L’ad di Fiat Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne, ha annunciato che l’azienda offrirà benefit ai dipendenti e ai loro parenti per seguire corsi universitari
In Italia a laurearsi sono ancora troppo pochi. Negli Stati Uniti, dove le cose vanno meglio, ora ci pensa anche la Fiat Chrysler Automobiles a migliorare il grado d’istruzione dei propri dipendenti. Settecento mila concessionari, infatti, potranno iscriversi ad una facoltà grazie all’azienda. Una scelta lungimirante che guarda oltre l’oggi e allo stesso tempo fidelizza i venditori, altrimenti tentati dalle proposte di altre case automobilistiche. La decisione presa in realtà non coinvolge solo i diretti dipendenti ma anche i loro parenti di primo grado che avranno la possibilità di frequentare l’università.
Ad annunciare la notizia è stato l’Amministratore delegato Sergio Marchionne che ha stretto un accordo che permetterà ai dipendenti di avere un benefit che copre il 100% delle tasse. Un investimento notevole in termini umani per l’azienda che deve aver compreso quanto sia importante aumentare il livello d’istruzione dei propri dipendenti. La firma di questa convenzione è stata salutata con entusiasmo da chi lavora per Fiat Chrysler: l’opportunità di entrare a far parte dell’università è stata colta come un’occasione straordinaria dal momento che l’Ateneo (la Strayer University) con sede in Virginia, è comunque presente in 78 campus in tutta l’America e offre anche corsi online. E’ sicuramente vero, come hanno sottolineato gli analisti economici, che si tratta di un tentativo di non perdere i concessionari legati al Gruppo ma da più parti è confermato il fatto che gli impiegati che ricevono un benefit o hanno la possibilità di aggiornarsi grazie alle aziende, rendono meglio e di più.
Forse anche qualche multinazionale italiana dovrebbe iniziare a pensare di investire in questi termini anche nel nostro Paese. Qualcuno ha iniziato a puntare l’attenzione al primo grado d’istruzione realizzando scuole dell’infanzia o nidi aziendali, all’interno della stessa realtà industriale. E’ il caso della Menarini farmaceutica a Firenze o della Lidl nel Veneto, ma ora le nostre imprese devono ragionare su un dato che ci è stato consegnato nei giorni scorsi dall’Ocse: nel 2014, in Italia, solo il 17% degli adulti (25- 64enni) era titolare di una laurea, percentuale simile a quelle del Brasile, del Messico e della Turchia. Questo numero non può essere letto solo da chi governa, ma anche e soprattutto da chi vive nel mondo economico: le imprese.
Avere all’interno della propria azienda dei giovani o degli uomini che sono laureati, che hanno una specializzazione, che conoscono le lingue, che hanno acquisito delle competenze grazie al completamento del ciclo d’istruzione, è utile soprattutto al datore di lavoro. L’Italia da anni continua ad essere fanalino di coda in questa classifica proprio perché del dato si occupano e si preoccupano solo alcune persone. E’ il caso di seguire l’esempio che ci arriva dalla Fiat Chrysler cercando di migliorare il livello d’istruzione di questo Paese. Ne potremo trarre vantaggio tutti e soprattutto la nostra economia.