Tutto ciò che c’è da sapere sulle Pmi innovative (e perché per le startup è un bene che ci siano)
Da quando l’Investment Compact è legge, chi fa innovazione in Italia ha una categoria in più in cui poter rientrare quella delle “Pmi innovative”. Vale a dire, come scritto nella scheda di sintesi del ministero dello Sviluppo Economico: “tutte le Piccole e Medie Imprese che operano nel campo dell’innovazione tecnologica, a prescindere dalla data di costituzione, dall’oggetto sociale e dal livello di maturazione”.
Lo status di Pmi innovativa può essere la naturale prosecuzione del percorso di crescita e rafforzamento delle startup innovative. Si tratta, in alcuni casi, di una sorta di estensione temporale di certe agevolazioni già previste per le startup innovative, in quel caso vincolate a un limite non superiore ai 4 anni di attività, ora spostate a 7 anni per le piccole e medie imprese (solo per alcune situazioni legate agli sgravi fiscali, negli altri casi non ci sono limiti temporali).
Ma chi farà parte di queste Pmi innovative? Principalmente, ma non solo, le startup “senior”, quelle che ormai, essendo vicine al lustro, sono diventate grandi, ma possono avere ancora bisogno di tutta una serie di tutele e agevolazione che la nuova legge continua in questo modo a garantire loro. Qualche esempio si potrebbe fare pescando dall’elenco delle 77 startup innovative che il 18 dicembre 2014 hanno perso lo status per raggiunti limiti di età, in quanto appartenenti alla fascia più anziana (essendo state costituite tra l’ottobre 2008 e lo stesso mese del 2009) delle startup innovative già costituite al momento del varo della policy (fattispecie regolata all’art. 25, comma 3 del DL 179/2012), quindi potremmo ritrovare in questa nuova categoria le ormai “diplomate”: Mode Finance, Sardex, Vis Mederi, You Invest, Black Shape e molte altre.
Per diventare Pmi innovative a tutti gli effetti però bisogna essere iscritti all’apposito registro e rispondere a determinati requisiti legati alle dimensioni dell’azienda, alla tipologia e al personale. Come riporta la scheda di sintesi del Mise, le norme non prevedono vincoli di natura settoriale, né vengono tracciate delimitazioni riguardanti la data di costituzione dell’impresa.
All’articolo 4 del decreto legge del 24 gennaio 2015 (appunto l’Investment Compact, convertito poi in legge esattamente due mesi dopo) è riportato tutto quello che c’è da sapere su questa nuova tipologia di azienda innovativa, ma andiamo per gradi.
La sezione di Registro imprese (che ancora non c’è)
Le piccole e media imprese innovative, devono avere la residenza in Italia, in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’accordo sullo spazio economico europeo, purché però abbiano una sede produttiva o una filiale in Italia. Le aziende in questione non devono essere iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese dedicata alle startup innovative e agli incubatori certificati, ma a quella dedicata appunto alle Pmi innovative, che ancora non esiste, ma dovrebbe essere pubblicata a breve, visto che sono in corso degli incontri fra i rappresentanti del Mise e quelli delle Camere di Commercio proprio su questo tema. Il sistema è speculare a quello già previsto per le startup innovative, l’iscrizione avverrà infatti trasmettendo in via telematica alla Camera di Commercio competente una dichiarazione di autocertificazione di possesso dei requisiti necessari. Questa flessibilità “in entrata” sarà bilanciata da due contrappesi: i controlli sull’effettivo possesso dei requisiti e l’obbligo di aggiornare con cadenza annuale i dati forniti al momento dell’iscrizione, altrimenti si perde lo status di Pmi innovativa. Come per le startup, il registro speciale delle Pmi innovative sarà reso pubblico in formato elettronico e aggiornato ogni settimana.
I requisiti da rispettare
Come base di partenza, alle agevolazioni previste potranno accedere solo le piccole e medie imprese che impiegano meno di 250 persone e il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro, o il cui totale di bilancio non supera i 43 milioni di euro. Ma ci sono anche altri requisiti da rispettare per entrare nel novero delle Pmi innovative, ad esempio l’essere costituite come società di capitali (le cui azioni però non sono quotate in un mercato regolamentato), anche in forma cooperativa e il disporre della certificazione dell’ultimo bilancio e dell’eventuale bilancio consolidato redatto da un revisore contabile o da una società di revisione iscritti nel registro dei revisori contabili.
