Gita a “Fa la cosa giusta”, la fiera del consumo critico e della sostenibilità, dove i ragazzi possono sperimentare tutto quello che studiano sui libri in fatto di energie rinnovabili, agricoltura biologica e riciclo dei materiali
“Maestro come fa una macchina ad andare senza benzina?”. Nicola non l’ha mai vista un’automobile elettrica. Elisa, Vittoria, Giorgia, Sonia e le altre ragazzine della classe non hanno mai pensato invece che dal copertone di un’automobile possano essere realizzate delle collane, delle borse o degli orecchini. E’ stata necessaria una lezione, fuori dalla classe, alla fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili “Fa’ la cosa giusta”, per capire cosa sono la critical fashion e la mobilità sostenibile. Chiusi i libri, appeso lo zaino in classe, venerdì scorso centinaia di ragazzi hanno affollato gli spazi espositivi che hanno ospitato 770 espositori. Scienze, geografia, storia, educazione civica, l’hanno fatta ascoltando le testimonianze dei detenuti che producono magliette, tazze e biscotti; chiedendo informazioni su quella strana alga che si può mangiare o assaggiando quello strano hamburger fatto con le verdure.
Per un giorno la parola “biologico” studiata a scuola sul libro di scienze è entrata a far parte della vita dei ragazzi che hanno potuto assaggiare e sperimentare. E se sul sussidiario si parla di riciclare e di R.A.E.E., alla fiera hanno potuto vedere con i loro occhi come sia possibile estrarre dell’oro e altri materiali preziosi proprio dai cellulari dismessi. Se in classe si parla dell’importanza dell’acqua pubblica, alla fiera, i ragazzi hanno bevuto solo quella e hanno potuto assaggiare l’Ubuntu Cola.
Un tour tra sapori e profumi che ha fatto scoprire saponi ecologici, sandali in caucciù naturale lavorato dalle comunità autoctone della selva amazzonica e borse artigianali realizzate con gli scarti industriali o con le divise dei pompieri, dei sacchi postali svizzeri, delle tende militari. Una scuola di vita che “Fa’ la cosa giusta” offre ogni anno alle scuole guidandole tra i progetti che sono allestiti: una lezione per capire che ognuno di noi può essere un cittadino sostenibile e un consumatore critico quando entra in un negozio a fare la spesa, quando pedala, quando sceglie che macchina acquistare.
I cambiamenti non possono che partire dai bambini. La nostra scuola, spesso, riempie i quaderni di parole: il processo dell’acqua, il buco dell’ozono, il surriscaldamento dell’atmosfera. Ancor più si usa parlare di ecologia. Il passo in più, necessario, è trasformare la teoria in pratica: imparare che riciclare è possibile e che è persino possibile riutilizzare un cucchiaino per fare un braccialetto. Un pannello fotovoltaico non può restare qualcosa di astratto così le auto ibride. Agli insegnanti che hanno portato i ragazzi alla fiera va il merito di aver fatto il loro compito: educare ad una nuova cittadinanza. Non possiamo più aprire i libri senza farli vivere, senza tradurre ciò che sta scritto nella vita di tutti i giorni. Ed è a partire dai nostri ragazzi che possiamo veramente educare ad un consumo critico e sostenibile, capace di trasformare l’interesse elitario per questi argomenti in un movimento che cresce con i nostri cittadini del futuro.