È simile a una grande siringa che raccoglie il sangue, lo filtra e lo rende di nuovo disponibile ai pazienti. Una soluzione innovativa per i paesi a basso reddito dove la riserva di sangue è limitata
Poter contare su una trasfusione di sangue può fare la differenza fra sopravvivere e morire, e per chi vive in un paese a basso reddito, magari vessato da epidemie che richiedono importanti quantitativi di sangue, l’accesso a una trasfusione può non essere scontato.
Come fare quindi per assicurare quantità sufficienti di sangue nuovo anche in zone colpite da guerre ed epidemie? Un’idea innovativa è quella dell’autotrasfusione, cioè di “depurare” il proprio stesso sangue.
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Cos’è Hemafuse
È questo il meccanismo che sta alla base di Hemafuse, un dispositivo meccanico per l’autotrasfusione intraoperatoria che raccoglie il sangue proveniente da una emorragia interna, riconvertendolo in sangue da utilizzare in situazioni di emergenza. Il dispositivo è un semi-riutilizzabile e può essere utilizzato fino a 50 volte attraverso filtri monouso. Fra un utilizzo e l’altro il corpo principale del dispositivo viene sterilizzato.
La struttura è simile a quella di una grossa siringa: tirando la maniglia, il sangue viene fatto passare attraverso un filtro che rimuove coaguli e impurità. Quando, successivamente la maniglia viene spinta verso il basso, il sangue fluisce attraverso il tubo in una sacca, che viene poi collegata al paziente per la trasfusione.
Questo tipo di metodo di emergenza elimina una grande quantità dei pericoli di contaminazione presenti nelle tecniche rudimentali utilizzate fino a oggi nei paesi dell’Africa Subsahariana, dove i macchinari per il filtraggio del sangue sono rari e quest’ultimo viene raccolto con una sorta di mestolo e filtrato attraverso semplici garze.
Inoltre, Hemafuse è anche un metodo rapido: si possono trasferire quattro a cinque litri di sangue in un terzo del tempo rispetto alle tecniche tradizionali.
Il team che ha creato Hemafuse
Il processo di progettazione per Hemafuse iniziata nel 2010 con una valutazione dei bisogni condotta da un team dell’Università del Michigan in Ghana. Gli studenti di ingegneria hanno collaborato con medici ostetriche e infermiere a Kumasi (Ghana) all’interno di una valutazione approfondita esigenze nel reparto di Ostetricia dell’ospedale africano. In questo contesto, la mancanza di donatori di sangue disponibile per le procedure chirurgiche è un problema.
Dopo la laurea, il team di studenti ha creato la propria società, DIIME dove si è proceduto con la progettazione e lo sviluppo tecnico del dispositivo, sempre contando sul feedback dei medici ghanesi.
Attualmente Hemafuse è un prodotto di Sisu Global Health, una società con sede a Baltimora, ed è in fase di rodaggio. Proprio quest’anno, dopo diversi test pre-clinici condotti a Baltimora, è stato dato il via al primo progetto pilota di test clinico (cioè su esseri umani) in Zimbabwe e per un eventuale entrata nel mercato ghanese per il 2016.