Nathan Copeland, 28 anni, paraplegico, ha ritrovato il senso del tatto tramite le dita di un robot. Dodici anni dopo il suo incidente. Tutto grazie ad una sperimentazione particolare condotta dall’Università di Pittsburgh e dalla Darpa.
Attraverso il tatto riusciamo a scoprire com’è fatto il mondo. Eppure c’è chi, purtroppo, deve affrontare la propria esistenza senza questa possibilità. Alcuni ricercatori dell’Università di Pittsburgh, insieme alla Darpa (Defense Advanced Research Project Agency), sono riusciti a ottenere, in questo ambito, una prima grande vittoria: restituire a un 28enne tetraplegico questa sensazione. Almeno in parte. Tutto grazie a un chip di interfaccia neurale tra il cervello e un braccio robotico.
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La ricerca
Si tratta di una sperimentazione diversa da quelle che sono state condotte in passato. Come riporta lo studio pubblicato su Science Translational Medicine, i ricercatori hanno lavorato con Nathan, il paziente che si è prestato ai test, cercando di trasportare la sensazione del tatto tramite un braccio robotico controllato attraverso il cervello. In casi precedenti, invece, le sperimentazioni avevano puntato sul controllo neurale diretto di un braccio robotico.
In questo caso il passaggio è più complesso. Il braccio robotico, infatti, una volta ricevute le informazioni, si preoccupa di inviarle nuovamente al cervello costituendo un sistema di comunicazione bidirezionale. Un dialogo maggiore tra uomo e tecnologia: «In questo modo, ai segnali in uscita per il movimento, si alternano quelli in entrata. Ovvero le sensazioni percepite dall’individuo».
Come funziona il braccio robot
Nathan Copeland era rimasto paralizzato dopo un incidente automobilistico, avvenuto nel 2004. In questo test, a cui ha aderito in maniera volontaria, gli sono state impiantate quattro piccole matrici di microelettrodi: due nella corteccia motoria e due nella corteccia sensoriale. Le stesse matrici sono state connesse con il braccio robotico mentre la sensazione fisica del tatto è stata convertita in segnali elettrici. Segnali che, rinviati al cervello, sono stati in grado di stimolare i neuroni sensoriali e regalare, nuovamente, la sensazione del tatto.
I ricercatori, toccando leggermente le dita del braccio meccanico, sono riusciti a capire se Nathan, completamente bendato, riuscisse ad indovinare quale dito ogni volta fosse quello toccato: «Le risposte corrette? Una percentuale vicina al 100%». Nathan è riuscito così a percepire il mondo attraverso le dita di un robot. Dodici anni dopo il suo incident. Un risultato incredibile che si spera possa essere solo il primo di una lunga serie.