Lavoro in somministrazione e agricoltura: un forum The European House-Ambrosetti e Assosomm fa il punto su uno strumento per combattere il caporalato (400 mila lavoratori coinvolti)
Il settore agroalimentare produce in Italia 32 miliardi di valore aggiunto (2%) e impiega 905.000 persone (3,7% del totale), ma è ancora ostaggio di un’organizzazione del lavoro che porta con sé un elevatissimo tasso di irregolarità. Sono 400.000 i lavoratori (in tutti i settori) vittime del caporalato, l’80% stranieri, con un costo per lo Stato in termini di mancato gettito contributivo di 600 milioni l’anno. Sono questi alcuni dei dati emersi dal Rapporto presentato a Palazzo Chigi da The European House-Ambrosetti nel corso di Attiviamo Lavoro – Le potenzialità del lavoro in somministrazione per il settore dell’Agricoltura, convegno promosso insieme ad Assosomm, l’associazione italiana delle Agenzie per il lavoro. Attiviamo Lavoro è stata anche l’occasione per fare il punto sul lavoro in somministrazione con un confronto fra l’Italia e i Paesi esteri, approfondendone norme, valore economico e sociale prodotto. Con un focus sul mercato del lavoro agricolo e indicazioni di politiche da seguire per sostenere la crescita e lo sviluppo del settore.
Antidoto anti caporalato
Fra i relatori presenti al convegno, Rosario Rasizza (Presidente di Assosomm, Amministratore Delegato Openjobmetis), Daniela Bianco (Partner The European House – Ambrosetti), Arturo Maresca (Professore ordinario di Diritto del Lavoro, Università La Sapienza di Roma), Ezio Veggia (Vice Presidente Nazionale, Confagricoltura), Stefano Mantegazza (Segretario Generale, UILA), Roberto Formigoni (Presidente della Commissione Agricoltura e Produzione Agricola del Senato), Maurizio Sacconi (Presidente della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato), Susanna Camusso (Segretario Generale, CGIL), Franca Biondelli (Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali), Maurizio Martina (Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali). Sul tavolo del convegno i contratti di somministrazione come antidoto al dilagare del fenomeno del caporalato nel settore agricolo e la proposta del Presidente di Assosomm Rosario Rasizza di «far nascere un comitato, un tavolo tecnico che cerchi di trovare soluzioni per comprendere la fattibilità e la strutturalità di buone prassi e che sia in grado di interagire con la Rete di Qualità già operante dal 1 settembre dello scorso anno». Un gruppo che dovrebbe procedere a sperimentare soluzioni e buone prassi «in un’area territoriale limitata per monitorarne i risultati, senza impedimenti burocratici e normativi» ha rilanciato il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, che si è detto «disposto a valutare tutte le ipotesi che arrivino da un tavolo ragionato».
Contro il lavoro sommerso
Dai dati emersi dal Rapporto di The European House-Ambrosetti, il settore agricolo registra un’incidenza dell’economia sommersa pari, nel 2015, al 15,4% del valore aggiunto, ovvero 5,1 miliardi di euro, ed è l’unico per cui l’economia sommersa è rappresentata esclusivamente dal lavoro irregolare. Il tasso di irregolarità per i lavoratori agricoli è il solo ad essere cresciuto passando dal 18,5% del 2000 al 22,3% del 2013 (nello stesso periodo si è registrato un calo dal 9,1% all’8,9% per l’industria e dal 15,5% al 13,6% per i servizi.
I numeri del fenomeno
Il lavoro in somministrazione può essere strumento di particolare efficacia nella lotta al sommerso e al caporalato, fenomeno che caratterizza ancora le campagne italiane, nel Mezzogiorno come nelle regioni del Centro-Nord.
«La somministrazione approccia questa problematica ritenendo essenziali la massima trasparenza, tramite l’accessibilità ai contratti commerciali, buste paga semplici e chiare dove il lavoratore riesca a controllare l’effettivo valore economico di un’ora di lavoro.
