CSMON-LIFE (Citizen Science MONitoring) è un progetto di citizen science per coinvolgere il grande pubblico nello studio e nella tutela della biodiversità. Permette di conoscere e monitorare le specie animali e vegetali che vivono in Italia.
Coinvolgimento di tutti i cittadini. Comprensione delle numerose problematiche legate alla conservazione della natura. Collaborazione nello sviluppo di soluzioni efficaci, in quanto condivise. Cambiamento dei nostri comportamenti nei confronti dell’ambiente.
Sono i quattro punti cardine del progetto CSMON-LIFE (Citizen Science MONitoring), un progetto di citizen science italiano finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma LIFE+. L’obiettivo? Coinvolgere il grande pubblico nello studio e nella tutela della biodiversità, per conoscere e monitorare le specie animali e vegetali che vivono in Italia.
Come funziona?
Si scarica la app (ora disponibile per iOS e Android), ci si registra e si è subito pronti per andare sul campo, alla scoperta. Già, ma alla scoperta di cosa? «Può succedere che un cittadino si imbatta in una specie che non conosce, animale o vegetale: la fotografa con il suo smartphone e invia una segnalazione, che viene geolocalizzata dalla app, usando la modalità “chiedilo all’esperto”», spiega Stefano Martellos, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze della Vita all’Università di Trieste e coordinatore del progetto, che coinvolge anche La Sapienza di Roma e il Chieam di Bari. «A quel punto uno dei ricercatori del nostro team identifica la specie e risponde alla persona che ha segnalato l’immagine, con una spiegazione sulle caratteristiche dell’animale o della pianta».
La seconda tipologia di segnalazione riguarda un folto gruppo di specie d’interesse selezionate dagli scienziati di CSMON-LIFE, il cui monitoraggio è estremamente importante. Ad esempio le specie rare oppure quelle aliene (o alloctone), ovvero quelle che per l’azione umana sono state allontanate dal loro areale storico e hanno trovato condizioni adatte a insediarsi sul nostro territorio -ma minacciano fauna e flora locali, ad esempio competendo con loro per il cibo o contagiandole con agenti patogeni che non sono in grado di affrontare-.
«Il core del progetto non è tanto raccogliere dati ma importare in Italia l’approccio della citizen science. Abbiamo già ricevuto segnalazioni interessanti, ad esempio un insetto che causa ingenti danni alle coltivazioni di pinoli nel Lazio: sapevamo già della sua presenza ma con CSMON-LIFE è arrivata, grazie a un cittadino, la prima segnalazione fisica vera e propria nella regione», racconta Martellos. In un altro caso è stata segnalata la presenza del fico degli ottentotti, specie ormai molto diffusa in Italia e dai tipici fiori fucsia, che non era stata inserita nella checklist della flora della Lombardia. Si sta spingendo più a Nord, uno spostamento che senza CSMON-LIFE avrebbe potuto passare inosservato ancora a lungo.
Non esistono dati rilevanti o non rilevanti: anche una singola segnalazione aiuta a completare il mosaico
Una volta raccolti, i dati validati confluiranno nel Network Nazionale sulla Biodiversità, un sistema di banche dati nazionali disponibili online per essere fruite pubblicamente, promosso dal Ministero dell’Ambiente. I cittadini coinvolti in CSMON-LIFE potranno vedervi inserito il proprio nome, come osservatori.
Alcune specie da tenere d’occhio
Lo scopo di CSMON-LIFE è creare nel pubblico una nuova consapevolezza sul tema della biodiversità, facendo sì che la citizen science possa diventare un supporto sostenibile e affidabile per il mondo della ricerca. Uno dei punti di partenza è far capire ai cittadini quanto possono essere dannose per l’ambiente le specie aliene, anche quelle ormai così diffuse da esserci abituati a considerarle “del posto”.
Alcuni esempi sono il già citato fico degli ottentotti, che vive nelle dune e sostituisce specie nostrane come il giglio di mare. Ma anche i parrocchetti che si sono accasati nei parchi di Roma e non solo, vettori di malattie per altri uccelli, l’ailanto, una pianta che seppur molto bella spacca i muri con l’apparato radicale, e rischia di fare danni enormi al patrimonio storico.
E ancora la nutria, lo scoiattolo grigio, il gambero della Louisiana (che sta soppiantando i gamberi nostrani), il pesce coniglio, di scarsissimo valore economico ma velenoso, che compete con le nostre salpe per il cibo, la noce di mare, uno ctenoforo che si nutre degli avannotti di specie ittiche italiane.
La lista è lunga. «Il problema delle specie invasive nel Mediterraneo, per quanto riguarda quelle ittiche, è nato con l’apertura del canale di Suez e della diga di Assuan», spiega Martellos. «Si è creata una connessione tra il mar Rosso e il Mediterraneo, le cui acque si sono scaldate diventando ospitali per molte nuove specie alloctone».
Intorno al progetto e all’approccio di citizen science si sta creando una community di appassionati, che ha l’occasione di incontrarsi a eventi didattici organizzati appositamente oppure ai BioBlitz, incontri sul territorio nei quali si va alla scoperta della fauna e flora locale insieme ai ricercatori.
I partecipanti attivi al progetto, tra quelli che hanno scaricato la app e sono venuti agli eventi, sono stati in un anno circa duemila.
Tra gli appassionati ci sono persone che già fanno parte di associazioni naturalistiche e singoli curiosi, che si interessano al tema e decidono di inviare segnalazioni. Ma soprattutto giovani studenti, che sono stati coinvolti nel progetto grazie a dei contest organizzati nelle scuole (come “Trova l’alieno” e il concorso “Licheni e didattica”) e a eventi per far conoscere CSMON-LIFE agli insegnanti.