«Il sud per noi è una strategia di crescita, portare l’ecommerce dove non c’è ancora ci consentirà di crescere tantissimo» dice Paola Marzario, apre una sede a Napoli e per il 2015 prevede un aumento del fatturato del 50%.
«Sì, oramai dicono che sono un’emigrata al contrario. E mi piace». Ci scherza su Paola Marzario. 35 anni, di Lecco, nel 2012 ha creato Brandon Ferrari, un ecommerce del fashion entrata l’anno scorso nella top 10 delle startup italiane che hanno raggiunto il milione di euro di giro d’affari. 4,1 milioni. Diventeranno 6 nel 2015.
Un’emigrata al contrario. Perché Brandon Ferrari, che ha la sede operativa a Milano, ha appena annunciato l’apertura di una seconda sede a Napoli. Con 4 collaboratori (che si aggiungono ai 16 di Milano) e una sede a Palazzo Ischitella, nel cuore del centro storico partenopeo. Perché Napoli? «In questi mesi ho conosciuto il tessuto produttivo del distretto industriale di Nola» racconta Marzario. «Aziende che fanno prodotti con una qualità incredibile, frenate sulla vendita online da questioni soprattutto culturali. Di diffusione del digitale. Brandon Ferrari offre a queste aziende una finestra sul mercato europeo con internet. Ne sono certa, il loro potenziale di crescita è enorme».
Ecco. Nel momento in cui il sud Italia sembra soffrire maggiormente il divario dal resto del paese sul mercato delle startup e del digitale (qui il commento di Giovanni De Caro sui dati del venture capital pubblicati dall’Aifi), una startup lombarda decide di fare leva sul tessuto manifatturiero meridionale per crescere sul mercato digitale. E’ un po’ l’Italia che non ti aspetti. Ma che c’è, e la cambia.
La forza del Made in Italy (e del digitale)
Qual’è la sfida? «Portare con Internet il meglio della manifattura della moda del sud Italia sui mercati europei». I distretti industriali italiani hanno una lunga tradizione. Sono 175 secondo l’Istat, e sono diffusi su tutto il territorio nazionale. Poli industriali locali, fatti di legami stretti tra azienda e azienda, e specializzati in settori specifici. A Nola ce n’è uno del fashion. «Capi di prima qualità che non hanno un mercato digitale. Noi mettiamo queste aziende in contatto con i grossi player europei. Offriamo per esempio dei prodotti ai clienti tedeschi o spagnoli, sapendo che ai primi piacciono di più i colori un po’ più cupi come beige e grigio, ai secondi tinte più colorate. Un prodotto che ha lo stile e la forza del made in Italy, diversificato per tipologie di clienti». Funziona. Tanto che Marzario ha deciso a luglio di lanciare 5 brand personali con Brandon Ferrari. 4 fatti a Nola, uno a Pistoia (dove è forte la produzione del cashmere). Nei primi sei mesi il fatturato solo di questi 5 brand è stato di 1,5 milioni di euro.
Internet ha reso inutile la produzione all’estero
Molti dei distretti industriali italiani, la spina dorsale della nostra produzione manifatturiera, hanno sofferto particolarmente la crisi. Quelli del sud in particolare, vessati dalla concorrenza a basso costo asiatica, e quelli che a sud facevano prodotti del fashion ancora di più. Secondo gli studi di settore della Cgia di Mestre, in alcuni casi la contrazione del fatturato è arrivata all’80%. Ma i trend cambiano.
I costi della produzione a sud sono bassi, la qualità della produzione è alta. E internet ha aperto una prateria. «Noi puntiamo alla velocità di creazione di un capo fatto in Italia, e alla sua qualità. Farlo in Cina o in Bangladesh non serve più. Qui c’è tutto. Questi brand hanno grande successo all’estero. Produciamo quello che il mercato ci chiede, via internet. I costi sono bassi, anche del prodotto finito». Il sud per Marzario è stata una scoperta. «Ci venivo solo per le vacanze fino a qualche anno fa. Adesso vivo 4 giorni a Napoli 3 a Milano. Qui da un lato c’è una grande mancanza che è quella della cultura digitale.
E’ un peccato, ma è anche la grande forza di Brandon Ferrari. Perché c’è una grande voglia di fare e un’eccellenza produttiva di prim’ordine». Nessuno è stato in grado finora di mettere insieme le due cose. E’ questo lo spazio in cui si è mossa Brandon Ferrari.
Una damigella dell’ecommerce nel Meridione
Dietro l’arrivo a Nola, c’è una vera strategia di crescita a sud di Brandon Ferrari. Il terreno è fertile. E oltre 300 piccole e medie imprese tengono vivo un settore produttivo pronto ad aprirsi al mercato digitale. O quasi. «All’inizio quando chiedevo di firmare gli accordi mi guardavano un po’ strano: “ma come”, mi chiedevano, “ti ho dato la mano non basta?”. Alla fine mi sono accorto che quella era anche un po’ la loro forza».
I legami all’interno dei distretti industriali sono piuttosto forti. Ci si conosce tutti. Tutti fanno parte di un unico ecosistema. Internet ha un paradigma per forza di cose diverso. «Credo molto nel sud, anche in queste relazioni. Alla fine da parte di imprenditori del nord c’è un po’ di reticenza ad andarci, ma c’è un potenziale che online può avere dei numeri pazzeschi. E questi primi mesi lo stanno dimostrando».
Prossimi passi? «In Basilicata mi hanno chiesto di tenere dei workshop per insegnare lì il digitale e l’ecommerce. C’è la Puglia. Per me è un mondo da scoprire. Fare crescere online queste aziende è un grande vantaggio. Guadagnano loro, guadagna pure il mio ecommerce». Come nelle più antiche logiche del commercio del mercato. Se fatto bene, con passione e intelligenza, a guadagnarci sono tutti.