia». Il team di scienziati, infatti, è riuscito ad agire sul DNA di questi animali isolando i fattori e gli elementi che determinano la loro fertilità. Il problema è che, in questo momento, si tratta di un processo assai lento: «In laboratorio dobbiamo allineare e analizzare al microscopio queste uova, una alla volta, iniettando poi l’inibitore che impedisce la formazione dello sperma. In una giornata riusciamo anche a lavorare su 1500 embrioni e ottenere 20-30 maschi. Una cosa ottima per i nostri studi ma ancora insufficiente per avere un’applicazione reale»
Attualmente in laboratorio si sta lavorando per velocizzare il processo e ottenere quelle migliaia di esemplari che servirebbero oggi per avere risultati efficaci. Una soluzione potrebbe essere quella di servirsi di macchine innovative che possano disporre e inalare l’inibitore negli embrioni. «Oppure si potrebbe trovare il modo di infettare direttamente le madri affinché tutti gli embrioni generati nascano con questo inibitore». Non resta dunque che aspettare il passo successivo. L’ultimo prima di sferrare un attacco decisivo ad una delle malattie più devastanti al mondo.