Il secondo report del 2015 di KPMG racconta di un’Europa che cresce sul mercato dei venture (6,6 miliardi in 6 mesi) e compare la prima società italiana nel ranking. Mizzi: «Merito di alcune scelte fatte in questi mesi»
Tim Ventures entra nella top 16 dei venture europei secondo l’ultimo report pubblicato da KPMG. Ed è l’unica società italiana tra gli investitori più attivi in Europa. Nel secondo report del 2015 la società di consulenza ha mappato come si sta muovendo il mercato del venture europeo. 3,2 miliardi miliardi investiti negli ultimi tre mesi del 2015 che, aggiunti ai 3,4 del primo trimestre, diventano 6,6 miliardi. Il mercato europeo del venture cresce, e tanto. «Una crescita molto marcata» si sbilancia KPMG che si attesta a 2,2 miliardi di investimenti in più rispetto ai primi sei mesi del 2015 (erano 4,4 miliardi). Insieme alla cifra totale investita, cresce anche la media degli investimenti. Quelli in late-stage, i «mega-deal» sono saliti nel secondo trimestre del 2015 a 52,2 milioni in media. Quasi il doppio rispetto al primo trimestre.
La crescita, superiore a quella di Nord America e Asia, è dovuta principalmente agli «sforzi dell’Europa di far crescere l’ecosistema delle aziende tecnologiche e creare le condizioni affinché crescano» si legge nel report. Secondo gli analisti di Kpmg, tra i segreti delle nazioni europee che crescono di più c’è quello di aver imparato bene quello che succede nella west coast americana. Londra per esempio ha sviluppato una forte comunità di startup che ha un forte impatto sull’economia del Regno Unito. Le altre nazioni stanno cercando la loro via per accelerare la crescita delle startup. L’Irlanda in primis. Ma anche la Germania ha molti link con le società di investimento Usa.
In Usa investiti 19 miliardi in 3 mesi. In Asia 10
L’Europa cresce, anche se c’è ancora molta strada da fare per recuperare il gap con gli Usa e l’Asia, dove nel secondo trimestre del 2015 rispettivamente si è investito 19 miliardi in 1180 deals (USA) e 10,1 miliardi in 313 deals (Asia). Ma nemmeno questa è una notizia da leggere negativamente per gli analisti della società di consulenza. La bassa valutazione delle startup europee ha un effetto positivo: le aziende attraggono sempre di più gli investitori esteri. Specie dai fondi di venture capital statunitensi. Che hanno successo investendo in Europa e a loro volta attraggono maggiori investitori. Un circolo virtuoso.
«C’è stato un grande interesse nella startup scene europea recentemente» ha commentato Barry Carter, che guida la sezione Deal Advisory per KPMG, «Per esempio Londra ha una forte cultura e una forte community di startup e si avvantaggia dall’aver preso ispirazione dalla Silicon Valley per anni».
Meno investimenti in seed (36%) ma aumentano i round A (27%) e i serie D (10%). Quasi la metà degli investimenti sono in aziende che si occupano di Internet (47%). Tra le società più attive secondo il ranking di KPMG c’è High-Tech Gruenderfonds (fondo a metà pubblico e privato tedesco) seguita da Mercia Fund Management (Uk, una 40 di investimenti all’attivo) e la ancora una tedesca Earlybird Venture Capital (1 miliardo di investimenti all’attivo oggi).
Mizzi: «Merito dell’accelerazione di Tim Venture»
Nelle prime sedici (qui il grafico) compare per la prima volta un’italiana. E’ TIM Ventures: «E’ l’effetto dell’accelerazione che abbiamo dato nei primi mesi» ha commentato a StartupItalia! Salvo Mizzi, allora a capo del fondo di Telecom, oggi passato a guidare quello creato da Invitalia. «Abbiamo fatto 12 closing in 8 mesi ma credo che soprattutto abbia pesato nel ranking di KPMG la nostra scelta di entrare nel syndicate di Angel List con 100 mila euro». Era il 15 marzo 2015 e il fondo allora guidato da Salvo Mizzi aveva aderito al Syndicate Investor lanciato da Gil Dibner sulla celebre piattaforma che sta rivoluzionando tutta la Venture Capital industry, Angel List, fondata da Naval Ravikant, tra le figure chiave e più influenti della Silicon Valley. Oggi Mizzi si sta dedicando alla sua nuova sfida con Invitalia Ventures, il fondo creato dalla controllata del ministero dell’Economia. Ma l’essere rientrata nel monitor di KPMG è merito di chi lo guidava fino a giugno 2015. Al successore di Mizzi il compito di portare avanti quanto fatto fin qui.