Il Patrick Henry Village si trasforma in una comune 2.0 grazie a Carlo Ratti. Ecco il progetto creato grazie ai principi della sharing economy. Ci saranno circa 4mila persone e si sperimenterà un nuovo stile di vita.
Non si può pronunciare la parola “comune” senza pensare agli hippy, agli anni Sessanta, all’amore libero, a Blowin’ in the Wind. Tuttavia la comune intesa come spazio di condivisione quotidiana, d’intenti e principi non è morta. Lo dimostra l’ultimo lavoro del regista Thomas Vinterberg, che alla 66esima mostra del cinema di Berlino ha presentato il film “La Comune“. Si tratta della storia di una famiglia danese che affitta una casa in un elegante quartiere di Copenaghen, troppo grande per sole tre persone. La condivisione dunque resta un valore a cui, in forme diverse, non vogliamo rinunciare.
Il progetto di Carlo Ratti
Ne è la prova il concetto di sharing economy. Qui la condivisione dei beni, del know how e delle esperienze hanno gettato le basi per un nuovo modello economico che, secondo una ricerca dell’Università Niccolò Cusano, potrebbero portare il fatturato mondiale di tutte le aziende che applicano il modello a 300 miliardi di euro entro il 2025.
La condivisione degli spazi e delle idee sono alla base anche dell’ultimo progetto di Carlo Ratti, che ha preso un ex villaggio militare tedesco e l’ha trasformato in una comune futuristica. Si tratta della riconversione del Patrick Henry Village di Heidelberg in una comune 2.0, in cui le macchine private saranno un lontano ricordo e ci saranno più spazi comuni che case.
La comune del futuro secondo Carlo Ratti
«Il progetto nasce e si sviluppa nell’ambito della Internationale Bauausstellung, meglio nota come IBA, un’iniziativa che da oltre un secolo promuove l’avanguardia architettonica in Germania e che oggi a Heidelberg si articola attorno a una nuova idea di città basata sulla conoscenza», spiega Ratti, professore di Practice of Urban Technologies al MIT di Boston. «Abbiamo iniziato [il progetto] chiedendoci come sarebbe potuta essere, oggi, una “comune” basata sui principi della sharing economy. Da qui l’idea di un villaggio per il co-working e il co-living, dove testare nuove dinamiche abitative».
Lo spazio su cui il team di Ratti lavorerà è composto da 97 ettari di terreno.
Negli anni ’50 era lo spazio su cui sorgevano case, scuole, garage, negozi. Tutti questi ambienti verranno riconvertiti, pur preservando il design suburbano innestato dagli americani. Ad esempio, rimarranno le villette con garage, ma saranno connesse con le altre abitazioni. Le strutture in rovina diventeranno fattorie: la natura sarà parte integrante della vita di Patrick Henry Village. «Ci siamo intanto concentrati sugli spazi e sulle infrastrutture comuni», racconta Ratti. «Abbiamo poi cercato di dare vita ad ambienti flessibili, connettendo alcuni blocchi e riconfigurandone gli spazi interni».
L’edificio più rappresentativo del progetto sarà il Maker Palace, «un’unità ispirata al Fun Palace di Cedric Price, protagonista delle avanguardie inglesi degli anni Sessanta-Settanta». Sarà uno spazio open scource, che verrà adattato dagli utenti in base alle necessità. I garage diventeranno lavoratori creativi, anche perché l’idea di Ratti è di stimolare la condivisione in mobilità, cancellando l’idea dell’auto privata.
Un nuovo stile di vita
«Nella comune che abbiamo ideato speriamo di poter ospitare circa 4000 persone interessate a sperimentare uno stile di vita diverso: studenti, ricercatori, famiglie e chiunque condivida i principi della “buona sharing economy” – mutualità, solidarietà, democrazia – che sono alla base del progetto», spiega l’ideatore di The Mile. «In una comune non si condividono solamente gli spazi, ma soprattutto i servizi e le idee», spiega Ratti. «In passato questo portava in molti casi a comunità chiuse su se’ stesse. Oggi invece possiamo pensare un luogo estroverso, che sappia avviare un dialogo con il resto della città. Un luogo in cui le relazioni si formano in modo dinamico, sia nello spazio fisico sia in quello digitale».