A Plougasnou, piccolo paese sulle coste della Bretagna, è nata una rete di scuole per inventori di videogiochi che attira studenti dalle grandi città. L’obiettivo è sviluppare l’economia anche in un territorio marginale
“La Petite Sadie“, è una scuola per futuri inventori di videogame. Frequentata dagli allievi del Collège de Plougasnou e del Lycée Tristan Corbière de Morlaix. A insegnare loro come creare un gioco e programmare in tre dimensioni sul video c’è Laurent Brinon, inventore e imprenditore che ha deciso con altri colleghi di creare una comunità intelligente, connessa con il mondo intero, un piccolo vivaio di aziende, di startup, in un paesino sull’Atlantico con 3300 abitanti, ma che possiede già una rete di giovani che vogliono fare impresa, non nelle grandi città francesi, ma nelle comunità un tempo considerate decentrate e isolate. “E’ avvenuto un anno fa – racconta Laurent – con altri imprenditori del settore dell’audiovisivo, dell’informatica, del design interattivo e dei social network, siamo tornati nel dipartimento del Finistère, proprio a Plougasnou, per dare vita a quella che può dirsi una smart community”. La loro impresa condivisa si chiama L’Embarcadère. Il loro slogan è: “Come essere imprenditori in riva al mare”.
Videogames affacciati sull’oceano
A guardare qualche immagine di questo posto, un fazzoletto di terra sull’Oceano Atlantico, poco lontano dal Canale della Manica, luogo di maree, di eleganti maison bretoni sulla costa, con porti acciaccati dal vento e dalle mareggiate, un’idea d’isolamento per chi abita lì, può sorgere da un osservatore esterno. In Francia, è passata nella cultura l’attitudine alla lamentazione dei bretoni, così lontani da tutto, che devono intraprendere lunghi viaggi per raggiungere le Grandes Villes, dove lavorare. “Abbiamo ribaltato questa immagine ormai superata – affermano i quattro dell’ Embarcadère – noi eravamo isolati, ognuno a casa propria nelle grandi città, a Parigi a Nizza, a Lione – adesso siamo insieme, abbiamo condiviso uffici, strutture, caffettiere, connessioni web, ogni giorno ci scambiamo idee, pratiche, sperimentazioni, e viviamo in un luogo magico, sul mare, con una qualità della vita invidiabile”. Una iniziativa che sta attirando interesse da varie parti del mondo, ma soprattutto fa da apripista allo sviluppo di altre comunità in paesi e villaggi, considerati decentrati, un tempo abbandonati dai più giovani.
La scuola di videogame, sta avendo un successo inaspettato, Laurent con i suoi allievi più bravi è spesso invitato in altri comuni della regione, che vogliono creare altre sedi della scuola. “C’e chi vuole venire a frequentarla a Plougasnou, riferisce Laurent – ma li convinco che ormai possiamo lavorare in video conferenza, l’importante è che ci sia sempre qualcuno che guidi i ragazzi che hanno un desiderio fortissimo d’imparare questo mestiere”.
E’ un sogno che si sta avverando: far partire, dal proprio paese, una rete di scuole che insegni agli adolescenti come inventare di sana pianta un videogame
sofisticato, che prenda spunto dalla storia del territorio, che attraverso vari passaggi, li metta in contatto con tante competenze in maniera innovativa. “Inventando videogiochi, come facciamo con la Petite Sadie, si studia, matematica, grafica, storia, geografia, informatica, l’arte del racconto, la costruzione di uno storyboard, la produzione, e molto altro”, continua Laurent. E per ispirare i propri studenti, sono previste delle visite nei boschi, gli stessi che hanno fatto da scenario alla storia di Re Artù, che difese proprio i bretoni dall’invasore tedesco, con lo studio del mito, dei simboli, delle dinamiche storiografiche, che transiteranno nella narrazione del videogioco.
