Sono cagliaritani e hanno creato Guide me RIght ,un servizio che ha applicato la sharing economy al turismo, tramite una guida del posto, chiamato local friend. Un post di uno dei founder, che racconta quanto è difficile
Quante volte ci hanno chiesto chi è (o cosa è) un local friend? Quante volte ci hanno chiesto se vogliamo sovrapporci alle guide turistiche o come vengono certificati i local friend? Quante volte hanno provato a farci perdere entusiasmo, senza riuscirci..
Abbiamo sempre risposto a queste domande. Abbiamo sempre cercato il dialogo con i professionisti del settore che ci accusano di non rispettare. Abbiamo sempre cercato il confronto con le amministrazioni pubbliche per trovare una soluzione. Cosa è emerso? Una sola, scostante, risposta: “Il servizio è bello, innovativo e credo sia anche utile, ma non vi possiamo aiutare”.
Ok, lo capiamo e andiamo avanti per la nostra strada, sicuri di star creando qualcosa di innovativo e utile per tutti: persone del posto, viaggiatori e, soprattutto, le località stesse. Allora oggi, dopo l’ennesimo articolo che prova a far passare un local friend per una guida abusiva e la Sharing Economy come un movimento di persone incapaci di intendere e rispettare gli schemi del sistema in cui viviamo, ci piacerebbe dire la nostra per provare a farvi capire che forse non siamo noi a dover aprire gli occhi.
Facciamo chiarezza: cosa è un local friend
Chi scrive è Luca. Sono uno dei co-fondatori di Guide Me Right e appartengo alla così detta generazione dei “millennials”. Quelli cresciuti in un mondo idilliaco per poi scoprire che l’apparente benessere del passato si basava su un futuro labile e incerto che stiamo sperimentando sulla nostra pelle. Quelli cui piace viaggiare senza avere una dimora fissa. Quelli che si laureano prima di iniziare veramente a formarsi. Quelli dell’Erasmus e dei rapporti a distanza. Quelli che, per necessità, si devono inventare un lavoro e che cominciano a prenderci gusto. Quelli della globalizzazione ma che continuano a mangiare i prodotti di casa loro e a intristirsi su Skype. Quelli sempre connessi ma quasi mai soddisfatti.
Da una serie di esperienze personali ed accademiche nasce l’idea di Guide Me Right: un market-place online dove scoprire e prenotare esperienze locali autentiche in compagnia di un Local Friend.
Chi è per noi un Local Friend? Una persona del posto, un appassionato che può guadagnare facendo il turista a casa sua e promuovendo la propria terra condividendo le proprie conoscenze e il proprio stile di vita locale come farebbe con un amico.
Lo scopo è chiaro, quasi banale. Usare Internet e le tecnologie per fomentare occasioni di incontro, di scambio e di condivisione nella vita reale, fornendo agli utenti stessi degli strumenti per gestirsi, regolarsi e validarsi reciprocamente.Tutti noi abbiamo degli hobby e delle passioni che coltiviamo giorno dopo giorno e che ci portano a frequentare un ambiente tanto semplice quanto esclusivo e particolare. Spesso questi ambienti sono quelli dove si finisce per vivere delle esperienze veramente autentiche ed entrare a contatto con delle persone, degli ambienti o delle attività altrimenti inaccessibili.
Come è possibile accedere a questi ambienti?
Prima non era possibile se non con un amico del posto, ora lo è grazie a Guide Me Right.
Perchè parliamo di esperienza?
Perché i Local Friend sono persone disposte a condividere il loro modo di vivere la località, la loro rete di amici e le loro conoscenze come farebbero con un amico. Perché i Guest sono viaggiatori curiosi ed entusiasti alla ricerca di esperienze tanto informali quanto autentiche e coinvolgenti. Perché portando insieme persone che condividono interessi e passioni aumenta la possibilità che queste, insieme, condividanoun’esperienza.
Come vengono certificati i Local Friend?
Non abbiamo inventato niente di nuovo, stiamo solo seguendo un nuovo processo in corso ormai da tempo a livello globale e che sta arrivando a incidere su qualsiasi professione. Un meccanismo in cui a validare e certificare non è più un ente pubblico unico e centrale, palesemente non più in grado di garantire ordine e qualità tramite il proprio attuale sistema di controllo.
