In due ore di programma sono stati investiti più di tutti gli investimenti in startup fatti a maggio. La correlazione è solo simbolica, qui un po’ di dati. E come si sono comportati davanti allo shermo i protagonisti
La prima puntata è andata. Shark Tank Italia in numeri: 142 minuti di trasmissione, 14 pitch, 8 startup hanno ottenuto investimenti, la cifra complessiva investita dai 5 squali italiani è di 1,7 milioni di euro per una percentuale in media del 20% di equity. Vista così, in un paio d’ore di programma 5 investitori sono entrati nel 20% del capitale di 8 startup. E con una somma ragguardevole. Quasi favolistica per il mercato del venture. Di qualsiasi paese. Magia della Tv. Facciamo un altro passo, che in realtà è un gioco ma serve come ripasso. Paragoniamo il flusso di denaro e investimenti del format televisivo con quello del mercato dei venture. Sappiamo che la correlazione è sballata per tanti motivi: tempi, plot televisivi, format etc. Però racconta un po’ il potenziale di questo format. Oltre agli altri motivi (e le paure) che abbiamo raccontato qui.
Qui tutto ciò che c’è da sapere su Shark Tank se non ne hai mai sentito parlare
Un grafico per cominciare. Racconta quanti soldi (dove e da chi sono stati investiti) ieri sera. Il vero squalo è Fabio Cannavale di Lastminute.com. Investe 875 mila euro (da ora in poi K). In ArtLite investe 750K. Per dire, i siti di settori ci avrebbero fatto un pezzo. E noi pure. Qui gli altri dati. Il grafico è interattivo e se ci passate sopra col mouse potete vedere i dettagli degli investimenti.
Il paragone (scherzoso) col mercato dei venture
I dati sono pochi. Discordanti. E sono una lente in un mercato che gli stessi addetti ai lavori faticano a valutare con precisione. Parliamo di investimenti in startup. E di ventures. Secondo i dati dell’Osservatiorio Digital Innovation (presentati al Gec 2015 di Milano) sarebbero stati 118 milioni gli investimenti in startup nel 2014. Qualche giorno dopo l’Associazione italiana del Private equity e Venture capital riduce la cifra 43. Gli analisti dicono che sia più probabile la seconda per via di un focus più stretto sulle aziende innovative nate da poco che stanno provando a scalare il mercato. Quindi prendiamo per buona questa cifra e proviamo a fare un gioco. Nelle due ore di shark Tank sono stati fatti investimenti per 1,7 milioni. Più degli investimenti fatti nel solo mese di aprile 2015. Qui la classifica provvisoria degli investitori.
Le pagelle (televisive) degli investitori
Il programma, voto: 7
Non è per niente semplice che un nuovo format, d’importazione, alla sua prima puntata e in prima serata tenga incollati allo schermo quasi un milione e mezzo di italiani. Eppure Shark Tank ci è riuscito, facendo gli stessi numeri dei talk politici.
Bello lo studio, molto simile in quanto a scenografia all’edizione originale statunitense, un po’ underground un po’ salotto, un po’ archeologia industriale. Regia e fotografia essenziali ma di qualità (merita di essere visto in Hd, davvero), fluido nel racconto introduttivo delle varie startup che si contendono i soldi degli sharks.
Siamo un po’ delusi dagli insert grafici: ci sta che sottolineare le richieste degli startuppers e le varie offerte e controproposte, ci sta anche “spammare” il bannerone che invita a twittare con l’hashtag #SharkTankIT (che peraltro ieri sera era tra i trending topic italiani), ma da un programma rivolto al pubblico di Italia1 (e non solo agli addetti ai lavori) ci saremmo aspettati comunque anche una parte “tutorial”, magari con qualche insert grafico, meglio ancora se scheda, sul glossario delle startup e sulla terminologia tipica di questo settore. Ma era la prima puntata, e il giudizio è molto buono.
Innovatori.
Luciano Bonetti, voto: 5
Non arriva alla sufficienza, non in questa prima puntata. Dallo squalo con il motto più controcorrente (“se continui a fare quello che sai fare, resti il coglione che sei”) ci aspettavamo molta più propensione al rischio e molta più “aggressività” televisiva. E’ il tester della squadra, è lui a saggiare a bordo di una Smart il sensore di retromarcia portatile di Brevetti Lab, a collaudare il materasso componibile di MOSAiQ e la birra al mais corvino di CMR (anche se in questo caso lo scatto felino verso le birre e i prodotti del giovane ventunenne Carlo Maria Recchia è stato di Gianluca Dettori).
Doveva dominare la scena invece non solo non ha investito praticamente nulla, eccezion fatta per le quote che divide con gli altri sharks in MammaMenia e CMR, ma alla fine della fiera pochi interventi e poca iniziativa. Degni di menzione gli occhiali in effetto legno, d’altra parte è pur sempre un uomo di Foppapedretti.