Occorre una rimodulazione di alcune disposizioni del CCNL per renderle più confacenti al settore dell’agricoltura, e la presenza in loco di qualificati dipendenti della struttura delle Agenzie» ha sottolineato il Presidente di Assosomm Rosario Rasizza. Già, ma quali i numeri del caporalato oggi in Italia? 80 distretti agricoli, 400.000 lavoratori coinvolti con salario giornaliero inferiore del 50% rispetto a quello previsto dai contratti nazionali. Alcuni dati allarmanti riguardano anche la tutela della salute dei lavoratori: almeno 10 le vittime del caporalato nell’estate 2015, il 72% dei lavoratori presenta malattie che prima dell’inizio della stagionalità non si erano manifestate, il 64% dei lavoratori non ha accesso all’acqua corrente. Il salario giornaliero di questi lavoratori “fantasma” è la metà di quello previsto dai contratti del settore, pari a circa 25-30 euro per 12 ore di impegno, cui vanno sottratti i costi per il trasporto, l’acquisto di acqua, cibo e medicinali e l’affitto degli alloggi. Il fenomeno del caporalato è diffuso capillarmente in Italia: sono almeno 80 i distretti agricoli in cui si pratica, in 33 di questi sono state riscontrate condizioni di vita e di lavoro indicenti. Condizioni che mettono a serio rischio la sicurezza e la salute dei lavoratori: solo nell’estate 2015 sono state almeno 10 le vittime del caporalato, il 72% dei lavoratori presenta malattie che non aveva prima dell’inizio della stagionalità, il 64% non accesso all’acqua corrente, il 62% degli stranieri non ha accesso a servizi igienici. Per quanto concerne il settore agricolo, la presenza della agenzie per il lavoro in Italia è ancora limitata, e riguarda l’1,2% del totale degli avviamenti in somministrazione. Da evidenziare, tuttavia, come il settore agricolo è anche quello che manifesta la maggiore incidenza dei fenomeni di sommerso occupazionale (il tasso di irregolarità per i lavoratori impiegati nel settore dell’agricoltura è l’unico ad essere aumentato passando dal 18,5% del 2000 al 22,3% del 2013), con una differenza non particolarmente significativa fra Nord e Sud Italia (i dati oscillano fra il 25,7% del mezzogiorno, il 24,9% del Nord-Est, il 24,6% del Centro, il 22,7% del Nord-Ovest).
Gli altri dati
Il report presentato da The European House-Ambrosetti ha messo in evidenza una minor diffusione del lavoro in somministrazione in Italia rispetto agli altri Paesi europei, anche se in crescita rispetto agli anni precedenti. Nel Paese emerge un gap tra Nord e Sud con una quota dei lavoratori in somministrazione rispettivamente pari al 2,22% del Nord (in linea con Francia e Germania) contro lo 0,90% del Sud. In Italia, il fatturato del settore delle agenzie per il lavoro è stato pari a 8,1 miliardi di euro nel 2015, in costante crescita dal 2012. In particolare, degli 8,1 miliardi di fatturato registrati dalle agenzie per il lavoro in Italia nel 2015, le retribuzioni nette ai lavoratori hanno registrato un valore pari a 4,3 miliardi di euro, mentre 2,7 miliardi di euro sono andati in versamenti allo Stato, con una evidenza della rilevanza di questo settore nella creazione di valore economico e sociale per il Paese.
Over 50 in crescita
La quota di lavoratori in somministrazione over 50 è in continua crescita dal 2,5% del 2002 al 7% del 2011, contribuendo quindi in modo sostanziale al reimpiego dei lavoratori usciti anticipatamente dal mercato del lavoro. Cresce inoltre nel Paese la quota dei rapporti in somministrazione a tempo indeterminato (+137,95% nel periodo dicembre 2014 – dicembre 2015). Così come accade a livello mondiale, anche in Italia la quota maggiore di lavoratori in somministrazione si concentra nel settore dell’industria.