Il digital single market può muovere in Europa 415 miliardi l’anno di beni bloccati da tasse e normative e creare 3,8 milioni di posti di lavoro. L’Ue ha approvato un piano che faciliterà startup, aziende e consumatori.
Fatta l’Europa, creato il mercato unico, facciamolo anche per il digitale. Perché avrà anche ragione l’ex commissario europeo Neelie Kroes quando dice che il digitale ha reso possibile a tutti di crearsi un’azienda e un mercato in autonomia, ma senza un sistema di leggi che aprano questo mercato davvero a tutti, poco si può fare. Per facilitare le cose, a Bruxelles è stato presentato mercoledì 6 marzo il piano della Commissione per creare il mercato unico del digitale europeo. Un vasto programma, fatto di tre macro aree e 16 punti programmatici, che dovrebbero sciogliere ad uno ad uno i nodi che impediscono un corretto sviluppo del digital market. Le barriere che impediscono ad un cittadino o ad un’impresa residenti in un paese di avere accesso a prodotti o servizi venduti online in un altro. Oggi aziende e startup che comprano e vendono su internet non possono sfruttarne il pieno potenziale. Sembra paradossale, ma chi fa innovazione e fattura sul mercato digitale non può ancora attingere a piene mani nella vastità del mercato rappresentata dai 28 paesi dell’Unione europea. Senza contare che solo il 7 percento delle Pmi vende all’estero.
Cos’è il digital single market?
Per digital single market si intende un mercato unico ristretto ai vasti confini dell’Unione europea dove sia garantita la libertà di movimento di beni, persone, servizi e capitali e dove cittadini e imprese possano facilmente avere accesso ai beni online e ai servizi. Senza distinzioni di nazionalità, ovunque essi vivano. E’ uno dei principali obbiettivi che si è prefissata la presidenza di Jean-Claude Junker, annunciato proprio un anno fa come una massima priorità: «Oggi abbiamo gettato le basi per il futuro digitale dell’Europa» ha detto mercoledì alla presentazione del rapporto. E poi una lunga to do list che suona quasi come un manifesto programmatico: «Voglio assistere alla creazione di reti di telecomunicazioni su scala continentale, servizi digitali che attraversano le frontiere e una moltitudine di start-up europee innovative».
Un mercato che vale 414 miliardi (5 volte il Colosseo)
Le prospettive del rapporto presentato dalla Commissione fanno strabuzzare gli occhi. Le barriere che oggi impediscono la libera circolazione sul digitale di beni e servizi sono un freno per 415 miliardi di euro di prodotto interno lordo europeo (per avere un termine di paragone, un terzo di quello complessivo italiano, o, se volete, cinque volte il valore del Colosseo). E creare 3,8 milioni di nuovi posti di lavoro.
Voglio che ciascun consumatore faccia gli affari migliori e che ciascuna impresa abbia accesso al mercato più esteso, ovunque si trovino in Europa (Junker)
Il mercato digitale europeo sconta un ritardo rispetto a quello «reale» che si traduce in termini di tutela dei consumatori, impossibilità di acquisto, tasse maggiorate per cittadini e imprese. Abbattere le barriere prevederebbe un beneficio sia per cittadini, che avrebbero più fiducia ad acquistare online fuori dai confini nazionali, che imprese, che venderebbero più facilmente in altri paesi Ue.
Le «macroaree» di intervento
Per farlo tre interventi pensati dalla Commissione. Fare tabula rasa delle barriere che impediscono l’acquisto di beni e servizi. Creare un ambiente dove sia più facile sviluppare network digitali, un’ecosistema di crescita comune. Ultimo, ma forse ancora più importante, fare del digitale un strumento chiave per la crescita economica dell’Unione.
1. Migliorare l’accesso ai mercati online
1. E-Commerce più facile
Verranno introdotte norme intese ad agevolare il commercio elettronico internazionale. Armonizzare l’Unione in materia di contratti e di tutela dei consumatori per gli acquisti online. Sia che si tratti di beni materiali (dai vestiti ai device elettronici), o di contenuti digitali (app o ebook). Ad oggi solo il 15% dei consumatori fa acquisti in paesi stranieri.
2. Abbassare costi di consegna
Pacchi sicuri e più efficienti (e a prezzi accessibili). Attualmente, il 62% delle imprese che cercano di vendere online sostiene che il costo eccessivo della consegna dei pacchi costituisce un ostacolo
3. Niente barriere geografiche
Una pratica discriminatoria utilizzata per motivi commerciali, che impedisce ai consumatori di accedere a un sito Internet sulla base della loro ubicazione. In alcuni casi li reindirizzano verso un sito di vendite locale che pratica prezzi diversi. Questo blocco può significare che il noleggio di automobili sarà più costoso se effettuato a partire da un determinato stato rispetto all’identica operazione nello stesso paese di destinazione.
