Applied DNA Sciences ha sviluppato una tecnica che permette di distinguere i farmaci contraffatti da quelli originali. Si chiama SigNature DNA e consiste nel “taggare” i medicinali con DNA prelevato dalle piante.
La compagnia biotech Applied DNA Sciences ha inventato una tecnica ad alta tecnologia che permette di distinguere i farmaci contraffatti da quelli originali. Si chiama SigNature DNA e consiste nel “taggare” i medicinali con DNA prelevato dalle piante, in modo da renderli riconoscibili con una semplice PCR, la reazione a catena della polimerasi.
Quello della contraffazione dei farmaci è un problema della sanità pubblica che ha raggiunto dimensioni allarmanti, specialmente in alcuni paesi dell’Africa e dell’Asia dove i medicinali falsi sarebbero addirittura il 50% di quelli disponibili sul mercato. Si tratta di un trend in crescita ed è estremamente pericoloso: un farmaco contraffatto non contiene il principio attivo di quello che “copia” (o lo contiene in quantità diverse), quindi non solo non è efficace ma può addirittura rivelarsi pericoloso.
Le e-pharmacies e il problema della corruzione
A infiammare la questione negli ultimi anni ci sono state le e-pharmacies, farmacie online sparse in tutto il mondo che vendono farmaci senza bisogno di prescrizione medica, ma nella maggior parte dei casi anche senza nessun controllo (e garanzia per chi li acquista). Se in Italia il fenomeno è limitato -e per vendere online serve essere titolari di una farmacia fisica, con il divieto comunque di vendere farmaci che non siano da banco- nel resto del mondo ha già ampiamente preso piede.
La storia della contraffazione nei farmaci è difficile da raccontare in numeri, perché spesso si tratta di un mercato invisibile, ma le stesse compagnie farmaceutiche investono milioni di dollari per contrastare il fenomeno, che ogni anno causa la morte di quelle che potrebbero essere dalle 100.000 al milione di persone.
Una firma genetica in ogni medicina
La tecnica di Applied DNA Sciences sulla carta è semplice: inserire una “firma genetica” in ogni unità di medicinale, DNA prelevato dalle piante e ingegnerizzato in modo tale che da poterlo identificare facilmente con la sola PCR (che è disponibile anche nei più basilari laboratori). Si tratterebbe di una quantità di materiale genetico così piccola da non avere alcun effetto sulla persona che assume il farmaco, rassicurano gli inventori, e rimarrebbe intatta per anni garantendone l’efficacia anche per quei medicinali con una shelf life più lunga.
Per sperimentarne l’efficacia -il potenziale va ben oltre i farmaci contraffatti (in foto, del viagra falso sequestrato) e può essere usato a garanzia della qualità di molti altri prodotti- i ricercatori hanno usato il loro SigNature DNA su dei capi d’abbigliamento di cotone pima, considerato tra i più pregiati del mondo ma che spesso (a fronte di un’etichetta che dice diversamente) viene unito ad altre fibre di minore qualità.
Considerando la complessità delle filiere di produzione moderne -spesso lontane dal luogo di vendita per abbattere i costi- è facile capire come tracciare la qualità sia sempre più difficile. Usando il tag su campioni di tessuti inviati per la lavorazione gli scienziati si sono assicurati che i capi arrivati sugli scaffali USA dopo aver fatto il giro del mondo fossero davvero 100% pima. Così è stato.
I rischi e gli ostacoli da superare
Ma ogni buona idea deve scontrarsi con le opportune limitazioni, ancor più restrittive (giustamente) trattandosi di un ambito delicato come i farmaci. Se a parole la quantità di DNA è così piccola che è come non ci fosse, prima di poterlo davvero implementare nei medicinali serviranno degli studi che lo dimostrino. C’è poi un ostacolo più grande ancora: il rischio è che le aziende farmaceutiche si trovino a dover rifare tutti i trial clinici (le sperimentazioni che attestano sicurezza ed efficacia di un farmaco) su medicinali che li hanno già superati per valutare la nuova versione “ingegnerizzata”.
Si tratta di test lunghi, complessi e costosi, d’obbligo per i nuovi farmaci e per ogni modifica salvo in futuro si riesca a trovare per il SigNature -come per i medicinali equivalenti- un diverso iter più snello nelle valutazioni (a giustificare il minor costo dei medicinali generici, infatti, c’è anche il fatto che non bisogna ripercorrere tutto questo iter, già superato dal famaco brand a cui si rifanno). Staremo a vedere dunque, e gli inventori di SigNature si dicono fiduciosi: la portata del problema è tale che già in molti si sono dimostrati entusiasti e interessati alle potenzialità della tecnologia.
Crediti foto: Pixabay, James R. Tourtellotte, U.S. Customs and Border Protection – CBP Officers – Cargo and Seaport Image Library