Simone Lini è convinto che in Italia si possa fare startup e la sua azienda, Waynaut ne è la prova: tutto è nato sui banchi dell’università
Simone Lini ha 24 anni, ma ha già un’azienda con dodici addetti che ben presto potrebbero aumentare. Lui è convinto che in Italia si possa fare startup e ne è la prova vivente. L’imprenditore Lini, questo è il cognome del giovane cremasco approdato a gran velocità nel mondo dell’economia, ha sviluppato il suo progetto sui banchi dell’università. E’ il fondatore di Waynaut, (prima si chiamava Youmove.me), startup tecnologica che punta a fornire soluzioni di mobilità integrando le banche dati esistenti per fornire a ciascuno il modo migliore per spostarsi. L’idea è nata dalla sua esperienza personale di spostamento. Dalla difficoltà di viaggiare per raggiungere l’ateneo milanese, dal dover fare lunghi e scomodi spostamenti, è partorito con altri studenti, un progetto che oggi è un vero e proprio giro d’affari: waynaut, la startup italiana di trasporto multimodale.
Come è iniziata la sua carriera da startupper?
Dobbiamo partire dal 2011. Simone, studente di economia aziendale all’università Bocconi, parla con un’amica davanti a una birra di carpooling. Ogni giorno guida tra Crema e Milano, con la macchina vuota. Nessuno dei suoi amici usa le piattaforme di carpooling, che erano simili a tabelloni di annunci e privi della possibilità di pagare i passaggi online. Da quella birra, da un ragionamento tra amici nasce un’idea che vince un bando di Confindustria Pavia per partecipare ad una master-class organizzata dalla SDA Bocconi sull’imprenditoria. Il progetto partorito al tavolo di un bar ha un nome: Easygoing. Non basta. Simone ha la fortuna di incontrare Matteo e Fabian, fondatori della web agency Glueglue che cominciano a dargli una mano con la parte di design. Alla fine del corso, un’opportunità: un concorso organizzato da Mind The Bridge, in palio tre mesi di scuola di imprenditoria a San Francisco. Lini non perde un attimo. Non ci pensa. Parte ma non tutte le storie vanno a finire bene. Si sa. Partecipa e perde ma riceve un’offerta per un summer internship in una banca d’investimento. Prima di firmare, vede un bando organizzato da Wired che offre una borsa di studio per partecipare al Mind The Bridge.
Da San Francisco a Sydney, l’avventura continua
È luglio 2011, Simone atterra a San Francisco e rimane a bocca aperta. Mind The Bridge gli apre le porte della Silicon Valley, un luogo dove tutto accade a velocità incredibile. Il confronto con l’America gli permette di capire che deve cambiare direzione. Si accorge che non esiste nessuna soluzione che integri tutti i mezzi di trasporto, per offrire sempre il modo migliore per arrivare a destinazione. Con Matteo e Fabian decidono così di costruirla. Il nome è Youmove.me. La ruota gira a favore del giovane imprenditore cremasco: Rocket Internet, il venture incubator più grande del mondo, cerca stagisti per la sede di Sydney, Australia. Ancora una volta Simone si fa avanti e riparte. Il rimborso spese è di settecentocinquanta dollari, ridicolo rispetto al costo della vita australiana. In Australia si occupa di Operations e le cose vanno bene. Viene promosso due volte, dopo due mesi è Operations Coordinator. Conosce per caso un suo concittadino di Crema, che aveva appena smesso di dipingere navi per cercare lavoro in una piccola azienda di informatica. Si chiama Giorgio, uscito dal Politecnico di Milano con 110 e lode in Ingegneria Informatica.
Rifiuta l’estero per tornare in Italia a fare fortuna
A giugno, lo “stage” finisce e Simone riceve un’offerta per rimanere con visto a lungo termine. Rifiuta per tornare in Italia e avviare Youmove.me. I fondi non ci sono. Giorgio gli presenta il suo relatore di tesi al Politecnico, Nicola, che a sua volta gli presenta Thomas, un Ingegnere dell’Automazione che è appena tornato da un periodo di ricerca alla Amherst University, in Massachussets. Dopo decine di pitch e application a vuoto, Simone si scoraggia. Accetta un posto in una società di gestione del risparmio, come Asset Manager. Pensa di tornare da Rocket Internet in Australia, poi arriva la notizia: Youmove.me ha vinto Working Capital, un concorso organizzato da Telecom Italia per trasformare idee in startup. Alla premiazione, Thomas presenta a Simone, Michele, ingegnere informatico e socio di Thomas nella Festini & Rossi S.r.l., azienda specializzata nello sviluppo di applicazioni Java. Nasce così il team di Youmove.me.
La squadra è compatta. Sono volti entusiasti, appassionati. Il team, sul loro sito, si definisce “spaziale” e si presenta con le tute da astronauti. Vogliono navigare il mondo. Desiderano farlo con le loro forze e con la Rete. A maggio 2013, Club Italia Investimenti 2 investe 50.000€ in quella che diventa Youmove.me S.r.l. Da allora, Youmove.me espande la sua copertura geografica e decide di cambiare approccio: dal B2C, “Business to Consumer”, rivolgendosi all’utente finale con un’app, al B2B “Business to Business”, rivolgendosi ad altri siti ed app che vogliono mostrare ai propri utenti come arrivare da qualche parte. Con questo piano, a giugno 2014 chiude un round di investimento con l’investitore precedente e P101, nuovo fondo di venture capitalist milanese. Si cambia di nuovo faccia, volto e sostanza. Ma non team. Da Youmove.me a Waynaut. Pronti a una nuova spedizione.