Usare i bitcoin come capitale sociale della propria azienda si può. A dimostrarlo è un giovane imprenditore veronese, Thomas Bertani, che a soli 24 anni ha appena aperto la sua S.r.l. unipersonale conferendo davanti a un notaio 45 bitcoin, ossia l’equivalente di 10mila euro.
Le fluttuazioni non sono un problema
Con Oraclize, questo il nome della società, per la prima volta in Italia la criptovaluta è stata preferita alla moneta tradizionale come bene sottostante all’impresa. L’operazione è stata eseguita con l’assistenza di Stefano Capaccioli, dottore commercialista, promotore e co-fondatore di AssoB.it, (associazione che ha lo scopo di rappresentare le imprese e di promuovere le attività sulla tecnologia Blockchain di cui abbiamo parlato qui) che a Smartmoney ha spiegato come il capitale della società resti comunque di diecimila euro, anche nel caso in cui si verifichino fluttuazioni importanti del valore dei bitcoin perché in quel caso “Thomas dovrà convocare un’assemblea per ricostituire il capitale sociale eventualmente sceso sotto la soglia dei 10mila”. In pratica, continua Capaccioli, “è come se avesse conferito nella società dei dollari o qualunque altro bene che sia soggetto a una valutazione. La cosa importante è che nel momento in cui i bitcoin sono stati conferiti, il loro valore non fosse inferiore ai 10mila euro (come si può verificare nella perizia di stima ), nelle successive operazioni si seguiranno le normalissime regole delle società di capitali”.
Bitcoin è sinonimo di trasparenza
La scelta di usare i bitcoin è collegata all’attività svolta da Oraclize, ma secondo Capaccioli è stato anche un modo per dimostrare la assoluta liceità e trasparenza dello strumento monetario e della stessa società. Su Blockhain, infatti, si può controllare in ogni momento se questi soldi effettivamente ci sono e quanto valgono, operazioni che con un conto corrente diventa molto più difficile compiere. “Con Bitcoin invece è tutto tracciato e si può garantire l’assolutamente trasparenza” Per quanto riguarda i rischi invece “non ne vedo, ora come ora è solo innovazione assoluta – commenta Capaccioli – la società è stata ormai costituita e iscritta alla Camera di Commercio. In qualsiasi momento, Thomas potrà sempre cambiare questi bitcoin in euro e andare avanti come una società normale”.
Thomas Bertani, intervistato da Smartmoney, ha spiegato che la sua creatura consiste in una piattaforma per creare “Smart contracts”, un termine coniato 20 anni fa, ma che ancora non corrispondeva a una realtà in grado di creare davvero “contratti intelligenti” in modo semplice e soprattutto per un pubblico vasto. Si tratta quindi di un software che ha la struttura di un contratto, in grado di leggere il linguaggio naturale e quindi di capire se determinate condizioni si sono verificate oppure no e di conseguenza prendere delle decisioni in base a quello che è successo. Perché ha scelto Bitcoin? “Perché le criptomonete permettono di trasferire valore in modo istantaneo, programmabile e sicuro (infatti nel settore si parla spesso di ‘the internet of money’) rendendo di fatto Bitcoin la base ideale sulla quale costruire contratti intelligenti” Oraclize, infatti, potrebbe per esempio “permettere di pagare effettivamente un volo solo se questo parte con meno di due ore di ritardo” – esemplifica Thomas – “mettiamo di sapere il numero dell’aereo e il nome della compagnia, Oraclize riconosce il linguaggio naturale e possiamo chiedergli se il volo è decollato in orario oppure no. Solo in caso affermativo, il sistema permetterà che alla compagnia venga pagato il corrispettivo che le spetta”. Ovviamente i biglietti vanno pagati prima di rendersi conto se si è pronti a decollare o meno, ma l’esempio rende bene l’idea di come funziona il sistema. Un campo di applicazione concreto potrebbe essere quello dell’e-commerce: ordino la merce, aspetto che mi venga recapitata e prima che il corriere me la porga, ma solo dopo aver verificato che è intatta e rispetta le richieste, faccio partire il pagamento.
La promessa in anticipo e il pagamento nel momento giusto
La cosa importante è che il software può dimostrare in modo matematico che il cliente deposita in anticipo i propri soldi, e che nel momento in cui l’aereo rispetterà le condizioni dello smart contract (e quindi partirà in orario), questi verranno automaticamente trasferiti alla compagnia. La soluzione potrebbe facilmente rimpiazzare anche la costosa modalità di pagamento con contrassegno o annullare tutte le lungaggini dovute ai rimborsi, basterà non far partire proprio i pagamenti. Per adesso Oraclize è solo una s.r.l. unipersonale, ma presto – come ha riferito Thomas Bertani a Smartmoney – verrà registrata anche come startup innovativa.