Viaggiart chiude un accordo con Confesercenti e salgono a 4 le partnership strette nel 2015 tra Italia e Uk
A febbraio l’accordo con la Ferrotramviaria di Bari. A marzo con la società che gestisce l’areoporto di Lamezia. Il 5 maggio l’ultimo con Confesercenti. Il 2015 promette bene a Viaggiart, la startup calabrese che ha raccolto l’offerta culturale delle città italiane in un’app sfruttando i dati rilasciati del ministero dei Beni Culturali. «Si tratta di accordi che ci servono per aumentare il posizionamento di Viaggiart in Italia. Noi offriamo alle istituzioni e alle aziende un servizio in più per i loro clienti, in cambio noi aumentiamo i nostri utenti» spiega a StartupItalia! Giuseppe Naccarato, Ceo di Viaggiart che guida con Stefano Vena. Nata a novembre del 2014, Viaggiart, inserita da StartupItalia! tra le startup da tenere d’occhio nel 2015, in questi mesi ha lavorato soprattutto alla diffusione dell’applicazione. La canonica caccia agli early adopters, ma in modo originale. Stringendo partnership con chi i visitatori in Italia ce li porta, e li fa muovere.
Pensata soprattutto per turisti, in particolare stranieri, da un lato mette a disposizione degli utenti un più facile accesso al patrimonio culturale e artistico italiano, anche delle zone meno conosciute. Dall’altro si corona di offerte di aziende del settore alberghiero, culturale e della ristorazione che ruotano intorno alle zone in cui si trova un sito di interesse culturale. Ed è questo il vero business model dell’azienda. Il prezzo medio per essere indicati su Viaggiart è 279 euro l’anno. Dal 5 maggio, gli associati di Confesercenti potranno pagarne 190. Ma non si tratta solo di uno sconto, spiega Naccarato, tra le tre startup del turismo che hanno dato consigli al ministro dei Beni culturali su come rifare VeryBello!.
Oltre all’agevolazione sulle iscrizioni, cosa prevede l’accordo?
Con Confesercenti faremo operazione di formazione sul territorio, specie quelli secondari. Faremo formazione sull’ospitalità.
Come?
Attraverso incontri per disciplinare l’accoglienza. L’accordo prevede anche che diremo alle strutture cosa una struttura deve avere per accogliere i turisti stranieri: dai menù in doppia lingua a camerieri che sappiano per lo meno parlare inglese. Il turista deve essere concepito come ospite anche nei piccoli borghi. Ed è un processo che è un problema nelle aree secondarie. Le delegazioni provinciali di Confesercenti ci aiuteranno in questo.
Cosa ci guadagna Viaggiart?
Per noi in primo luogo è un grosso amplificatore. Con le sezioni di Confesercenti come Assoturismo e Assohotel potremo avere accesso ad un numero di associati che conta circa 350 mila esercenti.
Come avete convinto Confesercenti a fidarsi di voi?
Viaggiart colpisce perché valorizza il patrimonio culturale. E’ questa la nostra ricetta: dire che siamo bravi a farlo aiutando i turisti ad arrivare nei posti anche meno conosciuti. Ed è una di quelle cose che tutte le associazione o aziende vogliono. Fare marketing territoriale. E una ricetta che collega le attività commerciali al turismo.
Oggi un giornale di Leeds parlava di voi, che state facendo in UK?
Leeds è un progetto pilota. Abbiamo usato i dati aperti di Leeds Data Mill per fare quello che in Italia abbiamo fatto con quelli del ministero. A breve partiremo anche con Manchester e York.
Accordi con gestori di trasporti e associazioni. Qual è la strategia di Viaggiart?
Diffondere la nostra applicazione senza spendere migliaia di euro in pubblicità. Lo abbiamo fatto a Bari, a Lamezia (siamo in trattativa per trovare accordi simili con altri aeroporti italiani), e ora a Roma con Confesercenti a livello nazionale. Noi da un lato diffondiamo Viaggiart, loro offrono un servizio in più ai propri clienti. Che poi è la stessa cosa fatta con Europecar. Noi vogliamo essere la prima app che un turista scarica quando viene in Italia. E le società di trasporti sono le prime che un turista usa per arrivare in Italia.
Finora avete fatto tutto senza investitori. Ne cercate?
Ci hanno cercato loro ma ci siamo sempre rifiutati. Non sempre avere un milione di euro ti può aiutare. Nel nostro caso rischiamo solo di creare e di crearci più aspettative di quello che possiamo ora. Abbiamo deciso di fare a meno di venture e investitori. E per ora va bene così.