Alla Maker Faire Rome Rutelli annuncia il progetto di ricostruzione con le stampanti 3D dei tesori distrutti dagli integralisti dell’ISIS in Siria. A farlo sarà la stampante 3D Wasp di Massimo Moretti
«Utilizzeremo la stampa 3D per ridare al popolo siriano i tesori archeologici distrutti dalla follia criminale dell’ISIS». Francesco Rutelli, ex sindaco della capitale e ministro dei Beni culturali fino al 2008, annuncia alla Maker Faire di Roma un progetto che coinvolgerà comunità scientifica, archeologi e maker e che entro dicembre darà nuova vita al patrimonio di Palmira distrutto dalla ferocia iconoclasta dello Stato Islamico in Siria. «Un dovere nei confronti della popolazione siriana e dell’umanità intera perché con con le nuove tecnologie è possibile fare ciò che prima era impossibile». Si partirà dalle immagini e dagli studi fatti dalla comunità scientifica. Si costruiranno file in 3D da inviare alle stampanti che ricreeranno esattamente quello che è stato distrutto. Saranno copie. Dei falsi. Ma ridaranno la percezione e la sensazione di quello che significavano quei capolavori. Cose che altrimenti nessuno potrebbe di nuovo fare esperienza. A farlo materialmente ci penserà la stampante 3D WASP di Massimo Moretti, che getta il cuore oltre l’ostacolo e si lancia in una previsione: «Sì è possibile farlo, ma quello che ci piacerebbe fare è ricostruire le forme di quei capolavori con le polveri lasciate dall’Isis nei luoghi del disastro. I costi? per ora ci siamo mossi da passione. Ma sarebbe bello che questi maker, che oramai sono dei professionisti, cominciassero anche ad essere valutati per questo».
Rutelli: «La vera forza è la comunità open dei Maker»
Un primo endorsement è arrivato dall’Unesco con il direttore generale Irina Bokova. «Ha accolto il progetto con entusiamo e coinvolgeremo anche per la ricostruzione di altri capolavori perduti». «L’operazione» ha detto Rutelli, «è possibile grazie a due fattori. Il primo è che la comunità dei maker la funzione di mettere in comune le informazioni con piattaforme aperte a chiunque, e chiunque può mandare foto di viaggi per contribuire a raccogliere informazioni» Per Rutelli è questa la forza principale, perché è quella dei maker è una comunità che si basa du comunicazione e condivisione. E da loro possono arrivare «idee anche migliori di questa, e lo speriamo». La seconda è che in prospettiva lo scopo è di ricostruire altre architetture perdute. «Tra qualche settimana», continua Rutelli «presenteremo alla comunità internazionale le opere distrutte in Iraq e Siria dal terrorismo che vorremmo ricostruire per ridarle grazie alla stampa 3D all’umanità».
Matthiae: «Un regalo ai siriani e all’umanità intera»
Un secondo, importante appoggio è arrivato dal professore emerito di Archeologia Paolo Matthiae, che collaborerà alle fasi di ricostruzione dei tesori di Palmira: «Può darsi che si resti scettici davanti all’idea di creare dei falsi, perché di questo si tratta, ma è creare qualcosa che vuole restituire una realtà artistica e monumentale che è svanita per sempre». Uno scopo umanitario. Parla di Palmira solo all’imperfetto, al passato. Evidente dai suoi occhi e dalla voce tradita dall’emozione che sta parlando di qualcosa che sa irrimediabilmente perduto. «Questi anni, quelli che viviamo, saranno ricordati come anni orribili dell’umanità. Sono stati distrutti palazzi che possono essere considerati come il Partenone ad Athene. Sono state distrutte moschee e mausolei del mondo islamico che sarà difficilmente riprodurre. A Palmira è stato distrutto un intero catalogo di opere. Palmira era un luogo straordinario perderlo per sempre sarebbe stato molto peggio che ricostruirne parte. Quello che è stato distrutto a Palmira non è soltanto di valore artistico e scientifico. Era un luogo di sogno». Ma è la stessa cosa che è avvenuta nella seconda guerra mondiale nel centro di Drestra. «Era meraviglioso, e i bombardamenti alleati l’avevano raso al suolo. A quel punto il dubbio era: che facciamo? Lo lasciamo distrutto per ricordare le ferite della guerra o lo ricostruiamo». L’anno ricostruito e oggi è tornato al suo splendore. La stessa cosa è successa a San Lorenzo quando fu bombardata. «Ricordo quei giorni» continua Matthiae, «avevo quattro anni e ricordo la paura di mio padre e il suo sguardo perso a guardare il fumo che si alzava da quel quartiere. Oggi ricostruiremo Palmira, è il nostro regalo ai siriani e all’umanità intera».
Moretti (Wasp):
«Il sogno è ricostruire Palmira con le sue polveri»
La ricostruzione anche allora fu possibile. E oggi? E’ possibile davvero ricreare Palmira in 3D? Massimo Moretti, Wasp, ne è certo. «Si può fare, certo. Utilizzando la stampa 3D che vuol dire depositare materiali, che partono da disegni. Per primo passo prenderemo queste fotografie. Con delle tecniche è possibile ricostruire da foto a immagini in 3D. In 3 giorni abbiamo già fatto la prima forma del Toro alato distrutto dall’Isis nel museo di Ninive. Quindi sì, si può fare, la comunità dei maker si è subito attivata, mossa solo da passione. Ora abbiamo solo dei modelli, ma è possibile sicuramente arrivare su scala maggiore ma il nostro sogno un giorno è ricostruire quelle forme, quei capolavori, con le polveri lasciate dall’ISIS in quei luoghi». Sui banchi dell’aula magna di Lettere e filosofia gira la prima ricostruzione. E’ piccola, in scala. Ma c’è.
Tagliavanti (Camera di commercio):
«Superate le 100 mila presenze, record per Roma»
Il direttore della Camera di commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, si concentra invece sui numeri della Maker Faire Rome 2015. «Abbiamo superato le 100 mila presenze. E a Roma non c’è mai stato un evento da 100mila presenze tolti eventi sportivi e musicali» Evidente soddisfazione per Tagliavanti. «Abbiamo fatto una piccola Expo. Le file davanti ai botteghini dimostrano grande interesse. E anche noi abbiamo parlato di cibo ma cibo per la mente.Cibo per la mente e per la nostra manifattura e per le nostre imprese». Un altro dato è l’aumento costante espositori nei tre anni della Maker Faire. «Oltre 1200 progetti, un enorme varietà di prodotti. Si tratta di un grande evento internazionale che si svolge a Roma, moltissimi visitatori provengono da fuori Roma e dall’Estero. In ultimo, quello che ci dà maggiore speranza, è la presenza di studenti e giovani, vero, ma soprattutto per la prima volta possiamo registrare un buon numero di imprese vere e imprenditori. Che qui sono venuti a trovare modi per far crescere la propria azienda».