Pesciolino, per ora.
Gianluca Dettori, voto: 7
Televisivamente è quello che funziona più di tutti. Buca lo schermo: è passato dal “c’ho mica scritto pirla?” alle lacrime vere e sincere per la storia della founder di MammaMenia, Filomena Cutrupi. In un format tv senza conduttore alla fine è sempre lui, insieme a Vigorelli, a tessere le trama di ogni trattativa.
Avevamo scritto che Dettori e Cannavale sarebbero stati più squali degli altri, certamente Gianluca vince in presenza televisiva (il suo 7 perché stacca tutti in questo) ma dopo aver visto questa prima puntata ci aspettiamo di più in quanto a propensione al rischio (nella prima puntata ha investito “soltanto” 84K, dei quali 30 per PolentOne, 30 per CMR e 24 per MammaMenia). E’ partito in quarta con i 30K investiti sullo startupper che vuole portare la polenta negli Usa come street food, ma poi si è chiamato fuori (Gianluca, proprio tu!) da Dolly Noire, la startup under 25 di Buccinasco che con le sue t-shirt si sta ritagliando un ottimo posizionamento tra il popolo dell’Hip Hop italiano. Forse da buon surfer sta aspettando l’onda giusta tirare fuori i denti e fare il colpaccio.
Anchorman.
Gianpietro Vigorelli, voto: 7
Il fuoriclasse del marketing e dell’advertising italiano ha dettato con Dettori il ritmo dello show, e ha vestito egregiamente i panni di “saggio”. Un investimento notevole messo a segno con Cannavale sulla coppia (nella vita e in azienda) di Cali Hotplate, il piatto che mantiene il cibo sempre caldo, per il quale i due hanno investito 130K.
Molto paterno e mai paternalista, voleva dare una mano ai giovani di Floome, che però dopo essersi ritirati in camera di consiglio hanno rilanciato mantenendo l’offerta degli sharks ma dimezzando la quota societaria di ingresso, incassando così un coro unanime di “mi chiamo fuori”. Peccato. Non ha stupito, invece, che il padre di Jake La Furia dei Club Dogo non abbia voluto investire su Dolly Noire: in famiglia a ciascuno il suo.
Con i suoi quasi 130K (129, per la precisione: 75 per Cali Hotplate, 30 per CMR e 24 per MammaMenia) è terzo sul podio degli investitori della prima puntata. Ma l’investimento migliore, portandolo in squadra, lo hanno fatto gli autori e Italia1.
Certezza.
Mariarita Costanza, voto: 8
E chi se lo aspettava un exploit del genere? Tutto giocava contro di lei: donna, giovane, unica rappresentante del sud in un settore dominato in tutta evidenza dal nord (basta leggere le bio). Eppure il secondo gradino sul nostro podio (ma solo perché Cannavale è riuscito a stupire) se lo merita tutto. L’imprenditrice di Gravina di Puglia è riuscita a catturare nella sua rete un affare da mezzo milione di euro che presto potrebbe diventare una gallina dalle uova d’oro: IPPS il sensore di parcheggio portatile di Brevetti Lab. Un 12% che le permetterà – se la startup del napoletano Fabio Lettieri scalerà in tutto il mondo entro due anni – di partecipare ad utili di tutto rispetto. Complessivamente Mariarita Costanza ha investito 554K, 500 per IPPS, 30 per CMR e 24 per MammaMenia. Da non perdere di vista, la signora del software, che comunque come da lei stessa rivelato è in affari anche nel settore della sicurezza automobilistica.
Rivelazione.
Fabio Cannavale, voto: 9
Squalo fino al midollo e, soprattutto, buon capitano di fregata. Non ha deluso le aspettative degli addetti ai lavori, anzi, il Re Mida dei viaggi online ha stupito con effetti speciali. In una sola puntata quasi un milione di euro di investimenti: 879K, per l’esattezza: 750K per AirLite, 75K per Cali Hotplate, 30 per CMR e 24 per MammaMenia, alla quale ha regalato un “chiedi solo 90 mila euro, voglio darti di più”). Pungente al punto giusto, ha girato intorno a ogni sua potenziale preda con fare da gentiluomo british, coinvolgendo spesso anche agli altri sharks in alcuni affari. A un certo punto entrano in scena due startuppers non più ventenni, con una nuovissima pittura inodore e contratti per 5 milioni di euro, che la sparano grossa: 750K per il 3% della società. E poi altri numeri, 150K di fatturato preventivato nei prossimi 5 anni. Inizialmente sembra diffidente, al punto che gli altri sharks, uno ad uno, si chiamano fuori dalla partita. Fino a quando, sul fotofinish, soprende tutti: “Ci sto”.
Genio.
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