Per quanto riguarda invece l’accezione “innovativa”, questa si concretizza con il possesso di almeno due dei tre criteri indicati dalla norma. Il primo corrisponde al fatto che l’impresa debba avere un volume di spesa in ricerca, sviluppo e innovazione almeno pari al 3% della maggiore entità fra costo e valore totale della produzione. Per essere in linea con il secondo criterio invece la Pmi deve impiegare come dipendenti o collaboratori, in una quota almeno pari a 1/5 della forza lavoro complessiva, personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca (anche se lo sta ancora svolgendo), oppure laureati che abbiano svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero. Altrimenti, almeno un terzo della forza lavoro complessiva deve essere costituita da personale in possesso di laurea magistrale.
Il terzo e ultimo requisito consiste nella titolarità dell’impresa, anche come depositaria o licenziataria, di almeno una privativa industriale, oppure nella titolarità dei diritti relativi a un software originario.
Le agevolazioni a cui poter accedere
Diventare una Pmi innovativa serve principalmente a ottenere tutta una serie di agevolazioni, come per esempio l’esonero dal pagamento dell’imposta di bollo. Ma anche le deroghe alla disciplina societaria ordinaria possono essere interessanti. Le più significative sono previste per le pmi costituite in forma di s.r.l. a cui la norma consente: la creazione di categorie di quote dotate di particolari diritti (ad esempio, si possono prevedere categorie di quote che non attribuiscono diritti di voto o che ne attribuiscono in misura non proporzionale alla partecipazione), la possibilità di effettuare operazioni sulle proprie quote, quella di emettere strumenti finanziari partecipativi e l’offerta al pubblico di quote di capitale.
Più facile ripianare le passività
Viene anche facilitato il ripianamento delle passività. In caso di perdite sistematiche, le Pmi innovative godono infatti di un regime speciale sulla riduzione del capitale sociale, tra cui una moratoria di un anno per il ripianamento di quelle superiori ad un terzo. A questo tipo di aziende non si applica poi la disciplina sulle società di comodo, la Pmi innovativa non è tenuta perciò s effettuare il test di operatività per verificare lo status di società non operativa. Si estende poi anche a questa categoria la possibilità di remunerare i propri dipendenti, collaboratori e fornitori attraverso gli strumenti di partecipazione al capitale, come le stock option e il work for equity. A questi strumenti fa capo un regime fiscale e contributivo di favore, visto che non rientrano nel reddito imponibile ma sono soggetti soltanto alla tassazione sul capital gain.
Incentivi agli investimenti
Agli incentivi fiscali si aggiungono quelli per investimenti in Pmi innovative che operano sul mercato da meno di sette anni dalla loro prima vendita commerciale provenienti da persone fisiche (detrazione Irpef del 19% dell’investimento fino a un massimo investito pari a 500mila euro) e persone giuridiche (deduzione dall’imponibile Ires del 20% dell’investimento fino a un massimo investito pari a 1,8 milioni di euro). Gli sgravi valgono sia in caso di investimenti diretti, sia indiretti. Alle Pmi innovative con più di sette anni, questi incentivi si applicano solo se sono in grado di presentare un piano di sviluppo di prodotti, servizi o processi nuovi o sensibilmente migliorati rispetto allo stato dell’arte nel settore interessato.
L’Equity Crowdfunding
Come le startup, anche le Pmi potranno ricorrere all’equity crowdfunding, avviando campagne di raccolta di capitale diffuso attraverso portali online autorizzati. Inoltre, proprio su questo strumento, l’Investment Compact ha introdotto due novità: anche gli organismi di investimento collettivo del risparmio e le società di capitali che investono prevalentemente in startup innovative e in Pmi innovative possono raccogliere capitali mediante campagne online sui portali autorizzati, consentendo una diversificazione e riduzione del rischio di portafoglio per l’investitore retail.
Accesso al Fondo di Garanzia
Previsto anche l’intervento semplificato, gratuito e diretto al Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese che facilita il finanziamento bancario attraverso la concessione di una garanzia sui prestiti. Una garanzia che copre fino all’80% del credito erogato, fino a un massimo di 2,5 milioni di euro, ed è concessa sulla base di criteri semplificati, con un’istruttoria che beneficia di un canale prioritario.
Più facile internazionalizzare
Last bu not least, c’è il sostegno nel processo di internazionalizzazione con l’assistenza dell’Agenzia Ice in materia normativa, societaria, fiscale, immobiliare, contrattualistica e creditizia.
Gli incentivi fiscali e l’accesso al Fondo di garanzia non sono ancora operative perché necessitano di provvedimenti attuativi. In particolare, il decreto interministeriale riguardante le agevolazioni fiscali sugli investimenti necessita di una notifica europea in conformità alla disciplina comunitaria sugli aiuti di Stato.