Dietro Snapp c’è la storia di un italiano, Vito Margiotta, leccese, che ha vissuto in California, in Cina, e Israele. E un modo di pensare: si chiama chuzpah e ci spiega perché è alla base di ogni successo per una startup
Crei e pubblichi applicazioni direttamente da smartphone. Si chiama Snapp, il software che punta a cambiare la vita di due miliardi di persone. Dietro c’è la storia di un italiano, Vito Margiotta, 27 anni, leccese laureato in Bocconi con una vita da globetrotter, tra Shangai, Dublino, Cile e Tel Aviv. E un modo di pensare: si chiama chuzpah e vi spieghiamo perché è alla base di ogni successo.
In California trova il team e l’idea. Da Lecce a Milano per studiare in Bocconi. Poi va in Cina per completare la sua formazione (con il DDIM, Double degree in International management, ndr). Al ritorno si aprono le porte di Google (prima in Italia, poi a Dublino). E ancora fa le valigie per approdare in California nell’ambito del programma di incubazione di idee e talenti, Singularity University: «Selezionano 80 persone da tutto il mondo, imprenditori, ingegneri, psicologi, artisti, non c’è un profilo unico. Dopo le prime dieci settimane di formazione (dove impari materie diverse, dalla nano tecnologia, alla stampa 3D, fino alle grandi sfide oggi dell’umanità…), si formano i gruppi e si inizia a lavorare su progetti. Lì ho incontrato un ragazzo cileno, Gabriel Gurovich e un israeliano Assaf Kindler, entrambi ingegneri e imprenditori. Durante i mesi di formazione abbiamo individuato un problema e scritto l’embrione di un’applicazione per provare a risolverlo» racconta Vito a Startupitalia!. (Qui puoi iscriverti alla call appena aperta, ndr).
Due miliardi di persone sul Web entro il 2020. Questo il dato da cui sono partiti. Di questi 2 miliardi, il 67% proviene da aree in via di sviluppo in Africa, America Latina e Asia. «Sono giovani nati con il mobile che non hanno mai conosciuto un computer. Hanno telefoni, ma poche applicazioni perché non hanno i mezzi per costruirle. Con Snapp li aiutiamo».
Già 7mila applicazioni create. Con un’interfaccia molto intuitiva, Snapp permette non solo di costruire applicazioni da smartphone, ma anche di pubblicarle sugli store, digitando un bottone: «Sono piccoli imprenditori, proprietari di hotel, lavanderie, bar, organizzatori di eventi. Ma anche scuole (con ragazzi di 15 anni che sviluppano app nella loro classe). Gli imprenditori iniziano ad avere una presenza online. Scaricano l’app gratis e fanno piccoli pagamenti per pubblicare sugli store (20 dollari) o 5 euro mensili per altre funzioni avanzate (come e-commerce e analytics)».
Dall’idea all’impresa. Dopo Singularity, Vito entra in Google X, struttura che si occupa di innovazioni tecnologiche. Ha il lavoro della sua vita, ma non è soddisfatto. È Snapchat a occupare ogni suo pensiero: «Ho lasciato e mi sono trasferito a Santiago del Cile, dove vive Gabriel. Lì abbiamo fatto domanda per entrare in Startup Chile: con i 50mila dollari del programma abbiamo continuato lo sviluppo. Poi abbiamo stretto una partnership con Telefónica, compagnia di telecomunicazioni spagnola (60mila euro). L’investimento più grosso è arrivato quest’estate, 400mila euro da Cornerstone Venture Partners».
Il primo Snapp shop in Malawi. Oggi Snapp ha un team di 12 persone che continuano lo sviluppo dell’App e ha aperto il primo Snapp shop in Africa, negozi dove chiunque può entrare e farsi aiutare a sviluppare un’app per la sua attività in poco meno di 30 minuti: «Per ora lo shop è all’interno di un acceleratore in Malawi, ma abbiamo già altre duecento richiesti di apertura. Stiamo procedendo con calma su questo fronte perché sappiamo che gestirne tanti ora complicherebbe le cose».
L’accordo di comarketing con PayPal. «Le aziende americane ed europee capiscono l’importanza di entrare in questi mercati emergenti, ma non hanno la conoscenza necessaria per farlo. Noi le aiutiamo attraverso il sistema a entrare in contatto con gli imprenditori locali e stringere partnership». È questa la logica che c’è dietro all’accordo di comarketing che Vito e soci hanno stretto con PayPal: «A loro servono gli imprenditori che noi abbiamo in questi mercati emergenti, a noi un aiuto per promuovere l’app».
Chuzpah, il segreto del successo. Vito ci racconta di avere imparato tante cose in questa sua vita da startupper in giro per il mondo. Oggi vive a Tel Aviv e lì ha trovato la chiave di ogni successo: «Un “forse” qui è sempre un “sì”. È un loro modo di pensare, si chiama chuzpah. Ti faccio un esempio per spiegarlo. Chiami un investitore, gli presenti la tua idea e lui ti dice che “forse” la valuterà. Uno startupper italiano lo contatterebbe tre volte per poi arrendersi. Un israeliano, al contrario, gli scriverebbe e lo chiamerebbe ogni giorno su vari mezzi, fino ad avere un feedback. Anche se è un “no”. È la filosofia che abbiamo usato per l’accordo con PayPal. Ci hanno detto “forse” e poi sono scomparsi. Ma noi non abbiamo mollato la presa fino ad avere una risposta. Che per fortuna è stata “sì”».
Giancarlo Donadio