Il co-working dentro la biblioteca comunale
Oltre ai rappresentati istituzionali della regione, e di altri Comuni del Nord della Francia Atlantica, sono arrivati anche gli investitori stranieri, al di là della Manica, a interessarsi al progetto intero dell’Embarcadère e della scuola. Ma per il momento i protagonisti di questa avventura restano prudenti. “Investimenti e internazionalizzazione? Vedremo, il nostro progetto di vita viene prima. E poi aspettiamo la banda larga, qui facciamo tutto con l’adsl e nessuno se ne lamenta”. In Bretagna il cantiere della fibra ottica é a lavoro per arrivare davvero in tutte le città e i piccoli comuni, l’investimento supera i 430 milioni di euro, una prima tranche – il 20% – serviranno per 60 mila connessioni programmate entro il 2016, si continuerà per raggiungere una copertura importante dei quattro dipartimenti bretoni sino al 2018, per il 2030 dovrebbero essere spesi due miliardi di euro.
Gli imprenditori dell’Embarcadère, lavorano insieme sotto lo stesso tetto, poco più di 80 metri quadrati, divisi in più stanze, il tutto su un piano che si trova sopra la biblioteca comunale. Un luogo di lavoro che condividono, con passione, e dove realizzano una scelta di vita, sostenibile, solidale, comunitaria, con ritmi più personali. Per loro è finito il, tempo di lavorare dalla propria abitazione, ricevere a casa propria, i fornitori, i clienti, a Plougasnou mettono in comune e scambiano soprattutto il proprio savoir faire. Le spese? 75 euro al mese di affitto che ognuno di loro paga al municipio del paese.
Abbiamo una bella vita qui – dice Laurent – l’essere imprenditori ci dà libertà nell’uso del tempo, per andare a prendere i nostri figli a scuola, per fare del surf, passeggiare all’aria aperta.
Nel nostro progetto di condivisione coltiviamo valori legati all’altruismo e alla solidarietà, desideriamo fare del nostro meglio affinché la regione si sviluppi, sia all’altezza di un livello d’innovazione che possiamo mantenere senza spostarci continuamente e andare in città. Noi qui siamo in grado di organizzare aperoswebs molto seguiti, su argomenti che riguardano la vita quotidiana delle persone interessate all’imprenditorialità”.
Dalla Bretagna al mondo
Tutti lavorano con le tecnologie più aggiornate e sperimentano il cambiamento: Laurent, con la scuola di videogame, Corentin Biette con le Café du Fle, che si occupa di scrittura sul web in francese e altre lingue straniere, e la insegna ai suoi clienti; Cyril Rousselet, designer interattivo, per lo sviluppo di siti internet e applicazioni web e mobile; Alain Rey consulente, coach che accompagna coloro che hanno progetti innovativi legati allo sviluppo del territorio. Hanno clienti francesi, ma anche inglesi, brasiliani, polacchi, croati, sloveni. “Da Plougasnou lavoriamo per il mondo intero”, affermano con un pizzico di orgoglio.
“Le grandi città accentrano gli strumenti di sviluppo, e assorbono risorse importante dal tessuto economico intorno che perde fertilità – dice Alan – qui prendiamo questo fenomeno in contropiede, se si realizzano concretamente dei luoghi di lavoro come il nostro, si può restituire dinamismo alle comunità rurali”. E non solo: “Con questo tipo di decentralizzazione, le persone si allontanano dall’inquinamento, dai costi impossibili degli affitti di Parigi o Bordeaux, dallo stress, dal traffico cittadino, ritrovano il tempo perduto negli spostamenti”, sostengono i quattro imprenditori di Plougasnou. Sembrerebbe un bell’esempio di frugal innovation. Annuiscono: “Sì se fare dell’innovazione frugale, vuol dire lavorare con semplicità, senza grandi sovvenzioni, con pazienza e tempi giusti, per concretizzare i nostri progetti”.
Di seguito, un video di presentazione della scuola:
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