Omikeshi, colosso giapponese dei tessuti, reinventa il suo core-business grazie a una farina a base di cellulosa. Per una tech dieta che “regala” spaghetti da solo 6 calorie l’etto…
L’ultima tech dieta viene da un’azienda tessile giapponese: ha inventato degli spaghetti realizzati con la cellulosa degli alberi, che avrebbero solo 27 calorie per 450 grammi, contro le 1.538 dello stessa quantità di pasta di grano. Appena 6 calorie l’etto. Ad una prima lettura, questa nuova “pasta” potrebbe sembrare l’ennesima tecnologia made in Sol Levante, Paese da cui provengono molte delle invenzioni poi entrate a far parte del nostro quotidiano, come il bastone per i selfie o le lunchbox. La nuova tecnologia commestibile proposta dalla Omikeshi, colosso tessile con sede a Osaka, è invece un progetto che unisce una strategica gestione del business, sostenibilità e politiche per l’agricoltura locale.
Dal rayon al cibo dietetico
In un mercato come quello dei vestiti, dove la competitività è serrata da oltre un secolo, il colosso giapponese Omikeshi ha deciso di reinventarsi totalmente e di utilizzare le sue tecnologie per lanciarsi in un nuovo settore, quello dell’alimentazione sana. L’azienda è leader di mercato per la vendita del rayon, una fibra naturale che si ottiene dalla polpa degli alberi. Utilizzando la stessa tecnologia che sta alla base di questo processo di trasformazione, la Omikeshi ha unito la cellulosa indigesta, già utilizzata per le attività nel settore tessile, con la polpa del Konjac, una pianta asiatica appartenente al genere Amorphophallus, nativa della zona subtropicale orientale asiatica. Il prodotto che si ottiene dall’unione di questi due ingredienti è una farina ricca di fibre, con pochissimi carboidrati, priva di glutine e grassi. Il risultato? 60 calorie al Kg, trenta volte meno della pasta che mangiamo di solito.
Se le tendenze cambiano, il core business si trasforma
Omikeshi sta puntando al mercato degli alimenti biologici, che solo nel 2013 ha registrato un valore di 1,2 trilioni di yen. Più del doppio rispetto a vent’anni prima, secondo quanto registrato dalla Consumer Affair Agency, agenzia amministrativa del Governo giapponese. «Stiamo entrando nel settore alimentare», ha dichiarato Asami Takashi, direttore dello sviluppo strategico dei materiali della Omikeshi, durante un’intervista rilasciata al Japan Times, «la domanda di prodotti alimentari dietetici è forte e sembra essere un settore promettente. Il settore tessile giapponese è invece saturo, minacciato dalle importazioni». Stando ai dati del Japan Chemical Fiber Association, la produzione nazionale di rayon si è ridotta del 90% dal 1967, momento in cui il mercato ebbe la sua massima espansione. Sul mercato giapponese erano già presenti delle tagliatelle ottenute dalla lavorazione del konjac, che sono state però poco vendute, a causa del sapore amaro che le caratterizza. Secondo Asami, il valore aggiunto del prodotto di Omikeshi sta proprio nel connubio Konjac – polpa del legno, che ne migliora il sapore e la consistenza.
Il settore agricolo giapponese
Omikeshi è un esempio di come il mercato agricolo giapponese, dalle tendenze chiaramente protezionistiche, stia cercando di adattarsi ai cambiamenti globali. Nell’ultimo anno fiscale, molte aziende agricole giapponesi hanno potuto giovare di alcuni sussidi fiscali che sono costati al governo circa otto bilioni (ovvero 8.000 miliardi) di dollari. Il primo ministro Shinzo Abe ha infatti promosso una politica vantaggiosa per gli agricoltori, che hanno potuto promuovere i vantaggi per la salute di alcuni prodotti, senza il rigoroso processo di approvazione dell’autorità sanitaria. Ad ottobre 2015, erano 120 le aziende che avevano approfittato della nuova regolamentazione per registrare i cosiddetti “alimenti funzionali” presso la Consumer Affair Agency. Su 120, 43 sono aziende che non hanno mai prodotto cibo in precedenza; tra esse figura anche la Nippon Paper Industries Co., il secondo più grande produttore di carta del Giappone, che si è lanciata nella commercializzazione di una nuova varietà di tea, che aiuterebbe a controllare il colesterolo e a prevenire l’affaticamento oculare.
Un aiuto per gli agricoltori
La nuova pasta di cellulosa della Omikeshi potrebbe aiutare anche i coltivatori locali giapponesi. Il Konjac è infatti il prodotto agricolo su cui il Governo giapponese applica la più forte tra le politiche protezionistiche: importare la pianta costa circa 21 euro al Kg. Questo dazio, ridotto del 15% solo in seguito all’accordo commerciale internazionale Trans-Pacific Partnership, è volto alla protezione dei coltivatori locali, soprattutto di quelli della regione di Gunma, dove si concentrano le coltivazioni di Konjac. Dopo la Trans-Pacific Partnership, i coltivatori di Gunma hanno iniziato a volgere il proprio sguardo alle esportazioni, determinando un vertiginoso aumento del valore delle esportazioni agricole regionali dello scorso anno, pari a 600 milioni di yen. Sono numerosi i buongustai che nel mondo vogliono poter mangiare il Konjac, così povero di grassi. Per questo motivo, quella di Omikeshi sembra una scelta azzeccatissima: l’azienda investirà infatti un miliardo di yen per realizzare un modernissimo impianto industriale per la produzione della farina ipocalorica a base di cellulosa, in quello che fino a poco tempo fa era un maxi stabilimento tessile di Kakogawa.