Bogdan Andy Bindea ha 31 anni e un’azienda, Sigora Solar, che fattura più di 5 milioni di dollari grazie alle energie rinnovabili. Diventato attivista di Greenpeace per proteggere la sua terra, la Romania, oggi vuole regalare un sogno, e la luce, agli abitanti di Haiti.
«La luce è una bellissima cosa». Ma per capirlo davvero bisognerebbe restare senza elettricità per moltissimo tempo. Come le famiglie di Haiti che, a causa delle ultime calamità naturali, hanno dovuto sopportare questa e altre forme di disagio. Negli ultimi anni è diventato molto difficile vivere sull’isola caraibica. Prima il terremoto, che nel 2010 ha devastato gran parte dei centri abitati, e poi gli uragani, più o meno forti, che hanno portato crolli e distruzioni. Come Matthew, che agli inizi di ottobre ha causato 900 morti e oltre 70mila sfollati. E quando la furia pare cessare, allora è tempo di riprovare nuovamente a vivere. A ripartire. Anche grazie alla solidarietà del mondo, all’aiuto di aziende e startup, e alla forza di alcuni giovani imprenditori. Come Bogdan Andy Bindea.
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Dalla Romania alla fortuna negli Stati Uniti
Bogdan ha 31 anni ed è founder di Sigora Solar, startup che nel 2015 ha fatturato 5 milioni di dollari. Con una crescita del 660% negli ultimi tre anni. La sua missione è semplice: risolvere problemi attraverso la progettazione e l’installazione di sistemi che sfruttano l’energia eolica e solare. Bogdan è nato in Romania ma ha iniziato a girare il mondo come volontario di Greenpeace: «Sono sempre stato infastidito dal fatto che le persone debbano scegliere tra sviluppo economico e tutela ambientale» ha detto a Inc «Ho fondato la mia azienda nel 2011 perché volevo fare entrambe le cose». La sua storia inizia a Baia Mare, in Transilvania, sito di uno dei più grandi disastri ecologici della Storia. Nel 2000, mentre Bogdan frequentava il liceo, una società mineraria, che estraeva oro, riversò un enorme quantità di cianuro nel fiume Somes, affluente del Danubio, compromettendo l’ecosistema e uccidendo migliaia e migliaia di animali.
Una tragedia che fu definita come la “seconda più grave catastrofe ambientale europea dopo Chernobyl”.
«Dopo aver assistito a quello scempio decisi di iniziare il volontariato con Greenpeace, in Romania. Per sei anni ho combattuto per difendere la mia casa da chi voleva distruggerla». Ma alla fine Bogdan si rende conto che protestare non basta e decide di fare qualcosa di concreto. Parte per gli Stati Uniti, nel 2006, e si appassiona al tema delle energie rinnovabili. Tanto da diventare imprenditore, di successo: «Ho fondato Sigora con 4mila dollari, frutto di una borsa di studio arrivata dalla National Science Foundation». In tre anni l’azienda cresce. Bogdan assume 36 persone e aumenta costantemente il fatturato: 237mila dollari nel 2012; 3,2 milioni di dollari nel 2014; 5 milioni appena un anno fa. «Ma la cosa più importante è che stiamo dimostrando come l’energia solare abbia davvero un impatto positivo sull’ambiente e sulla vita delle persone».
Haiti, un piano ambizioso
C’è chi, una volta ottenuto il successo, decide di vivere di rendita. C’è chi, come Bogdan, decide di rilanciare, rimanendo fedele alla propria originaria vocazione: «Abbiamo preparato un piano per dare energia elettrica a tutta Haiti. In 10 anni, a prezzi accessibili, porteremo la luce a 2 milioni e mezzo di persone. Senza inquinare e senza toccare le bellezze di un’isola unica».
Così è nata Sigora Haiti. Con un progetto pilota che ha avuto grande successo e resistito, senza troppe difficoltà, al passaggio dell’uragano Matthew. Bogdan è partito da un piccolo paese di 5mila anime, Môle-Saint-Nicolas, che si trova sulla costa nord-occidentale dell’isola. Un paese che volge lo sguardo verso Cuba, circondato da un paesaggio da sogno. Un paese che è rimasto privo di elettricità per un anno intero. Così, in sei mesi, Sigora Haiti ha costruito un sistema basato sulle “micro-utility”. Due piccole centrali, una eolica e una solare, per catturare l’energia naturale e una rete di trasmissione, lunga 11 chilometri, per portarla a 980 case e 32 negozi: «Al costo di una candela si potranno avere 10 ore di luce»
Formazione locale e resistenza alle intemperie
È un sistema che è stato progettato per resistere alla forza devastante dei fenomeni catastrofici che, periodicamente, colpiscono Haiti. È in grado di lavorare in maniera autonoma e indipendente durante le emergenze, limitando rischi e pericoli: «Dopo il passaggio devastante di Matthew siamo stati in grado di far ripartire il servizio dopo 55 ore» sottolinea con orgoglio Bogdan. Ma non solo. Gli ingegneri della Solar hanno impiegato tempo e risorse per formare operai locali sul funzionamento della tecnologia. In questo modo è stato possibile dare in mano alla popolazione del paese le chiavi di gestione del sistema e, insieme, generare nuove forme di occupazione. Ma non è finita qui: «A breve, non appena il sistema sarà funzionante al 100%, daremo energia ad altre nove comunità intorno a Môle-Saint-Nicolas». Un progetto in divenire e ambizioso: «Nella vita bisogna esserlo, sempre».