A Genova 120 posti di lavoro offerti a 150 giovani grazie ad una “campus interview” e al lavoro di intermediazione del professor Bruzzone
Le multinazionali cercano i loro futuri professionisti all’università. Alla Scuola Politecnica, ex facoltà di ingegneria di Genova, grazie al lavoro e all’intermediazione di alcuni docenti, si sono presentate in aula IBM, Toshiba e Abb ed altre aziende. I colossi del mondo informatico hanno fatto tappa nell’ateneo per individuare i migliori, per scegliere chi entrerà a far parte della loro squadra. Un modo diverso di vedere l’incontro tra domanda e offerta. Se fino ad oggi eravamo abituati a conoscere storie di giovani laureati che passavano mesi prima di riuscire a trovare un’occupazione, ora nel capoluogo ligure la situazione si sta ribaltando: chi ha chance se le può giocare già in università.
Un modello che è già realtà negli Stati Uniti e che non ha certo bisogno di molte spiegazioni: alle multinazionali serve riuscire a conquistare giovani leve da inserire nella loro filiera.
L’idea in Italia è del professor Antonio Bruzzone del dipartimento di ingegneria della produzione. Il docente è stato capace di fare rete, di creare intrecci, di tessere legami tra il mercato e il mondo dell’istruzione. Nei giorni scorsi, una ventina di multinazionali si sono presentate a 150 laureati che hanno avuto l’occasione di parlare a tu per tu con le società attraverso la formula della cosiddetta “campus interview” ovvero il colloquio da campus.
Nelle scorse settimane le aziende avevano già ricevuto i curricula e preselezionato i giovani per arrivare all’appuntamento con un reale incontro d’interesse. Una sorta di colloquio collettivo con in palio 120 posti di lavoro. Un dato rilevante se consideriamo i dati sulla disoccupazione giovanile che aumentano ogni mese e che ormai hanno raggiunto il 42,6%. Il problema spesso è quello proprio di creare occasioni, di mettere a confronto i giovani con le multinazionali anticipando la fuga all’estero da parte dei primi.
Una sfida che Bruzzone ha voluto per dimostrare ai suoi universitari che anche in Italia, nonostante la crisi, c’è un’economia che si muove, ci sono delle realtà che offrono ancora posti di lavoro. Un visione diversa della realtà che vuole mettere al centro le risorse umane: dall’altro canto la facoltà di ingegneria di Genova può vantare di essere tra le prime in Italia nella classifica Censis.
Certo è che non basta raggiungere le vette di una lista se i giovani che escono da un ateneo non riescono a entrare nel mercato del lavoro. L’iniziativa di Bruzzone vuole proprio dimostrare il contrario: fare in modo che i colossi che sono presenti in Italia peschino i loro professionisti dal nostro incubatore, dal nostro sistema d’istruzione. Un’idea che andrebbe portata avanti in ogni ateneo, non solo per facoltà come quella di ingegneria ma anche per quei corsi dove avere una laurea in mano può sembrare inutile ai fine della ricerca di un posto di lavoro. Soprattutto in Italia dove si continua a registrare una migrazione all’estero di giovani leve.