Con il co-founder Emanuele Gritti raccontiamo Fablab Biella: «E’ indispensabile che la cultura dell’innovazione venga recepita dalle persone così come dalle aziende della zona»
Dal rapporto della Fondazione Make in Italy, curato dal Censis sullo stato dei laboratori digitali in Italia (ne abbiamo parlato QUI), è emerso che i fab manager in cerca di finanziamenti guardano alle istituzioni e alle imprese locali, con un terzo degli intervistati che auspica un coinvolgimento del Governo. Molto basse sono invece le attese nei confronti del mondo accademico, delle banche e del venture capitalism. Una voce fuori dal coro è quella del FabLab Biella, l’unico laboratorio digitale ad essere stato fondato grazie all’interesse diretto di una banca, precisamente Banca Sella.
La crisi del tessile e gli spazi inutilizzati
Emanuele Gritti è un ingegnere di 32 anni originario di Milano. È lui che durante la prima Maker Faire Rome nel 2013 ha avuto l’idea di fondare un laboratorio di fabbricazione digitale a Biella. «C’era la sezione dedicata ai FabLab e ho pensato che fossero delle iniziative fantastiche. Mi sono chiesto perché non aprirne uno a Biella? Io sono di Milano, però per motivi personali mi sono trovato a Biella. Da milanese la trovo una realtà diversa ma dal grande potenziale, ricca di opportunità che bisogna saper cogliere». Biella, così come la sua provincia, è una città che porta ancora i segni di un passato industriale florido che oggi non c’è più. Ci sono tanti spazi inutilizzati causa la crisi del tessile» spiega il fondatore del FabLab Biella. E’ indispensabile che la cultura dell’innovazione arrivi e che venga recepita dalle persone così come dalle aziende della zona. Emanuele aveva in mente un’idea, che con il passare del tempo è diventato un progetto sempre più strutturato e concreto.
«L’unico ostacolo a quel punto era trovare i soldi per iniziare»
Uno spazio “Open”
«Mentre stavo affinando la mia idea e perfezionando il progetto per il laboratorio digitale, sono venuto a conoscenza della volontà da parte della Banca Sella di Biella di aprire uno spazio “Open” di coworking e innovazione. In pratica hanno aperto le porte della banca a persone esterne alle loro dinamiche. Loro accoglievano persone esterne in questo spazio, appena hanno aperto io sono entrato a presentarmi. Ho avuto la possibilità e la fortuna di presentare questa mia idea, con qualche abbozzo di business plan, direttamente a Pietro Sella. Hanno deciso di fare un meeting per permettermi di spiegare il mio “piano” per fare il FabLab Biella, e a loro è piaciuto».
Le prime macchine e l’inaugurazione
«Lì per lì è stato incredibile, ho avuto fortuna a incontrare delle persone sensibili all’argomento dei makers e dei laboratori digitali. Pietro Sella conosceva già il concetto di fablab, così ci siamo attivati subito. In un anno siamo riusciti a creare il fablab da zero. Il supporto offerto dalla Banca Sella al fablab Biella si è concretizzato con gli spazi e l’appoggio economico per l’acquisto dei primi macchinari. Abbiamo inaugurato il laboratorio insieme a Diego Massarotto, l’altro fondatore, il primo ottobre 2014. È stata una bella presentazione che ha avuto parecchia risonanza».
Emanuele sa di essere una mosca bianca in un settore che raramente vede le banche impegnate direttamente nello sviluppo di nuovi laboratori. Nonostante ciò ritiene che questi enti siano comunque fondamentali quando si ha la possibilità di parlare con persone preparate e disposte all’ascolto. «Sono stato ad alcune riunioni dei fabbers italiani. Al contrario di tutti quelli che sparavano a zero sulle banche, io ero uno dei pochi ad esserne soddisfatto. Noi veniamo ascoltati e assistiti, quindi credo che anche le banche possano essere dei punti di riferimento nel nostro settore».
Le prime collaborazioni con le aziende
Dopo l’inaugurazione il fablab Biella si è posto l’obiettivo di diventare una realtà riconosciuta e riconoscibile sul proprio territorio. «In quell’anno siamo stati tra i fablab più attivi d’Italia a livello dei corsi. Ne abbiamo tenuti tantissimi, più di quaranta. Poi dopo esserci fatti conoscere, abbiamo ridotto di molto il numero per poterci concentrare anche su altre attività». Sono iniziate così le prime collaborazioni con le aziende e i privati e le prime idee sono diventate realtà. Oggi il laboratorio è diventato un punto di riferimento per il proprio territorio, a due anni dall’inaugurazione.
Il teambuilding prima di tutto
Se si chiede a Emanuele un consiglio per chi vuole aprire un laboratorio digitale, lui risponde: «Prima di tutto, la parola d’ordine è teambuilding. Il nostro team all’inizio era composto da me, l’altro ragazzo e le rispettive fidanzate. Poi la ricerca di uno spazio dinamico in cui inserire la propria attività è fondamentale. Il fablab Biella è all’interno di uno spazio coworking. In questo modo si può incrociare più persone, far partire più collaborazioni. Infine bisogna analizzare bene le risorse del territorio, capire le dinamiche, e trovare sponsor – ma soprattutto persone – che credano nel settore e nello spirito di questo movimento. Un po’ di fortuna, comunque, serve sempre».