E’ una delle dieci finaliste di .itCup 2015. Il CEO Germani: “in questo modo limitiamo anche gli sprechi alimentari”
A partire da oggi vi presentiamo le dieci finaliste che il 24 settembre verranno valutate dagli investitori nella semifinale di .itCup 2015. Solo cinque di loro approderanno alla finale del 9 ottobre durante Internet Festival. La prima a salire sul palco è TapFood
TapFood è una piattaforma dedicata alle imprese del Food&Beverage che offre un servizio ad alto contenuto tecnologico che unisce vendita online, business intelligence e informatizzazione delle procedure, e permette di collegarsi ad un’app che garantisce agli utenti un’esperienza d’acquisto innovativa e creativa. Ha risposto alle nostre domande il CEO Mauro Germani.
Come nasce l’idea di TapFood?
«Stavamo cenando in una pizzeria al taglio. Mentre il pizzaiolo ci stava servendo gli è squillato il telefono e si è segnato due nuove ordinazioni. Un nuovo ordine derivante dal sito web è arrivato su una piccola stampante, e in quel momento è entrato il trasportatore a cui andavano consegnate le nuove pizze e stampato lo scontrino: due pizze capricciose, ma… proprio in quel momento erano finiti i carciofini. Non ce ne rendiamo conto, ma gestire un’attività di questo tipo ha una complessità estremamente elevata e comporta la presenza di tempi morti senza creazione di valore aggiunto, attese lunghe per i clienti e un carico di stress per l’esercente non indifferente, senza contare la difficoltà nella gestione “ad occhio” della catena di fornitura e delle scelte quotidiane, che spesso non permette al titolare di prendersi una pausa, se non chiudendo il locale. Dopo questo episodio abbiamo deciso che dovevamo trovare una soluzione a tutto questo, anche perchè nonostante il mondo negli ultimi vent’anni sia cambiato radicalmente, questo tipo di attività spesso continuano ad avere lo stesso tipo di gestione di due decadi fa. Così abbiamo chiesto al pizzaiolo quali erano le problematiche più grosse nella gestione dell’impresa, e arrivati a casa abbiamo iniziato a progettare TapFood. Un mese dopo avevamo intervistato un centinaio di attività, ed avevamo capito cosa dovevamo fare. Oggi abbiamo sviluppato il primo sistema che permette di vendere online (tramite un’app per i propri clienti) e gestire la propria attività: tutto da un unico dispositivo, tramite un software in cloud. Dopo i primi clienti-tester, a ottobre di quest’anno partiranno le prime installazioni».
Quali tipi di costi dell’impresa abbatte TapFood?
«Grazie all’applicazione gratuita per utenti si risparmiano innanzitutto i costi delle chiamate dai clienti al ristoratore e viceversa: nessun dubbio sull’ordine, prodotti e tempi sono definiti e chiari a tutti! Inoltre gli utenti potranno ricevere sconti o promozioni aggiuntive. Ma i maggiori risparmi si avranno nella gestione dell’attività: sarà possibile infatti abbattere alcuni costi fissi, come il costo di una o più linee telefoniche, o si potranno dedicare i dipendenti a mansioni a più alto valore aggiunto, come il servizio al cliente o la gestione degli ordini, in modo da aumentare il livello di servizio offerto da una parte e offrire una miglior esperienza d’acquisto ai propri clienti dall’altra. Inoltre, con il tracciamento GPS delle consegne si potranno ottimizzare i viaggi dei trasportatori per un vantaggio in termini di tempo, risorse e inquinamento. Grazie alle partnership con alcuni dei principali fornitori di beni non sensibili ma continuativi (per esempio packaging, forniture elettriche, servizi di stampa, attrezzature per la cucina, ecc.) i nostri aderenti avranno la possibilità di concentrare i loro acquisti in una sorta di “shopping community” con cui ricevere grossi risparmi grazie alle economie di scala che si generano da tutta questa massa di acquisti; il tutto gestito da una sezione del software installato nel registratore di cassa. Ma non è finita qui: tramite la sezione di TapManager dedicata alla gestione del magazzino si potranno limitare al minimo gli sprechi alimentari dovuti ad una cattiva gestione delle scorte, a tutto vantaggio del bilancio aziendale e dell’ambiente. Infine, grazie alla versatilità del sistema, sviluppato in ambiente Android, i nostri clienti potranno da una parte risparmiare sulla manutenzione e velocizzarla, utilizzando il software da un qualsiasi smartphone, dall’altra potranno visualizzare i trend e le statistiche della loro attività, ed ordinare le forniture comodamente da casa».
