Giovanni Degli Antoni, accademico e informatico, era stato profetico ma ancora oggi molte scuole non hanno il registro elettronico e neanche la rete
“E’ il momento del registro elettronico”. Era il 1986 quando Giovanni Degli Antoni, accademico, informatico italiano, fondatore e direttore del Polo Didattico e di Ricerca di Crema dell’Università degli Studi di Milano, pronunciò queste parole riportate in un’intervista della rivista di informatica nella didattica per la scuola “CompuScuola”. Io andavo in prima media, a casa mia non era ancora arrivato il personal computer, usavamo ancora il telefono con la cornetta, mio padre aveva una Lancia Delta bianca e in paese c’erano ancora le cabine telefoniche con il gettone. Era l’anno di Cernobyl e in Italia usciva il primo numero a fumetti di Dylan Dog. A scuola il registro era quello di carta, non ricordo ci fosse alcun laboratorio di informatica. Anzi ho ben chiaro nella memoria che il professore di tecnologia in quell’aula chiamata laboratorio ci faceva fare esperimenti per mostrarci come si costruisce una radio o si avvia una lampadina.
Nulla che avesse a che fare con l’informatica. Ma Degli Antoni era un profeta: aveva compreso come il processo dovesse partire in quegli anni. Chissà come sarebbe andata se lo avessero ascoltato. Dall’altro canto lui È stato fondatore del Centro Televisivo Universitario dell’Università degli Studi di Milano; fondatore e presidente dell’ Associazione italiana per la multimedialità. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo sapeva di avere a che fare con un genio. Ventinove anni dopo quell’intervista, ho uno smartphone, un tablet, a casa mia è sbarcato Internet, mio padre e mia madre usano il telefonino.
Le cabine telefoniche sono state smantellate, Dylan Dog lo posso leggere sul Pc ma a scuola il registro elettronico non è arrivato e non si sa quando arriverà. Potrei consolarmi pensando che sia un problema del mio istituto ma non è così. Secondo gli ultimi dati disponibili (2014) del servizio statistico del Miur, il registro elettronico è diffuso solo nel 58,2% delle scuole. Poco più della metà. Eppure nel luglio del 2013 il “Corriere della sera” titolava: “Registro elettronico obbligatorio a settembre”. A dire il vero sarebbe dovuto entrare in vigore già nell’anno scolastico 2012/2013 ma per difficoltà si optò per una transizione. Nessuna dimenticanza: già due anni fa il 98% dei dirigenti sapeva benissimo della norma. Cos’è successo? La risposta è semplice, chi lavora nella scuola la conosce.
1. Manca la Rete nelle scuole
Nella primaria solo il 10% dispone di una connessione ad alta velocità così in circa un quarto delle scuole secondarie di secondo grado.
2. Mancano i computer o i tablet nelle aule
Gli insegnanti dovrebbero farlo con i loro mezzi o avere a disposizione Pc in aula professori per decine di loro.
3. I docenti non hanno un’adeguata preparazione (digitale)
Finora la formazione per i docenti è stata troppo vaga, poco specifica e spesso l’innovazione si è dovuta scontrare con la ritrosia dei prof a cambiare.
Eppure dove hanno sperimentato il registro elettronico è andata bene. Già nel 2013 su circa due terzi degli utenti intervistati dalla ricerca riportata dal “Corriere” si registrava un buon livello di soddisfazione nell’usare il registro. Ma siamo ancora lontani dall’averlo in tutte le scuole. Il “momento” di Gianni Degli Antoni non ha coinciso con i tempi della scuola italiana e di chi l’ha governata in questi anni.