Sono Diaman Tech, TocTocBox, ShinSoftware, BIOerg, Cynny e tutte sono riuscite a raggiungere il loro obiettivo. Andando addirittura in overfunding
Il crowdfunding, cioè il il finanziamento diffuso dal basso e fatto tramite una piattaforma, in Italia è ancora uno strumento poco usato, anche se la parola non è più così sconosciuta come lo era anni fa. Parola di Chiara Spinelli, esperta di crowdfunding e ora a Registro.it, che spiega che il motivo principale di questa arretratezza è dovuto al fatto che «siamo un paese arretrato, in cui c’è un forte ritardo su tutto quello che è digitale». Senza contare lo scetticismo che caratterizza i pagamenti online. Infine, spiega la Spinelli, «è anche un problema di target: tra noi e i nostri genitori è chiaro che quelli che hanno più soldi sono loro. Ma non hanno né la cultura digitale né la mentalità giusta per finanziare una startup con il crowdfunding». Però il problema, secondo la Spinelli, è anche un altro: «in Italia con l’equity crowdfunding si è pensato più a creare lo strumento del funding che a creare una vera e propria community di sostenitori della startup finanziata. In questo modo si è creato una platea di “affamati” di finanziamento ma non di sostenitori». Eppure, in Italia, di piattaforme ce ne sono un bel po’, anche se non sono poco popolate. Vediamo quali.
Le startup italiane che ce l’hanno fatta
Nonostante tutti i problemi che il crowdfunding incontra in Italia, esistono startup che lo hanno utilizzato per finanziarsi. Ne abbiamo selezionate 5 che raccontano chi e come ce l’ha fatta.
1. Diaman Tech: veneta, è la prima operazione di equity crowdfunding in Italia e risale al 31 dicembre 2013. La piattaforma utilizzata è quella di Unicaseed, il primo portale di equity crowdfunding autorizzato dalla Consob. L’obiettivo di 147mila euro è stato centrato e superato, arrivando a 160mila euro, in soli tre mesi. Diaman Tech è lo spin-off delle attività tecnologiche e software del gruppo Diaman Holding e si occupa di ricerca, sviluppo, produzione e distribuzione di prodotti software per la finanza.
2. TocTocBox: ha raggiunto gli 80mila euro prefissati grazie a 25 investitori che hanno donato, in media, 3200 euro a testa, con un range che andava tra i 250 e i 35mila euro. Si tratta di una piattaforma collaborativa per le spedizioni: gli utenti diventano per la prima volta sia fruitori che esecutori di un servizio di spedizione. È una specie di AirB’nB delle spedizioni da utilizzare nel caso in cui si voglia far arrivare un pacco da Firenze a Napoli tramite persone che devono comunque fare quel viaggio. Il prezzo? Da stabilire in base a distanza e spazio occupato dal pacco in un’ottica di cost sharing: chi spedisce contribuirà alle spese di viaggio di chi trasporta. Una volta consegnato il pacco, l’utente rilascerà un feedback a uso e consumo degli altri utenti. Nelle prossime settimane TocTocBox cercherà di raggiungere i 120mila euro, andando in overfunding.
3. ShinSoftware: la campagna di crowdfunding è stata fatta su Assiteca Crowd e ha permesso di raccogliere 402mila euro con 19 investitori (che in media hanno investtito 21mila euro ciascuno e hanno ottenuto il 34% delle quote). Il progetto è quello di una piattaforma informatica, SHOWin3D, che consente di convertire i file CAD (indispensabili per la produzione di qualsiasi oggetto) in rendering 3D interattivi, visualizzabili da chiunque in modo assolutamente intuitivo e senza alcuna conoscenza o capacità informatica, tramite i principali browser su computer, tablet o smartphone.
