Neurobridge un sistema che permette al pensiero di bypassare la paralisi, e ha funzionato per la prima volta
Gli ultimi dati pubblicati dalla World Health Organization (WHO) sulla popolazione mondiale che soffre di lesione alla spina dorsale risalgono al 2013. Secondo quel report, ogni anno, in tutto il mondo, tra le 250 mila e le 500 mila persone soffrono di una lesione del midollo spinale (SCI).
La maggior parte delle cause di lesioni del midollo spinale è dovuta a fattori prevenibili, come incidenti stradali, incidenti domestici, cadute accidentali, o violenze fisiche.
Le persone con una lesione del midollo spinale hanno dalle due alle cinque volte in più di probabilità di morire prematuramente, con tassi di sopravvivenza peggiori in paesi a basso e medio reddito.
I sintomi di lesioni del midollo spinale dipendono dalla gravità del danno e dalla posizione dei traumi sul midollo spinale. I sintomi possono includere perdita parziale o completa della funzione sensoriale o di controllo motorio di braccia, gambe, o addirittura del corpo intero.
Oggi un team di scienziati della Ohio State University Wexner Medical Center, in collaborazione con la fondazione no profit Battelle, ha messo a punto un sistema per ridare a chi soffre di lesioni al midollo spinale il controllo dei propri arti. Come? Con un chip nel cervello.
Neurobridge
Ian Burkhart, è un ragazzo irlandese di 23 anni, e nel 2010 rimase ferito in un incidente subacqueo, rompendosi il collo su un banco di sabbia, paralizzando così il suo corpo. Nel 2012 entra in un programma di sperimentazione negli Stati Uniti, in Ohio, dove il Dottor Ali Rezai stava testando un device in grado di leggere il pensiero del paziente e trasmettere l’impulso del movimento ad un arto nonostante la paralisi. Il dispositivo si chiama Neurobridge, grazie al quale Ian ora riesce a muovere la sua mano destra e le dita per la prima volta dopo l’incidente.
Come funziona Neurobridge
Come suggerisce il nome stesso, Neurobridge crea un ponte tra il cervello e l’arto, così da poter “bypassare” la lesione spinale che altrimenti impedirebbe di trasmettere il segnale dal cervello al muscolo.
Il progetto è nato dalla Ohio State University Wexner Medical Center ed è stato prototipato grazie al know-how tecnico ingegneristico della fondazione no profit Battelle.
Il neurochirurgo Ali Rezai ha eseguito un intervento chirurgico al cervello di Burkhart, impiantando un chip, più piccolo di una lenticchia, nella corteccia motoria dell’organo. Questo chip legge e interpreta l’attività elettrica, inviando il segnale a un computer, che lo processa e lo inoltra al muscolo del paziente.
C’è voluto un decennio, ma ora siamo di fronte a una svolta per aiutare le persone che soffrono di paralisi
Gli step futuri
Il team Battelle guidato da Chad Bouton, il quale ha passato quasi un decennio per lo sviluppo di algoritmi e software, e l’equipe medica condotta dal dottor Ali Rezai e dal dottor Jerry Mysiw, sono pronti per proporre Neurobridge ad altri pazienti.
«Neurobridge è un enorme passo avanti nel poter offrire normalità a chi soffre di paralisi», spiega il dottor Mysiw. «Ora stiamo migliorando l’interfaccia uomo-macchina e le interazioni, per cercare di offrire sempre più movimenti al paziente».
Burkhart è un ex giocatore di lacrosse, ed è stato il primo di cinque potenziali pazienti a testare Neurobridge. «È magnifico poter tornare a muovere la mia mano: dopo aver provato ciò che può fare Neurobridge non pongo limiti alla speranza e alla fantasia – racconta alla CNBC Ian, entusiasta – so che è difficile che io possa tornare a fare immersioni e a giocare a lacrosse, ma oggi la tecnologia è in rapida crescita e sviluppo, e non voglio frenare il mio entusiasmo».
Luca Scarcella
@LuS_inc