Due ragazze milanesi hanno creato una startup che mette in contatto le buone idee degli studenti con le aziende. Ecco Just Knock
La qualità prima della quantità. Le idee prima del curriculum. Progetti di sviluppo aziendale prima dell’elenco di titoli accademici messi in un pdf. Just Knock è una startup milanese che a febbraio ha lanciato un servizio originale di incontro tra domanda e offerta di lavoro. «Non è un altro portale dei tanti. Gli altri si muovono su algoritmi specifici, noi mettiamo in gioco le idee dei singoli per singole aziende» dice Marianna Poletti, 25 anni, milanese, founder di Just Knock. Nel 2013 incontra in un master dello IED di Milano Arianna Marin, 28 anni, di Città del Messico. In Italia per studi, decide di rimanerci per lanciare con la sua collega il servizio. Un anno di sviluppo dell’idea, un primo test in beta version andato a buon fine con Monviso (azienda che produce prodotti iposodici) e il master MIMEC in branding e marketing della Bocconi. E poi a febbraio 2015 la release della nuova versione.
Come nasce Just Knock
Un classico. L’idea nasce da un bisogno concreto. «Durante il master in pubblicità allo IED i nostri esami erano progetti per le aziende» Ricorda Poletti. «Tanti progetti. Ma delle aziende non avevamo i contatti, e quei progetti erano destinati a rimanere lì. Io e una mia compagna di corso ci siamo dette: ma come, davvero non esiste un portale che ci permetta di inviare le nostre idee, tutelandoci della proprietà intellettuale, alle aziende?». No, l’hanno fatto loro. Una startup che ha nel nome il suo oggetto: bussare alla porta delle aziende per proporre qualcosa che possa interessare. Con l’aiuto nello sviluppo del business model di Luigi Passera, 27 anni. Non è il primo portale che in Italia mette insieme domanda e offerta di lavoro. Dai casi di successo come Jobrapido di Vito Lomele a quelli più discussi come Egomnia di Matteo Achilli, di esempi ce ne sono diversi. In cosa si differenzia Just Knock Poletti lo spiega così: «Loro hanno sviluppato algoritmi quantitativi, noi abbiamo puntato tutto sull’aspetto qualitativo. L’idea in sé. Se funziona e piace all’azienda, noi la mettiamo in contatto con chi l’ha avuta e ne tuteliamo la proprietà intellettuale». Fanno da intermediari dunque.
Il primo accordo con Adidas
E a un paio di mesi dal lancio della piattaforma sembra che la cosa funzioni. Il primo caso di successo del loro modello è arrivato da un gigante come Adidas. Uno studente di Economia della Bocconi ha proposto un’idea di sviluppo di marketing. E ad Adidas è piaciuta e ha deciso di contattare il ragazzo. E la speranza che possa diventare un lavoro vero. Non si può essere certi che l’azienda poi assumerà il ragazzo. O che non gli rubi l’idea per poi non rinnovare il contratto. «Ma se dimostra di essere un talento, l’azienda non se lo farà scappare, non è nel suo interesse» è sicura Poletti.
Né nome, né sesso, né curriculum del candidato
Funziona così. Il ragazzo o lo studente butta giù il progetto dell’idea. Just Knock contatta l’azienda, manda un abstract dell’idea. Se piace l’azienda chiede più informazioni sullo studente a Just Knock, che invia un curriculum dettagliato. All’azienda quindi arriva in prima istanza solo l’idea. Non il sesso, l’età, gli studi, la nazionalità del candidato. Valuterà solo il progetto. Se piace, potrà avere maggiori dettagli
«Lo studente in Just Knock ha un ruolo attivo. Non c’è una competizione tra studenti sull’idea migliore. L’idea è del singolo che dice all’azienda: ehi, qui ho un’idea interessante per te». In due mesi sono stati raccolti 15 progetti per 15 aziende. Da Adidas la prima risposta positiva. Adesso la startup è ancora in fase beta. Serve il primo accordo, e altri per convincere potenziali investitori della scalabilità del modello. «Per ora andiamo in giro per aziende a cercare nuovi accordi. Entrare in Just Knock per le aziende non costa nulla, come non costa per gli studenti». Il modello di business è una fee che le aziende pagano per ogni idea presa (e ragazzo assunto). 160 euro. Perché 160 euro? «Ci siamo accorti da ricerche di mercato che la ricerca di un talento per curriculum alle aziende costa tempo e denaro. Quei 160 eruo sono meno rispetto a quanto spenderebbero facendolo da sé, è una fee fissa per tutti».