A Londra per lanciare una startup, arrivano al successo in Italia con Antlos
A volte le aspirazioni ci mettono poco a trasformarsi in realtà. All’incirca un anno fa due amici, Michelangelo Ravagnan e Marco Signori, si recavano per qualche settimana a Londra. Obiettivo, entrare nel giro delle startup locali, e trovare terreno fertile per il loro progetto: un Airbnb delle imbarcazioni, in cui privati proprietari di imbarcazione potevano mettere a disposizione il natante per consentire anche a chi non naviga nell’oro, di godersi una vacanza sul mare a prezzi accessibili.
Il principio è lo stesso su cui si fonda il celebre sito di condivisione (a pagamento) di appartamenti nato in California. Trasportarlo però in campo marittimo, dove vigono leggi, prassi e consuetudini particolari, non è cosa semplice. Ma ai due, entrambi originari di Venezia, l’esperienza non fa certo difetto. Michelangelo, che ha frequentato la scuola d’arte, lavora sulle barche da quando ha 18 anni, fino a diventare comandante di yacht e a lavorare per una delle più grandi aziende italiane di charter; Marco studia invece design, e condivide la stessa passione per gli orizzonti marini – coltivata andando a vela.
Se c’è qualcuno che, sulla carta, può farcela, sono loro. La devono pensare così anche i selezionatori di H-Farm, che ricevuta la candidatura per uno dei loro percorsi di accelerazione, li chiamano, mentre sono ancora OltreManica, e dopo una serie di colloqui, li accettano nel loro programma.
L’esperienza inglese finisce ancor prima di cominciare, ed è tempo di darsi da fare e far vedere, in patria, quello che si è capaci di fare.
Da ottobre a gennaio, si lavora quindi al concetto e si mette in piedi la piattaforma. Al team si aggiunge Nicola Peduzzi, lead web developer, altro amico che lascia un buon post in H-Art e diventa a pieno titolo un co-founder. Nasce Antlos, che viene reclamizzato appunto come “l’Airbnb delle barche” e si comincia a fare sul serio.
“Alla fine del percorso di accelerazione – spiega Ravagnan – abbiamo avuto un primo investimento early stage, oltre che da H-Farm, da altri finanziatori come Club Italia Investimenti e da uno dei soci minori di H-Farm, che è entrato come business angel”. Il sito viene lanciato ufficialmente ad aprile, in lingua inglese. Si punta ai clienti italiani, ma non solo; il turista ideale per questo tipo di “esperienze” è quello del nord Europa e si propongono vacanze in barca tutto compreso nei paesi del Mediteranneo: Spagna, Italia, Croazia, Grecia.
Come nel caso di Airbnb, Antlos fa solo da intermediario. Questo, assieme al modello di business, basato su una commissione variabile sulla cifra spesa dall’utente (si va dal 6% al 12% del totale, maggiore è la spesa, minore è la percentuale), alla possibilità di rimborsi, al sistema di feedback e di rating degli skipper, distingue la startup da altre realtà attive nello stesso campo che assomigliano più a delle normali agenzie di viaggio.
Agli skipper, che mettono a disposizione la propria barca, Antlos non chiede nulla (a parte il rimborso delle spese di transazione con carta di credito): ci sono però delle regole da rispettare. In primis, come avviene per altre soluzioni di sharing economy, è la startup che trattiene i soldi, fino a quando il servizio non viene erogato: questo dovrebbe dissuadere i proprietari dal fornire prestazioni non adeguate, o non corrispondenti a quanto reclamizzato.
A monte, poi, c’è una sorta di “selezione” degli skipper, per controllare che abbiano tutte le carte in regola. Anche se la responsabilità, in ultima analisi è sempre di chi possiede la barca, e non di Antlos, che fa firmare allo scopo ai clienti una liberatoria.
Per gli utenti, il costo finale, in media, non dovrebbe essere molto dissimile da quello di una vacanza tradizionale. “Una settimana tutto compreso – dice Ravagnan – può costare attorno ai 700 – 800 euro a testa”. Tanti o pochi, a seconda dei punti di vista e delle abitudini, ma di certo un importo paragonabile a quello di una vacanza all’estero, che spesso comporta doversi sobbarcare anche il costo di un volo.
Il sito, per ora solo in inglese, avrà presto anche una versione in italiano e in altre lingue. L’obiettivo è ora espandersi oltre il Mediterraneo e arrivare fino ai Caraibi, meta prediletta di vacanzieri ben forniti di quattrini. Il sogno sarebbe quello di sfondare a livello americani e mondiale, impresa non impossibile, ma non facile, anche per la presenza sul posto di concorrenti, come Boatbound, che offrono un prodotto per certi versi simile. Non sarà certo una bella sfida, in ogni caso, a spaventare il team veneto. Chi va in barca sa cosa significa aspettare, e cogliere il momento giusto per alzare le vele.