La Responsive Architecture, o architettura reattiva, propone strutture smart che si modificano sulla base delle caratteristiche delle persone che ospitano. Come Furl, il padiglione di ultima generazione che si controlla con il pensiero.
Che l’ambiente influenzi i nostri pensieri e le nostre emozioni è risaputo. Ecco perché alle pareti verdi degli ospedali è affidato il compito di trasmettere la calma per affrontare la sofferenza. Ecco perché l’architettura si serve del feng shui per la progettazione e l’arredamento delle abitazioni. Ed ecco perché un colosso come la Pixar si preoccupa di rendere l’ambiente lavorativo il più stimolante possibile per l’immaginazione, con spazi ampi e confortevoli.
Ma se fosse il nostro mondo interiore a influenzare quello che ci circonda? Se fossero i nostri pensieri a muovere la materia? Se i Rolling Stones, con la loro Paint it black, avessero potuto davvero colorare ciò che li circondava di nero?
Ciò di cui parliamo è una branca dell’architettura, impegnata nella ricerca di tecnologie in grado di registrare l’attività delle persone, elaborarla e trasformarla in performance ambientali. La Responsive Architecture, o architettura reattiva, propone strutture smart che si modificano sulla base delle caratteristiche delle persone che ospitano.
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Furl, il padiglione cinetico
Sfruttando questo nuovo concetto di architettura e i progressi nel campo della soft robotics, l’Interactive Architecture Lab ha sviluppato un padiglione cinetico di ultima generazione. Il suo nome è Furl e a guardarlo ricorda un polipo gigante per via dei suoi grossi tentacoli. Questi ultimi sono realizzati in silicone e possono gonfiarsi, ruotare o accartocciarsi. Il movimento delle braccia robotiche progettate da Francois Mangion e Bijing Zhang, è basato su un sistema di “muscoli d’aria”, sostitutivi dei precedenti meccanismi cinetici.
Ma la cosa strabiliante è che i tentacoli di Furl sono pilotati dai pensieri dell’utente, rilevati attraverso elettroencefalogramma (EEG).
La quantità di aria che gonfia le braccia di Furl è controllata registrando i livelli alfa, beta, delta, theta e gamma delle onde dell’EEG. A seconda della nostra attività cerebrale, infatti, vengono distinte cinque categorie di ritmi, ognuno caratterizzato da una frequenza e tensione media.
- Ritmi Alpha: frequenza tra gli 8 e i 13 Hz e tensione intorno ai 30 microVolt. Sono caratteristici delle condizioni di veglia, ma appartengono a uno stato di coscienza a riposo.
- Ritmi Beta: frequenza tra i 13.5 e i 30 Hz, tensione intorno ai 19 microVolt. Si verificano quando focalizziamo l’attenzione su qualcosa o ci impegniamo nella soluzione di un problema.
- Ritmi Theta: frequenze tra i 4 e i 7.5 Hz, tensione intorno ai 75 microVolt. Caratteristici dello stato di preconscio.
- Ritmi Delta: frequenza tra i 0,5 e i 4 Hz, tensione intorno ai 150 microVolt. Tipici della fase N-REM del sonno, in altre parole compaiono quando dormiamo ma non sogniamo.
- Ritmi Gamma: frequenza maggiore di 30 Hz e tensione tra 1 e 20 microVolt. Caratteristici di un’intensa attività cerebrale.
Tramite un apposito device viene rilevata l’attività elettrica dell’encefalo e, successivamente, i dati raccolti vengono inviati a un software di elaborazione che genera in output il corrispondente segnale di movimento.
«Ora, immaginate un padiglione come Furl, funzionale alla città, le cui pareti robotiche cambino in modo personalizzato rispondendo alla volontà dei suoi occupanti. Senza dubbio, la robotica soft creerebbe una nuova architettura, in grado di interagire in modo molto più sensibile e diretto alle esigenze del corpo umano», sostiene Francois Mangion.
I progetti prima di Furl
Già altri progetti avevano puntato allo sviluppo di ambienti interattivi. Nel 2008 il CITA ha proposto Slow Furl, un’istallazione tessile capace di reagire, in tempi lenti, alla presenza di persone. Realizzata attraverso membrane robotiche vincolate al soffitto, la versione “lenta” di Furl modificava lo spazio interno, creando cavità o riempiendo vuoti in risposta ai contatti fisici con i visitatori. Ma è evidente quanto sia più ricco il pensiero di informazioni piuttosto che un tocco e perciò è evidente quanto sia maggiore il numero di evoluzioni che il recente padiglione Furl può avere.
L’impiego della soft robotics, inoltre, lo rende adattabile a diverse condizioni ambientali
L’idea di controllare l’ambiente circostante con il pensiero certamente alletta la maggior parte di noi, alimentando un senso di potere e risolvendo anche qualche problema di pigrizia. Quanto sarebbe comodo se il tavolino dove puntualmente dimentichiamo il telecomando, rigonfiandosi, ce lo lanciasse, senza farci muovere un dito? Ma quello che per noi potrebbe essere una semplice comodità o puro divertimento, per qualcuno potrebbe rivelarsi un mezzo per rendere più vivibile la quotidianità.
Altri ambiti d’applicazione
Se si pensa alle persone affette da disabilità motorie, un ambiente in grado di venire incontro alle proprie esigenze, soprattutto se quell’ambiente è la propria casa, sarebbe l’ideale. Per questo, pensando a Furl non come istallazione artistica ma come elemento architettonico funzionale, probabilmente troverebbe un impiego interessante più in ambito privato.
La complessità di reazione di un padiglione del genere aumenta all’aumentare degli utenti: in un contesto pubblico il sistema riceverebbe in input stimoli molteplici e eventualmente contraddittori
In altre parole, se ai Rolling Stones veramente un giorno venisse data la possibilità di tingere ciò che li circonda di nero, sicuramente il loro intento verrebbe contrastato da chi, invece, è per La vie en rose. Dispute a parte, il progetto evidentemente cavalca l’onda dell’era tecnologica che viviamo, dove interazione, risposta alle esigenze e superamento dei limiti la fanno da padrone.
Andrea La Frazia