Qual è l’utente finale? Solo imprese?
«TapFood è una piattaforma B2B2C, nata con lo scopo di interfacciare le attività commerciali dedite alla vendita di cibo pronto per la consumazione (pizzerie, paninoteche, kebab, gelaterie, ecc.) da una parte ai loro clienti che già da anni utilizzano supporti digitali per fare gran parte dei loro acquisti, dall’altra ai loro fornitori, per snellire le pratiche e limitare sprechi di tempo e risorse. Grazie all’unione dell’app per gli utenti, e il software gestionale basato su tecnologia Android, integrato nel registratore di cassa, si crea la perfetta sinergia tra acquisto rapido e divertente per tutti coloro che desiderano del cibo da asporto tramite un menù del tutto innovativo e l’informatizzazione delle procedure, la riduzione dei costi, il nuovo canale di vendita digitale e la gestione ottimizzata della proprià attività per i ristoratori».
Molti vanno in Silicon Valley per investire sul proprio progetto innovativo. Secondo te in Italia cosa non funziona? Dove si blocca il meccanismo della filiera?
«Il gap tra l’Italia e gli USA o altri posti molto interessanti per noi startupper come Londra, Israele o Stoccolma non è tanto da ricercare nella mancanza di strutture a sostegno delle startup (non mancano infatti poli scientifici, incubatori certificati, ecc.) o nell’assenza di strumenti utili all’avvio di imprese innovative (vi sono molti premi e iniziative a favore delle startup, proprio come .itCup, seppur in misura minore rispetto ad altri paesi); il problema principale in Italia è l’assenza di una cultura imprenditoriale che si manifesti in iniziative innovative ed ad alto rischio. Manca quindi una vera e propria cultura del fallimento (nei paesi anglosassoni “fallire” non è assolutamente negativo, anzi, significa aver provato e aver imparato dai propri errori). Altro grosso ostacolo tutto italiano è la pachidermica e mostruosa macchina burocratica. Essa permea ogni aspetto della vita economica di una startup e ne rimane un corpo estraneo dato che utilizza modi e metodi incompatibili con questo tipo di attività economica. Riassumendo, ciò che blocca il marketplace delle startup sono l’impossibilità di avviare collaborazioni che apportino valore aggiunto fra le startup e la pubblica amministrazione, gli ostacoli di tipo culturale, la difficoltà di fare rete e il disinteresse generalizzato da parte del grande pubblico riguardo a ciò che le startup possono apportare al sistema Paese, al di là di qualche trasmissione televisiva».
Perché avete deciso di partecipare ad .itCup?
«La prima volta che abbiamo sentito di questa competizione tra startup dedite all ICT è stata in occasione di un video postato da un entusiasta Daniele Ratti (CEO di FattureInCloud) che raccontava la sua esperienza in Silicon Valley. Ci siamo quindi subito informati e ciò che abbiamo scoperto in seguito ci ha convinto ancora di più ad investire del tempo nella predisposizione del materiale richiesto per la competition e nel redigere la domanda. Sicuramente la possibilità di seguire i tre giorni di formazione specifica a Pisa e la prospettiva di vincere il grant messo a disposizione di b-ventures nonchè l’essere seguiti dal lato comunicativo da iDNA è stato un ottimo stimolo al presentare la nostra candidatura. L’essere poi tra le 10 startup selezionate per la fase finale è stato motivo di orgoglio da parte di tutti i membri del team».
Reblog da itcupregistro http://www.itcupregistro.it/it/le-finaliste-di-itcup-2015-tapfood/