L’imprenditore di Roncade ha deciso di lasciare Italia Startup dopo tre anni di presidenza per dedicarsi al rilancio di H-Farm. Piccola cronistoria di un imprenditore che è diventato un modello di impresa in Italia.
Riccardo Donadon lascerà la presidenza di Italia Startup per dedicarsi esclusivamente ad H-Farm. Dopo tre anni sarà tutto il direttivo a decadere. Ma Donadon ha fatto sapere che non si ricandiderà alle elezioni del prossimo giugno. Per Italia Startup si aprirà una nuova fase. L’imprenditore trevigiano, 48 anni, diventato un modello di imprenditoria nel settore delle startup innovative, l’ha fatta nascere. Ora a qualcun altro toccherà farla crescere. E chi sarà il nuovo presidente è già oggetto di discussione tra i membri dell’associazione delle startup italiane.
Si chiude un’era. Chi succederà a Donadon?
In tre anni, merito di un circolo virtuoso creato tra privato e pubblico di cui Donadon è stato protagonista, l’ecosistema delle startup italiane è cresciuto. Ed è innegabile il ruolo svolto in questo quadro dall’associazione. Ma adesso serve un cambio di passo. E a guidarla sarà un altro nome. Voci vicine ad Italia Startup dicono che in ballo al momento ci sono due ipotesi. O una figura di successo, un giovane imprenditore/startupper (il nome più gettonato in questo momento sembra essere quello di Barbara Labate di Risparmio Super). Oppure una figura “senior” che dia continuità agli equilibri interni all’associazione (tra i nomi più accreditati l’attuale delegato all’internazionalizzazione dell’associazione Marco Bicocchi Pichi). Rumors. L’ufficialità si avrà solo agli inizi di maggio, dopo la nomina dei nuovi membri, quando si conteranno le forze in campo, si ridisegneranno gli equilibri, e si procederà alla nomina del nuovo presidente.
Alla cui elezione però Donadon non avrà alcun ruolo. Si dedicherà ad H-Farm, l’acceleratore di Roncade nato nel 2005. L’azienda è reduce da un secondo consistente aumento di capitale da 5 milioni di euro nel 2014 che ha visto entrare il gruppo veronese Cattolica Assicurazioni (4%), la finanziaria regionale Veneto sviluppo (4%) la holding vicentina della famiglia Della Rovere (4,7%) Buongiorno di Mauro del Rio (1,3%) e il gruppo tessile Miroglio Fashion di Alba (10%).
L’imprenditore di Roncade in quella occasione ha diluito le sue quote dal 27 al 23 percento. E’ stato il secondo aumento di capitale in 4 anni. Nel precedente erano entrati in H-Farm la Red Circle Investment del patron di Diesel Renzo Rosso (17,4%) e il fondo Gate del Gruppo Riello (4,3%). Mentre l’anno successivo era entrato con 200 mila euro (e il 4,7%) anche Paolo Cuniberti (Mediobanca Securities, ex Jp Morgan) che ha comprato le quote da Farm Angels (partecipata da Donadon e Rosso) società che detiene a sua volta il 18,1% di H-Farm.
Alla ricerca di un nuovo modello per H-Farm
Ma dietro la sua decisione c’è anche la necessità di migliorare le strategie di business di H-Farm. Il modello acceleratore/investitore che ha caratterizzato il trattore rosso di Donadon, celebrato qualche mese fa da Wired Uk, si è dimostrato problematico. Poche le exit concluse, anche se non sono mancati i successi. Lo scorso giugno l’assemblea dei soci ha dovuto attingere alla riserva sovraprezzo azioni (una riserva di capitale che nasce da un’eccedenza del prezzo di emissione delle azioni) per coprire un disavanzo da 217 mila euro del 2013. Inoltre fare crescere nel proprio acceleratore delle startup, ma poi investire solo in alcune di esse, lasciando le altre al mercato non ha pagato quanto si sperava. Ed è lecito pensare che passi anche di qui la decisione di lasciare la presidenza di Italia Startup, esattamente un anno dopo che Matteo Renzi ha inaugurato simbolicamente il suo mandato da premier proprio con una visita all’incubatore di Roncade «modello di un’Italia che sa innovare e guardare oltre la crisi».
