Mentre persino in patria, la California, Uber deve fare i conti con le sentenze, i tassisti italiani si organizzano per risponderle sul fronte dell’innovazione. Negli Stati Uniti la Commissione per il Lavoro ha stabilito che il colosso di Travis Kalanick deve inquadrare gli autisti che utilizzano la sua app come dipendenti e non come imprenditori autonomi. Nei nostri confini i guidatori delle auto (ex) gialle hanno individuato nei pagamenti la vera freccia all’arco di chi non vuole piegarsi alla potenza di fuoco di Uber. “Per guardare al futuro non c’è niente di meglio che puntare su Bitcoin”. A dirlo è Loreno Bittarelli, presidente della cooperativa Radiotaxi 3570 e di Uri (Unione di rappresentanza dei tassisti italiani). Proprio grazie a questa associazione, in collaborazione con Codemotion, si è svolta TaxiHack, la prima maratona di programmazione dedicata all’innovazione del servizio taxi che si è conclusa con la vittoria di BitTaxi, il servizio che permette di pagare le corse in Bitcoin e che sarà presto integrata su IT Taxi l’applicazione già esistente. Quella di Unione Radiotaxi d’Italia sarà così la prima app per prenotare i taxi ad accettare la criptovaluta, aprendo una nuova strada verso l’innovazione del servizio.
Bitcoin come Paypal
Lorenzo Giustozzi fa parte del team che ha sviluppato BitTaxi e ha spiegato a SmartMoney di aver scelto di lavorare sui pagamenti in Bitcoin perché “è la prima cosa a cui pensi quando rifletti sui nuovi mezzi di pagamento e perché in queste situazioni si guarda in avanti”, vero che non sono in tantissimi a possedere bitcoin, “ma chi ce l’ha, vorrebbe spenderli ed è difficile farlo al di fuori del circuito digitale, creare situazioni su larga scala come questa dei taxi fa anche aumentare la richiesta di moneta digitale”.
La loro idea è partita dalla volontà di implementare il servizio in maniera che il suo utilizzo fosse il più semplice possibile per la gente comune, “e la figura del tassista ne è un esempio concreto, visto che non è assolutamente abituato a usare questi strumenti”. Hanno quindi scelto un sistema molto simile a quello di Paypal, già utilizzano dall’applicazione ItTaxi. “Funziona così – ha spiegato Lorenzo – c’è un’interfaccia utente che permette di ricaricarsi un proprio conto Bitcoin che si può poi utilizzare per acquistare credito per il taxi, creato questo credito, a termine corsa si potrà pagare il tassista come si fa con Paypal”, un sistema già visto insomma, proprio per non creare sconquasso.
Lorenzo studia informatica e si occupa di reti e sicurezza, “ma anche di Bitcoin perché è un po’ di tempo che ci lavoro all’università”. Insieme a lui ci sono Alessandro Orrù, Sandro Vilmi, Jacopo Pace e Federico Bacci, “due di loro li conoscevo già, sono nel settore da un bel po’ di tempo e lavorano in una società informatica, gli altri due che si sono aggiunti al nostro gruppo quando abbiamo costruito il team, Federico ha 21 anni e studia ingegneria informatica alla sapienza, Jacopo invece ne ha 28, l’età media del gruppo è sui 26 anni”, ha spiegato Lorenzo.
Attira nuovi clienti, specialmente stranieri
Sul perché associare le corse in taxi ai pagamenti in Bitcoin, Loreno Bittarelli ha spiegato che il primo premio l’ha vinto BitTaxi “perché era uno dei progetti migliori e innovativi, ma anche perché siamo convinti – e i numeri ce lo confermano – che la criptomoneta viene sempre più usata, specialmente all’estero e questo non può fare altro che aiutarci ad acquisire nuovi clienti, specialmente fra i turisti stranieri, ecco perché ci siamo rivolti ai migliori sviluppatori in materia”. Bittarelli ha poi ricordato che tutti i taxi diurni, e in modo particolare quelli del 3570, sono dotati di Pos integrati nel proprio sistema di bordo con tecnologia contactless e Nfc.
Parità di regole con Uber
Grazie a Bitcoin, poi i tassisti potranno anche risparmiare. “Ci sono dei rischi legati alle oscillazione della valuta – ha ricordato Bittarelli – ma le commissioni sulle transazioni sono molto più basse rispetto a quelle degli stessi bancomat e ci sono servizi come BitPay che fanno il cambio in euro in maniera immediata assumendosi questo onere e chiedendo delle commissioni comunque molto più basse (si tratta dello 0,25%) rispetto a quelle praticate dai circuiti tradizionali delle carte di credito”.
I tassisti ci tengono a sottolineare di non avere niente contro chi si propone come attore di questo mercato, “gradiremmo competere con chiunque a parità di regole e condizioni, solo questo”, ha aggiunto Bittarelli facendo riferimento a Uber. Durante il concorso sono emerse anche altre idee, come la seconda classificata Taxi sharing e la terza TTTeam che si occupano rispettivamente della condivisione del prezzo della corsa con altre persone e di stabilirne tempi e costi della stessa.
Condivisione e conoscenza anticipata dei costi
“Siamo convinti che progetti innovativi come questi possano avere successo, visto che in futuro per la crisi e per difficoltà di trovare lavori redditizi, sempre meno gente potrà permettersi di utilizzare il taxi come mezzo di trasporto individuale – continua Bittarelli – e un po’ per esigenze di carattere sociale, un po’ per motivi economici gli farà piacere condividere il viaggio”. Così anche per i taxi ci sarà più lavoro, visto che riusciranno ad acquisire quella clientela che oggi non ha ancora la possibilità di utilizzarli spesso.
Un dipartimento di innovazione e sviluppo
E i tassisti continueranno a scommettere sulle menti innovative. “Abbiamo già deciso di aprire un dipartimento di innovazione e sviluppo tutto nostro, interno, prendendo le migliori menti emerse in quest’ultimo evento. L’obiettivo è quello di mettere in campo le competenze di questi ragazzi e integrarle con la profonda conoscenza del territorio che abbiamo noi tassisti. Siamo convinti che insieme faremo cose belle e che possiamo valorizzare questi cervelli invece di mandarli all’estero, tenendoceli noi nel rispetto delle regole che il nostro Paese ci impone”, ha concluso Bittarelli.