4. BIOerg: è una startup marchigiana che ha realizzato un metodo low-cost per la produzione del destrano, un polimero di sintesi naturale versatile e attualmente impiegato solo nell’industria farmaceutica dato l’elevato prezzo di vendita che oscilla dai 300 ai 3000 €/kg in base alla purezza del prodotto. BIOerg ha isolato un microbo iperproduttore di destrano e ottimizzato il terreno di cultura, abbattendo il costo di produzione e quindi il prezzo di vendita e aprendo così la strada verso nuove applicazioni tra cui la cosmetica, il settore alimentare, il settore dell’healthcare e il recupero delle acque reflue. La campagna è la prima, e per ora unica, presentata sulla piattaforma marchigiana Next Equity, legata all’Università di Camerino, e ha raggiunto il proprio obiettivo di raccolta di €452.576 in due mesi dal lancio, grazie al contributo di 56 investitori che, dunque, in media, hanno investito ciascuno €8.100 a fronte di un complessivo 44% di quote della società.
5. Cynny: 300mila euro raggiunti per l’1% di capitale. Si tratta di una piattaforma utilizzata per la condivisione di contenuti che mira a rivoluzionare il mercato del content sharing. Si possono realizzare video interattivi con i propri contenuti, consentendo a chiunque di trasformare in video le proprie foto, clips e musica direttamente nel browser di smartphone, tablet o PC di chi li guarda. Cynny permette di adattare i contenuti in base alla fisionomia dello spettatore durante la riproduzione del Livecast (video), che si “adatta” alle sue reazioni emotive/espressive. Ha una valutazione molta alta per essere una startup (quasi 30milioni di euro), per questo ha varato una seconda tranche da 600mila euro, di cui 400 sono già stati raccolti.
10 piattaforme tra cui scegliere
Kickstarter: arrivata in Italia da poche settimane, Kickstarter è stata fondata da Yancey Strickler, Perry Chan e Charles Adler. In sei anni, ha raccolto quasi due miliardi di dollari, coinvolgendo 8,8 milioni di persone e dando vita a a 86mila progetti. Ma non è l’unica opzione che le startup italiane hanno, se scelgono la strada del crowdfunding.
Eppela: usata soprattutto per progetti di arte, cultura, lifestyle e economia, è stata fondata nel 2011 da Nicola Lencioni e da poco è arrivata negli Usa. Ha raccolto in questi anni più di 5 milioni di euro, con una media di 6500 euro a finanziamento.
DeRev: nel 2013 Roberto Esposito la fonda pensando di fornire da una parte un classico crowdfunding e dall’altra dedicarlo alle petizioni e alle mobilitazioni. Sì perché il concetto al centro di DeRev è “rivoluzione”: è un sito orientato di più alla politica, all’attivismo online e all’associazionismo. Famosa per aver raccolto 1,5 milioni di euro per la ricostruzione della Città della Scienza di Napoli.
Produzioni dal Basso: è la prima piattaforma italiana, nata nel 2005 per mano di Angelo Rindone. Due le logiche con cui è stata fatta: quella di reward-based, cioè le campagne che prevedono ricompensa, e quella di donation-based, vale a dire senza alcun obbligo nei confronti di chi fa la donazione.
WeDo: piattaforma di Telecom Italia, anch’essa caratterizzata dalle due tipologie usate da Produzioni dal Basso. Finanzia cause sociali e funziona a cicli: tre cicli in dodici mesi per un massimo di cinque progetti, a cui vengono dedicati quattro mesi ciascuno. La prima selezione la fa direttamente Telecom, che decide quali progetti lanciare e stanzia il 25% del totale dell’importo fino a un massimo di 10mila euro. I topic sono l’ambiente, la cultura digitale e l’innovazione sociale.
Kapipal: nasce nel 2009 grazie ad Alberto Falossi con una peculiarità: si possono presentare progetti di tutti i tipi, anche con un taglio strettamente personale. A soli quattro anni dalla sua fondazione, è stata acquisita dal fondo GrowVC.
Starteed: fondata da Claudio Bedino, offre delle soluzioni tecnologiche per il crowdfunding aiutando gli utenti a avviare una campagna autonoma.
Limoney: nata solo due anni fa, ha già raccolto 70mila euro per 174 progetti. Predilige arte e cultura.
Kendoo: una piattaforma nata a Bergamo incentrata principalmente su ecommerce, web e giornalismo.
SiamoSoci: nasce nel 2010 da un’idea di Dario Giudici, è una sorta di equity crowdfunding che finanzia i club deal, cioè finanziamenti effettuati da singoli investitori che coprono una parte dei costi del progetto.