Google vuole portare internet dove non c’è. Così ha creato il Project Loon, dove “loon”, oltre a significare “matto”, suggerisce il termine “balloon”. Si tratta, infatti, di grandi palloni aerostatici il cui percorso sarà determinato dai venti (e da un sofisticato software).
C’era una volta un mondo senza internet. Un mondo fatto di informazione cartacea, di pesanti enciclopedie sugli scaffali di casa. Un mondo senza prenotazioni on-line. Un mondo con gli elenchi telefonici e la musica nei CD. C’era un mondo, circa venticinque anni fa, in cui conoscere richiedeva tempo, molto tempo. Comunicare ne richiedeva altrettanto.
Da quando siamo entrati nell’era del World Wide Web, la nostra vita è cambiata. Condividiamo esperienze e pensieri sui social. Controlliamo il meteo mentre laviamo i denti. Scegliamo cosa visitare, dove mangiare, come viaggiare sulla base di recensioni scovate in giro per il web. Con il crowdfunding chiediamo aiuto al mondo per realizzare un progetto. E il mondo ci aiuta! Scopriamo nuovi punti di vista nel tempo di una pausa. Conosciamo persone. Intessiamo relazioni e le manteniamo vive, alimentandole attraverso internet.
Eppure, quello che da noi è vissuto come quotidianità, abitudine, da altri viene totalmente ignorato. Secondo l’ultimo rapporto della Banca Mondiale, quasi il 60% della popolazione non ha accesso a internet. Diverse le cause del digital divide. In primis la diffusione di internet incontra limiti fisici come giungle, arcipelaghi, montagne. A questi si aggiungono i problemi legati al costo: basta pensare che, in alcuni paesi, una connessione a internet costa più di quanto viene guadagnato in un intero mese.
Il divario digitale esiste e va a discapito dei paesi più poveri.
Il progetto Loon
L’idea di portare internet in tutto il mondo, anche quella esiste. Ma è un’impresa ardua, che trova non pochi impedimenti. È un’impresa matta e, per questo, è stata proposta in un progetto altrettanto matto. Il Project Loon, dove “loon”, oltre a significare “matto”, suggerisce il termine “balloon”, è stato sviluppato nel Google X Lab, lo stesso in cui sono nati i Google Glass.
L’intento è quello di utilizzare palloni areostatici, posizionati nella stratosfera a un’altezza doppia rispetto a quella degli aerei commerciali, per creare una rete aerea senza fili. Molti progetti avevano già preso in esame la possibilità di usare piattaforme ad alta quota, solo che erano state pensate fisse.
Fluttuare in balia dei venti
Paradossalmente, però, cercare di rimanere fermi in un posto richiede costi e complicazioni maggiori. Perciò si è optato per palloni liberi di fluttuare. Nella stratosfera i venti sono stratificati e ogni strato è caratterizzato da una corrente che si sposta in una certa direzione e a una certa velocità. Attraverso un software di calcolo molto sofisticato, viene stabilito dove un singolo pallone precisamente deve andare e, pertanto, questo viene portato nello strato di vento che si muove nella direzione giusta.
Il progetto Loon è iniziato nel 2013 con il lancio di trenta palloni in Nuova Zelanda e da allora gli sviluppi non si sono fermati. Proprio pochi giorni fa, il team responsabile del progetto ha pubblicato su Google Plus le foto dei test riguardanti la nuova piattaforma di lancio. Quest’ultima, curiosamente chiamata Chicken Little, realizzata e testata prima in Wisconsin (USA), è stata spedita a Porto Rico, a 3.500 chilometri di distanza. Lì è stata riassemblata per eseguire il lancio automatico di altri palloni test.
Chicken Little è una speciale gru, concepita per lanciare palloni enormi, in meno di 30 minuti.
Come funzionano i baloon
«Il fatto che sia una struttura trasportabile) ci permette di trasferire le nostre operazioni di volta in volta nei luoghi con venti favorevoli, per aiutarci a fornire connettività in tutto il globo», spiega Google.
I balloon utilizzati nel progetto sono realizzati in polietilene dalla Raven Aerostar. Gonfi di elio, presentano un sistema di pompaggio d’aria personalizzato, detto Croce, pensato per controllare l’altezza del pallone. Tutti i circuiti e le antenne impiegate per la comunicazione con altri palloni e con la terra si trovano in una scatoletta del peso di 10 kg.
Un sistema di pannelli solari si occupa dell’alimentazione di giorno, mentre delle batterie accumulano l’energia necessaria per la notte. Inoltre, un paracadute controlla la discesa e l’atterraggio dei palloni da mettere fuori servizio. E in caso di imprevisti, il paracadute si apre automaticamente. Al momento la durata di un balloon è di 100 giorni, ma, secondo Google, ottimizzando il design, si può arrivare a oltre 200 giorni.
Il team vuole far decollare il progetto proprio quest’anno.
Dove andranno i baloon
I palloni del Project Loon sono destinati a regioni dell’America Latina, dell’Africa occidentale e dell’Asia. In particolare, si punta all’India, dove 1,1 miliardi di persone sono escluse dalla possibilità di collegarsi a internet con regolarità e in maniera attiva. Certamente internet non risulta essere un bene di prima necessità. Insomma, un volontario non si sognerebbe mai di assicurare a una famiglia una connessione quando manca acqua potabile!
Fatto sta che portare internet è portare cultura.
È portare la cultura del millennio in cui viviamo. E se è giusto costruire scuole per emancipare, è giusto anche dotare le persone di connessione per allargare i confini della loro conoscenza, per incuriosirle e poter poi soddisfare la loro curiosità. D’altronde i frutti di questo passo avanti non verranno strettamente dalla possibilità di utilizzare internet, bensì dalle conseguenze del suo utilizzo. Altre persone entreranno a far parte di una rete globale. Abitudini, percezioni, desideri saranno nuovi e potranno essere diffusi e condivisi.
Andrea La Frazia