Nella giornata di oggi, le scuole sono invitate a tenere un’ora di riflessione sui gravi attacchi di Parigi
In seguito ai gravi attacchi terroristici del 13 novembre a Parigi, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha inviato un messaggio a insegnanti e studenti per dedicare agli eventi occorsi un momento di riflessione nelle scuole italiane. Il ministro ha inoltre espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia di Valeria Solesin, la studentessa di 28 anni caduta durante l’attacco al teatro Bataclan.
«I gravissimi fatti di Parigi rappresentano un attacco al cuore dell’Europa senza precedenti. – ha scritto il ministro Giannini – Un attacco al quale dobbiamo subito dare una riposta, innanzitutto educativa e culturale. #PorteOuverte, Porta Aperta, è stata la parola d’ordine lanciata sui social network dai cittadini di Parigi subito dopo gli attacchi terroristici, per offrire un riparo a chi era in strada terrorizzato. Una reazione di grande civiltà e coraggio. Porta Aperta deve essere anche la nostra risposta. Non possiamo restare indifferenti, paralizzati e chiuderci nelle nostre paure.
Per questo, invito le scuole, le università, le istituzioni dell’Alta formazione artistica e musicale a dedicare, nella giornata di lunedì, un minuto di silenzio alle vittime della strage parigina e almeno un’ora alla riflessione sui fatti accaduti.
Porte Aperte significa anche coinvolgere la cittadinanza, le famiglie. Le nostre scuole, le nostre università, i nostri centri di ricerca sono il primo luogo dove l’orrore può essere sconfitto, a diversi livelli di consapevolezza, che resta l’antidoto più efficace di fronte alla violenza e a questa guerra senza frontiere e senza eserciti. I nostri ragazzi hanno il diritto di sapere, di conoscere la storia, di capire da dove nasce ciò che stiamo vivendo in queste ore. Il nostro patrimonio di valori può essere difeso solo se le nuove generazioni sono aiutate ad uscire dall’indifferenza. Non possiamo cambiare ‘canale’ davanti a queste immagini di morte. Dobbiamo parlarne con i nostri studenti e aiutarli a capire che c’è e ci potrà sempre essere un principio di ricostruzione della nostra identità in cui credere e riconoscersi. E dobbiamo aiutarli a rifiutare, oggi più che mai, qualsiasi tentazione xenofoba o razzista. È già successo tante volte nella storia, siamo figli e nipoti di persone che hanno dato la vita per affermarlo. L’educazione è il primo spazio in cui riaffermare i nostri valori, le nostre radici, quindi la nostra libertà».