Quando nasce Italia Startup (piccola cronologia)
Aprile 2012. All’auditorium parco della musica di Roma si tiene il primo forum italiano sull’Agenda Digitale, un progetto per la diffusione della cultura digitale europea nato due anni prima su iniziativa del commissario Ue Neelie Kroes. In quell’occasione viene presentata la task force dell’allora ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera che avrebbe dato vita al primo quadro normativo per la crescita e lo sviluppo dell’ecosistema delle startup in Italia. Presenti oltre al «superministro» del governo Monti e Kroes, il ministro dell’Università e della ricerca con delega all’innovazione Francesco Profumo, e Matteo Renzi, allora sindaco di Firenze. Alla tavola rotonda, tra gli altri, partecipa anche Donadon. Proprio durante i lavori viene presentata Italia Startup, un’associazione che avrebbe riunito «imprenditori, investitori, startupper e enti per contribuire alla crescita di un ecosistema imprenditoriale» capace di accogliere la sfida dell’innovazione «in costante e costruttivo dialogo con il governo». Donadon farà parte anche della task force di Passera coordinata da Alessandro Fusacchia, allora consigliere del ministro, oggi capo di gabinetto del ministro del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.
Roncade, settembre 2012. Il gruppo di lavoro presenta il rapporto Restart Italia, che sarebbe diventato il modello del governo per promuovere incentivi e agevolazioni destinati a far crescere l’ecosistema delle startup. Lo fa proprio nella sede di H-Farm. Presente il ministro Passera, in maniche di camicia tra decine di startupper in mezzo al prato verde di H-Farm. La fama di Donadon come imprenditore e innovatore è al suo apice. Da Roncade sembra dover passare il futuro dell’intero ecosistema delle startup italiane.
Novembre 2012. Dopo due open day per stabilire finalità e prospettive Italia Startup prende forma. Donadn presenta la sua squadra nella sede di Rcs a Milano alla presenza di Fusacchia. Nel direttivo, alcuni che hanno partecipato alla task force, tra cui Paolo Barberis di Nana Biancha, oggi consigliere per l’innovazione di Renzi, e alcuni nomi nuovi come Barbara Labate di RisparmioSuper e Salvo Mizzi, allora Working Capital, oggi Tim Ventures.
Cosa è successo in 3 anni di Italia Startup
Un triennio di consolidamento graduale. Dove si è misurato il polso dell’ecosistema e allargato il numero dei soci. A marzo 2013 entrano nell’associazione Club Italia Investimenti, Rcs e Tiscali. A luglio dello stesso anno un accordo con Siamosoci, portale per investire in startup. E ad ottobre il primo Italian Ecosystem Who is Who, fatto con il ministero dello Sviluppo economico per mappare le startup innovative in Italia (erano 1227) gli incubatori (97) e tutti gli attori dell’ecosistema, con i dati sugli investimenti (nel 2012 erano 112 milioni). Iniziative che si accompagnano ad una lunga fila di nuovi iscritti all’associazione.
A marzo 2014 vengono convocati gli stati generali dell’ecosistema delle startup, ad un anno esatto dall’approvazione del decreto “Crescita 2.0”, per fare il punto sull’ecosistema italiano alla presenza del neo ministro dello Sviluppo Federica Guidi. Mentre a settembre dello stesso anno viene presentata la squadra operativa dell’associazione con le 6 deleghe, un comitato esecutivo per accompagnare la crescita delle startup in settori che vanno dall’internazionalizzazione all’open innovation. E a ottobre il secondo report Who is Who, che ha confermato la crescita delle startup innovative (oggi circa 3200) e un aumento del 74% di quelle finanziate. Dati che chiudono un ciclo. L’ecosistema è cresciuto, ma ora serve una nuova spinta. Al successore di Donadon il compito di trovare la via giusta per farlo.