4. Aggiornare la legislazione sul diritto d’autore
Obbiettivo: renderla più moderna ed “europea”. Entro fine 2015 saranno presentate proposte legislative per ridurre le disparità tra i regimi di diritto d’autore nazionali. E permettere un accesso online più ampio alle opere in tutta l’UE, anche mediante ulteriori misure di armonizzazione. L’obiettivo è migliorare l’accesso dei cittadini ai contenuti culturali online, sostenendo così la diversità culturale, e allo stesso tempo sbloccando nuove opportunità per i creatori e per l’industria di contenuti.
5. Copyright
La Commissione intende garantire che l’acquisto di film, musica o articoli significhi fruirne anche quando viaggiano in Europa. Essa esaminerà inoltre il ruolo degli intermediari online per quanto riguarda le opere protette dal diritto d’autore e migliorerà l’applicazione della legge nei confronti delle violazioni su scala commerciale dei diritti di proprietà intellettuale.
6. Livellare i costi IVA
Rendere più semplice l’acquisto, specie per le piccole imprese, in altre nazioni europee. Vendere fuori dai confini nazionale nell’Ue può costare oltre 5 mila euro in Iva. Un sistema di registrazione e pagamento elettronico dovrà tagliare questi costi.
7. Direttiva sulle trasmissioni satellitari
Rivedere la direttiva sulla trasmissione via satellite e via cavo per verificare se la sua applicazione debba essere esteso alle trasmissioni radiotelevisive online. E trovare una via per come aumentare l’accesso fuori dai confini nazionali ai servizi radiotelevisivi in Europa.
8. Antitrust
Problemi alla concorrenza che possano incidere sui mercati europei del commercio elettronico. Leggasi, antitrust.
2. Creare un’ecosistema di network digitali europei
1. Infrastrutture
Tutti i servizi digitali, dalle applicazioni ai contenuti online, dipendono dall’accesso alla banda larga e ad una buona infrastruttura che ne permetta l’utilizzo. Le telecom devono farsi più forti e competitive. E soprattutto collegare i diversi mercati europei. Che non si ripetano più quindi i ritardi e le difficoltà incontrate con la diffusione del 4G.
2. Rendere i media all’altezza del XXI secolo
Mettendo in rilievo il ruolo dei diversi operatori del mercato nella promozione delle opere europee (emittenti televisive, fornitori di servizi audiovisivi a richiesta, ecc.). La Commissione esaminerà anche le modalità per adattare la normativa esistente (la direttiva sui servizi di media audiovisivi) ai nuovi modelli commerciali per la distribuzione di contenuti-
3. Ripensare il ruolo delle piattaforme online
Motori di ricerca, social media, app store, ecc. Dovranno avere un ruolo diverso sul mercato. Un esame si farà su aspetti com la mancanza di trasparenza dei risultati di ricerca e delle politiche in materia di prezzi, le modalità di utilizzo delle informazioni ottenute, le relazioni tra piattaforme e fornitori e la promozione dei propri servizi a scapito dei concorrenti, nella misura in cui tali aspetti non siano già trattati nell’ambito del diritto della concorrenza. Esaminerà inoltre i modi migliori per contrastare i contenuti illeciti su Internet.
4. Più fiducia nei servizi digitali
E renderli più sicuri per gli utenti per quanto riguarda l’uso dei dati personali. Sulla base delle nuove norme dell’UE in materia di protezione dei dati, che dovrebbero essere adottate entro fine 2015, la Commissione procederà alla revisione della direttiva e-privacy.
5. Cybersecurity
Saranno proposte delle partnership con le aziende del settore per migliorare la sicurezza online degli utenti nell’accesso ai singoli servizi
3. Il digitale come motore dell’economia europea
1. Digital industry
Tutti i settori industriali devono essere capaci di integrare le nuove tecnologie e riuscire nella transizione da un più intelligente e efficiente sistema industriale.
2. Sviluppare strandard comuni di sviluppo
Supportare le nuove tecnologie, incoraggiare lo sviluppo di standard più efficienti. Quelli attuali sono definiti dall’interesse partigiano delle big company, specie extraeuropee, e questo danneggia la nostra competitività. Uno sviluppo europeo è necessario per definire gli standard in aree di sviluppo imminente come l’Internet of things, la cybersecurity, big data e cloud computing.
3. Spingere su data economy e cloud computing
Un ampio margine di dati è creato ogni giorno, generati automaticamente da un enorme numero di persone. E’ l’area dei big data, che è la spina dorsale della crescita. La Commissione lancerà un’iniziativa, si chiamerà Free flow of data proprio a questo fine.
4. Sbloccare i benefici dell’e-service
Le persone hanno bisogno di corrette competenze digitali per catturare le opportunità che il digitale offre. Ma al contempo più skills digitali aiutano i cittadini ad una maggiore consapevolezza di quello che possono offrire i servizi del pubblico, la «e-society», che potenzialmente possono far risparmiare milioni di euro alla pubblica amministrazione ogni anno.