Le lingue del futuro sono l’arabo, il cinese e il russo e in Italia se ne comprende l’importanza inserendole nell’offerta didattica, a cominciare da Bergamo
Alla secondaria superiore si studino arabo, cinese e russo. La ricetta contro la disoccupazione e per competere con il mercato mondiale, arriva da un sindacato autonomo, Sisa, che attraverso il suo segretario, Davide Rossi, chiede un piano pluriennale che abbia come obiettivo quello di garantire entro un quinquennio l’avvio in almeno il 25% delle scuole superiori italiane lo studio delle lingue araba, cinese e russa. La riflessione avanzata trova le sue fondamenta nella rivoluzione che e’ avvenuta in questa anni con la globalizzazione. La scuola italiana ha la grande possibilità di formare i giovani aprendosi alle lingue del futuro, l’arabo, che sarà la lingua prevalente del Mediterraneo e che a breve avrà una diffusione enorme anche in Europa, dove già la parlano oltre quaranta milioni di persone, in prevalenza cittadini europei figli di seconda generazione degli immigrati; il cinese, la vera lingua capace di costruire una relazione diretta con la prima potenza economica del pianeta, come tutti i dati statistici confermano; il russo, fondamentale per relazionarsi con la seconda nazione per importanza tra i paesi emergenti dopo la Cina tra i BRICS.
“Gia’ in passato abbiamo lanciato appelli perché lo studio delle lingue non si riducesse a quello di di una sola lingua. Non possiamo – ha spigato Rossi – penalizzare i nostri studenti privandoli di quanto necessario per essere cittadini di un nuovo secolo, il presente, senza rimanere impigliati nelle logiche stantie del secolo precedente”. Sembrano proprio questi gli idiomi del futuro.
Al Sant George Institute di Roma negli ultimi anni hanno registrato un aumento del 40 per cento di iscritti ai corsi di arabo, cinese e russo. La Cina è sempre più forte economicamente ma molti manager arrivano da noi disperati perché i cinesi non parlano inglese e lavorare con loro è impossibile. Un target giovane è quello segnalato dall’Istituto di lingua russa di Roma dove le iscrizioni sono salite del 20 per cento e se prima gli studenti si avvicinavano per interesse culturale, adesso lo fanno per completare la loro formazione universitaria con soggiorni studio all’estero.
Diversa la fotografia dell’Associazione Italia-Russia di Milano: l’età dello studente-tipo è tra i 25 e i 40 anni, il motivo è professionale. Ad aver compreso l’importanza di questa rivoluzione linguistica e’ il liceo “Falcone” di Bergamo con il progetto “Oriente“: il “Falcone” ha aderito, sin dal primo anno di avvio (2003/04) al progetto dell’Ufficio Scolastico Regionale “Parlare cinese, giapponese, arabo in Europa per incontrare altre culture”, attivando corsi pomeridiani di lingua e cultura cinese, giapponese e araba. Dall’anno scolastico 2005/06 tali corsi sono stati proposti, nell’ambito del progetto “Corsinrete” anche agli studenti di altri licei della città di Bergamo.
Complessivamente i corsi di lingue orientali sono stati frequentati in questi anni da circa 900 studenti della Provincia. Dall’anno scolastico 2008/2009 l’idea e’ entrata a far parte del pacchetto della proposta formativa e oggi le lingue orientali sono insegnate come le altre materie. Una difficoltà: il ridotto numero di iscrizioni al corso di arabo da ricondurre probabilmente a qualche forma di pregiudizio culturale, oltre che agli effetti di certe modalità di fare informazione recentemente in uso.
“Se così fosse, avremmo – spiegano al liceo bergamasco – una motivazione in più per proseguire, con maggior incisività, nella promozione dell’insegnamento della lingua e della cultura araba, nella convinzione che la collocazione dell’Italia nel cuore del Mediterraneo fa del nostro paese uno degli interlocutori privilegiati per il rafforzamento del dialogo con il mondo arabo, in una prospettiva di pace e di sviluppo reciproco”.