Oggi le persone si valutano e si validano a vicenda arrivando ad avere una reputazione online che rappresenta il loro passepartout nel mondo online e, quindi, anche in quello offline.
Perché non capiamo certe polemiche?
Semplicemente perché stiamo parlando di esperienze diverse. Di utenti differenti. Di concetti paralleli che, al massimo, possono aiutarsi e alimentarsi a vicenda piuttosto che ostacolarsi.
Perché si è abusivi quando si svolge professionalmente un’attività senza pagare le tasse. Non si è abusivi quando, condividendo il proprio stile di vita, si guadagna occasionalmente ed entro i limiti previsti dalla legge. Piuttosto che ambire a bloccare queste nuove tipologie di servizi bisogna capire insieme come regolarle per fare in modo che siano possibili nel rispetto e nell’interesse di tutti.
Contro chi critica la sharing economy
Anche noi, però, abbiamo delle domande per tutti quelli che criticano noi e tutto questo nuovo mondo che si sta espandendo.
Come potete non vedere che si tratta di un cambiamento ben più profondo ed inarrestabile? Come potete pensare solo alle conseguenze negative senza cercare di sfruttare l’attuale posizione di vantaggio per cavalcare l’onda? Come potete pensare che esista ancora una qualche forma di esclusiva e garantismo in un mondo aperto e accessibile? Come potete lottare contro il presunto nemico vicino di casa mentre quello che temete avviene comunque per mano di operatori stranieri.
È il ragionamento alla base ad essere sbagliato. In un mondo in cui, in un anno, viaggiano più di un miliardo di persone. In un mondo futuro in cui, nel 2030, si prevedono quasi 2 miliardi di viaggiatori. In questo mondo, già realtà, si dovrebbe pensare a come rispondere alle esigenze dei nuovi viaggiatori e alimentare un circolo vizioso positivo che porti benefici per tutti.
Questo è quello che stiamo facendo con Guide Me Right. Diamo luce a quel patrimonio di micro-esperienze sociali e culturali potenzialmente disponibili nel nostro paese. Lo facciamo creando una nuova offerta locale e dando la possibilità a chiunque di guadagnare condividendo il proprio mondo. Lo rendiamo accessibile a chiunque aggregando questa offerta online e permettendo alle persone di interagire per definire i dettagli dell’esperienza da svolgere insieme.
Offriamo ai membri della nostra Community la possibilità di mettersi in gioco e di validarsi a vicenda. Identifichiamo chiaramente i valori della nostra Community per riuscire a intercettare solo persone che condividano lo spirito di Guide Me Right e che, insieme, possano vivere un’esperienza unica.
E allora perché non andare a scoprire gli antichi mestieri in Toscana, con Eleonora che ci porta a conoscere gli alabastrai di Volterra, o in Sardegna, con Andrea, che ci porta a estrarre il sughero insieme a lui!
Perché non imparare a cucinare un piatto di pasta fatta in casa insieme a Maria Grazia nel cuore di Roma o mangiare la vera pappa al pomodoro con Chiara e la sua famiglia. Perché non immergersi nelle origini della moda italiana insieme a Francesca che ci potrebbe far conoscereGianni Marangoni in persona oppure andare a conoscere la street-art bolognese in compagnia di Elena, studentessa di architettura.
L’Italia è un bel paese, anche se spesso ce ne dimentichiamo. COLLABORARE, CONDIVIDERE E INCLUDERE è quello che crediamo debba essere fatto per rendere questo Paese degno della sua bellezza. Guide Me Right serve a questo.
Allora piuttosto che criticare, entrate a far parte della nostra Community e facciamo emergere insieme tutto ciò che di bello e autentico il nostro paese ha da offrire. Chi verrà a trovarci rimarrà estasiato e noi scopriremo che un miglioramento collettivo porta benefici a tutti i singoli, e non il contrario.
Luca Sini, Founder di Guide Me Right
Reblog da GuideMeRIght.com