Una norma del Governo prevede il divieto del Parity Rate e rende liberi gli albergatori di applicare tariffe inferiori rispetto agli interemediari terzi, come Booking.com, una buona notizia per le startup
Aumenta la concorrenza del settore turistico, a tutto vantaggio anche delle startup di questo settore. Il ddl concorrenza, approvato alla Camera e ora in attesa del passaggio in Senato, prevede infatti il divieto delle clausole di parity rate. In pratica, saranno nulle le clausole che obbligano gli albergatori a non praticare alla clientela finale prezzi e condizioni migliori rispetto a quelli praticati dalla stessa impresa tramite intermediari terzi, anche online (come ad esempio Booking.com).
A prevederlo è il cosiddetto emendamento ‘Booking’ di Tiziano Arlotti (Pd) approvato quasi all’unanimità dall’Aula della Camera. Una scelta che il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini ha giudicato coraggiosa e che porta l’Italia sullo stesso sentiero della Francia, dove con la cosiddetta legge Macron approvata dall’Assemblea Nazionale lo scorso 10 luglio, è stato introdotto nel Codice del turismo un apposito articolo di disciplina dei rapporti tra piattaforme di prenotazione e albergatori e ha stabilito che questi ultimi mantengono in ogni caso il diritto di determinare liberamente le condizioni di offerta dei propri servizi nei confronti del consumatore finale.
Mirko Lalli (Travel Appeal) «una buona notizia le startup»
«E’ una buona notizia per il mondo del turismo perché finalmente si rende trasparente una situazione già abbastanza consolidata». A dirlo è Mirko Lalli di Travel Appeal che a spiegato a Startupitalia! come in realtà il meccanismo della parity rate venisse già molto spesso aggirato con tutta una serie di trucchi, «ad esempio l’albergatore non offriva un prezzo più basso ma regalava la colazione, in questo modo non c’era un vero e proprio sconto ma dei servizi maggiori. Ma se Booking se ne accorgeva penalizza l’albergatore in termini di reputazione e magari non appariva più nella prima pagina dei risultati». Dal momento in cui questa norma dovesse entrare in vigore, «molti albergatori potranno iniziare a giocare una partita più trasparente, mettendo ad esempio dei prezzi più favorevoli sui loro siti», ha aggiunto Lalli assolutamente favorevole a qualsiasi misura aumenti la concorrenza e liberi l’impresa da vincoli che possono essere limitativi del mercato come appunto fa la parity rate .
Per Booking.com niente conseguenze importanti
Lato Booking, la situazione «cambierà pochissimo, è troppo grande e radicato. Gli albergatori invece si dovranno attrezzare per gestire questa novità. Ora lo scenario competitivo diventa molto più interessante anche per il consumatore finale» – continua il fondatore di Travel Appeal secondo il quale la rivoluzione più profonda che Booking.com sta portando avanti «non è quella di gestire tanti soldi in pubblicità e di offrire uno strumento semplice, ma piuttosto il fatto che stia progressivamente sostituendo Google fra i motori di ricerca nella testa del viaggiatore. Sta diventando a tutti gli effetti il motore di ricerca per hotel. Tanto che se un albergatore decidesse di non apparire su Booking.com, alcune categorie di viaggiatori potrebbero benissimo non arrivare mai a sapere della sua esistenza».
Ma le buone notizie ci sono anche per le startup, per le quali si possono aprire nuovi scenari competitivi. «Grazie alla leva del prezzo – ancora importantissima per la maggior parte delle persone che acquistano online – possono infatti cominciare a competere con i grandi soprattutto sulle nicchie di mercato, ma non solo», conclude Lalli.
Giuseppe Naccarato (Viaggiart) «faremo gli imprenditori»
Le startup che coinvolgono le strutture ricettive «sanno benissimo che di fatto oggi tutti sceglierebbero per la prenotazione Booking.com perché mostra il prezzo più basso, è affidabile e tutta una serie di cose», dice Giuseppe Naccarato di Viaggiart, sottolineando però che ora questa norma apre un piccolo spiraglio «per far dialogare noi startup con gli albergatori e quindi per fare gli imprenditori». Anche secondo lui Booking.com non risentirà, soprattutto nel breve periodo, di questa novità ma al massimo cambierà qualcosa nel medio-lungo periodo.
«Per noi piccoli invece si apre uno spiraglio, che non significa assolutamente sostituirci a Booking ma poter dialogare con le strutture per fare attività congiunte dove però questa volta il prezzo potrà diventare un fattore determinante per la scelta del consumatore». La norma quindi per Naccarato apre nuove opportunità alle startup e alle idee innovative, «ma mette anche una pulce nell’orecchio dei grandi che finora non hanno avuto praticamente concorrenti (e nemmeno ne avranno nel breve periodo)».