La svolta del Marocco nel piano presentato per la conferenza sul clima di Parigi: a Ouarzazate nascerà la più grande centrale solare del mondo. Avrà le dimensioni della città di Rabat, costerà 9 miliardi di dollari e darà energia a un milione di case.
“A new wave of climate leadership is coming from the African continent” ha commentato Germanwatch quando il Marocco, primo tra i paesi arabi, ha consegnato il suo INDC (l’Intended Nationally Determined Contribution) in vista di COP21, la Conferenza sul Clima di Parigi che tra il 30 novembre e l’11 dicembre vedrà confluire nella capitale francese i leader mondiali. L’obiettivo? Portare a casa un accordo, globale e vincolante, per ridurre le emissioni e contrastare così il cambiamento climatico.
Il piano “green” del Marocco
L’INDC è la proposta che ogni Stato presenta prima delle Conferenze sul Clima, dichiarando i limiti che si impone a rispettare e il suo impegno in materia di clima: anche se quello marocchino è arrivato in ritardo (come la maggior parte degli INDC, consegnati in tempo da soli cinque Paesi tra i quali l’Unione Europea) è stato recepito come un piano ambizioso, strutturato in due punti principali. Con il primo, l’unconditional target, il Marocco si impegna a investire circa 10 miliardi di dollari per rendere la sua economia più sostenibile, e a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 13% rispetto al livello BAU (ovvero business as usual, le emissioni registrate nel 2010) entro il 2030.
Con il conditional target, ovvero solamente nel caso di un finanziamento di almeno 35 miliardi di dollari in fondi per il clima e le politiche energetiche, l’impegno salirebbe a una riduzione del 32% rispetto al BAU. Sembra una cifra enorme soprattutto perché è lasciata al “se”, ma la posizione del Marocco nelle statistiche ODI (Overseas Development Institute) la rende decisamente più concreta: si tratta del “biggest recipient of international climate funds” e grazie all’impegno in materia ambientale degli ultimi anni sarà anche l’ospite della prossima COP22.
Nonostante sia un Paese in via di sviluppo, a una prospettiva di crescita industriale (dunque inevitabilmente di emissioni) nei prossimi anni si accoppia una previsione che vede diminuire le emissioni di gas serra, senza se e senza ma, senza cavilli per tutelarsi in modo da non dover frenare lo sviluppo per rientrare nell’impegno preso. Il che significa, sottolineano anche gli analisti di Germanwatch, un’intenzione concreta di rendere l’economia più sostenibile.
L’aspetto più interessante è il focus del Marocco nei confronti del settore energetico, nel quale ci si impegna a espandere i programmi per il solare e l’eolico (di oltre il 50% entro il 2025), tagliare i consumi in ambito di trasporti, edilizia e industria (del 15% entro il 2030) e, ultimo ma non per importanza, dare un taglio importante all’utilizzo di combustibili fossili. Si è infine deciso di utilizzare una risorsa che decisamente non scarseggia: il Sole.
La più grande centrale solare al mondo
Sì, perché è proprio qui che si inserisce il mastodontico progetto della Ouarzazate Solar Power Station, OSPS, un impianto a energia solare ora alla prima fase, Noor 1 CPS, che da progetto raggiungerà, entro il 2020, le dimensioni della città di Rabat. Diventando a tutti gli effetti la più grande centrale solare di questo tipo al mondo, ancora più grande di Ivanpah, nel deserto del Mojave, che ha visto anche Google tra i suoi investitori e grazie a circa 300mila specchi su 14 chilometri quadrati oggi rifornisce di energia più di 140mila case.
Noor 1 prende il suo nome dalla parola araba noor, che significa luce, ed entrerà in funzione entro novembre come la prima di quattro fasi di costruzione previste. Nel suo solar park oggi conta 500mila specchi disposti su 800 file. Al completamento di Noor 2 e 3, nel 2017, la produzione stimata (limitata a 160 Megawatt con il primo modulo) sarà di 580 MW, abbastanza da fornire energia sufficiente a circa un milione di abitazioni.
Come qualsiasi altra centrale termoelettrica, un impianto a energia solare concentrata deve sorgere nella giusta posizione: estremamente assolata e con a disposizione ampi spazi destinati al posizionamento degli specchi. Quegli stessi spazi, nell’area della città di Ouarzazate, che abbiamo visto fare da sfondo a pellicole come il Gladiatore, La Mummia e Il Trono di Spade. Con il suo ambiente desertico il Marocco (come il Mojave per Ivanpah) è infatti una location strategica anche per permettere all’energia prodotta dalla centrale di illuminare le case non solo di giorno -quando ovviamente il Sole è a disposizione- ma di continuare a farlo durante le ore notturne.
Grazie a un sistema di cisterne che accumula l’energia sotto forma di sali fusi riscaldati, oggi Noor 1 riesce ad accumulare fino a tre ore di energia, destinate a diventare otto una volta entrati a regime anche Noor 2 e Noor 3
OSPS si può decisamente annoverare tra i punti cruciali dell’impegno marocchino verso un futuro più legato all’energia rinnovabile e meno ai combustibili fossili, che ora -come ha raccontato in un’intervista al Guardian Hakima el-Haite (@HakimaElHaite), Ministro dell’Ambiente del Marocco- arrivano dall’estero per importazione e rappresentano il 94% delle fonti energetiche a disposizione. L’intero progetto della centrale verrà a costare più di 9 miliardi di dollari e parte del costo sarà sostenuto da istituzioni come la World Bank (che ha contribuito con un prestito di 519 milioni di dollari), impattando il meno possibile i cittadini. Lo ha precisato l’attuale re Muhammad VI, anticipando che saranno stanziati dei fondi appositi in modo che non siano gli abitanti a dover pagare per la transizione energetica del Paese in alcun modo, a partire dai consumi di ogni giorno.
E l’Europa?
Se nel breve termine gli obiettivi in cui si inserisce OSPS sono un’economia più green e l’autosufficienza energetica di parte del Marocco, uno sguardo più lungimirante sta già pensando di esportare questa energia verso l’Europa. E ha già trovato il primo ostacolo, lo stesso per il quale la Spagna (che nel 2011 ha inaugurato la sua Gemasolar) ha proibito l’avvio di nuovi progetti legati al solare.
Mancano le infrastrutture, il che all’interno dell’Europa stessa rappresenta una barriera energetica, un limite notevole alla diffusione delle rinnovabili. Fortunatamente quest’estate è stata annunciato dalla Commissione Europea un impegno in questa direzione, con l’obiettivo (entro il 2020) di permettere a ogni membro dell’UE di trasportare via cavo all’estero almeno il 10% dell’energia prodotta internamente. Forse il Marocco si sta inserendo sul mercato delle rinnovabili proprio al momento giusto.
[youtube id=”pitmsgaAlJM”]
Crediti immagini: Plant. Photo – Dana Smillie / World Bank Creative Commons Morocco. Photo – Taourirt Kasbah Creative Commons