Il 23 giugno il Regno Unito vota il referendum sulla Brexit, cioè sull’uscita dall’Unione Europea. Se dovesse vincere il “sì” all’uscita, ci sarebbero ripercussioni anche nel mondo accademico e particolare nel programma Erasmus. Che, per gli studenti inglesi, non sarebbe più attivato
C’è un programma che da circa una generazione sta cambiando le vite di milioni di studenti. Un’esperienza che arriva negli anni universitari e che viene descritta dalla stragrande maggioranza di chi la vive come una cosa che allarga la mente e le amicizie, che migliora le lingue e il bagaglio di conoscenze. Nel 2017 l’Erasmus compirà 30 anni. Ma se al referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Europa – la cosiddetta “Brexit” – vincesse il “Leave”, quindi l’uscita del Regno Unito dalla Ue, un grosso pezzo di questo programma potrebbe venire meno. Una perdita sia per gli studenti inglesi sia per tutti gli altri, che ogni anno arrivano nell’isola per migliorare l’inglese e respirare l’aria che tira in alcune delle università e college più importanti al mondo. Circa 200 mila studenti inglesi hanno beneficiato del programma Erasmus, avendo l’opportunità di viaggiare per l’Europa, e il numero di studenti Erasmus è andato sempre crescendo: nel 2014 sono stati oltre 15 mila. Se vincesse la Brexit, questa opportunità verrebbe enormemente ridimensionata.
I numeri dell’Erasmus: una crescita perenne
Secondo i dati del programma, il numero di studenti che hanno scelto di trascorrere parte dei loro studi al di fuori dell’isola, infatti, è cresciuto costantemente dal 2007 al 2014, come anche il numero di studenti stranieri che hanno scelto il Regno Unito come destinazione.
Nell’anno 2007/2008 gli studenti inglesi che sono andati in Erasmus sono stati 10.278, mentre nell’anno 2013/2014 sono arrivati a 15.610.
La domanda di un curriculum di studi sempre più internazionale è diventata quasi un’esigenza nel mondo di oggi. Per questo l’Erasmus ha avuto così tanto successo, ma non solo: permette di allargare gli orizzonti e, soprattutto per gli studenti che vanno nel Regno Unito, di perfezionare la lingua più parlata al mondo, la lingua del digitale (infatti, solo gli Stati Uniti accolgono più studenti stranieri del Regno Unito).
Più studenti in arrivo che in uscita
Il Regno Unito accoglie molti più studenti di quanti ne mandi fuori: nel 2014, infatti, a fronte di 15 mila studenti inglesi che sono partiti, ne sono arrivati 27.401. Si potrebbe pensare che nell’economia degli inglesi perdere l’Erasmus non sarebbe poi così grave, o per lo meno che sia meno grave rispetto alla perdita che ne avrebbe il resto d’Europa. Ma non è così, perché anche lo scambio culturale che avviene nei college è estremamente prezioso, soprattutto se si tiene in considerazione che gli atenei inglesi sono frequentati non solo dagli studenti europei ma anche da moltissimi ragazzi orientali: le principali nazioni di provenienza degli studenti esteri nel Regno Unito sono, infatti Cina e India.
I Paesi di scambio
Francia, Germania, Spagna, Italia e Paesi bassi sono le nazioni europee con cui avvengono la maggior parte degli scambi con il Regno Unito in termini di mobilità degli studenti sia in entrata sia in uscita, secondo i dati del Programma. Senza l’Erasmus e con la loro nazione fuori dall’Europa, sarebbe molto più difficile la mobilità di questi ragazzi.
Stop ai finanziamenti Ue per la ricerca
Chi vorrà studiare nel Regno Unito, potrà continuare a farlo, ma da “international student”: quindi con tasse più alte e con la maggiore probabilità che gli studenti scelgano altre mete. Anche se avere meno studenti stranieri nelle università potrebbe significare più opportunità per gli studenti inglesi di essere ammessi nei college, questo potrebbe essere deleterio per l’economia locale dei centri d’istruzione, dove solitamente gli studenti stranieri trovano anche piccoli impieghi. Allargando l’obiettivo dall’Erasmus all’istruzione superiore in generale, la situazione non migliora. Innanzitutto il Regno Unito perderebbe i finanziamenti per la ricerca garantiti dall’Europa: questo significherebbe per molti studiosi dover cercare fondi altrove.