Il popolare social network spegne 10 candeline, qui la sua storia raccontata attraverso le startup ha comprato per crescere. Dalla sicurezza alla pubblicità, ai video di Vine e Periscope alla ricerca di un modello di business
21 marzo 2006. Alle 21.50 Jack Dorsey invia il primo tweet della storia. «Just setting up my twttr» scrive in un messaggio che darà il via ad uno dei social network più popolari in circolazione. 21 marzo 2016. Twitter compie dieci anni. Un traguardo che porta con sé 320 milioni di utenti nel mondo, 1 miliardo di visite al mese sul sito, 4mila dipendenti, 35 uffici nel mondo. E 51 acquisizioni di startup tra Stati Uniti, Canada, India, Regno Unito e Francia (numeri e cifre hanno come fonte Crunchbase). Proveremo a rileggere questo traguardo attraverso queste startup. Per capire le strategie, gli obbiettivi, passo dopo passo, di Jack Dorsey e del suo team.
Giugno 2007. Twitter ha il suo primo round di investimenti registrato. 5 milioni da 11 venture capitalist guidati da Marc Andressen e Union Square Venture. E il round che dà il via alle danze. I tweet registrati nel 2007 arrivano a 2 milioni (oggi se ne inviano 500 milioni ogni giorno).
L’anno in cui cominciano le prime acquisizioni
il problema è già il business model
Nel 2008 arriva il secondo round di investimento: 15M da Spark Capital. E poco dopo la prima acquisizione della storia di Twitter. Summize, pagata, guarda caso, 15 milioni – la maggior parte di questi in azioni. Summize è una startup canadese che aveva sviluppato un motore di ricerca in grado di raccogliere i migliori contenuti di riviste e blog su musica, film libri e via dicendo. Gli analisti si sono dimostrati a dir poco freddi sull’acquisizione. Ma come è possibile che un’azienda senza un business model definito, e senza utili faccia addirittura operazioni di M&A? La risposta 8 anni dopo. Ma l’acquisizione è il primo segno che in effetti Twitter qualche problema di business model l’aveva. E Summize doveva essere la risposta, pilotando il social da «le ali della libertà di parola» a qualcosa che permettesse di selezionare prodotti per i consumatori, anche se libri, concerti e album.
Novembre 2008. Comincia a girare voce che Facebook vuole comprarsi Twitter. Twitter dice, no grazie. La voleva per 500 milioni, quando la società già ne valeva 5. Miliardi. Pochi giorni dopo Twitter compra Values of n. Startup di Portland, Oregon. In realtà poco si nascondeva dietro questa acquisizione se non la volontà di portare il CEO della startup Rael Dornfest nel team di Dorsey. Aveva 20 milioni di utenti nel mondo.
12 domande per capire cosa vuol dire fare impresa
per Jack Dorsey (sì, il papà di Twitter)
Febbraio 2009. Twitter chiude un round C da 35 milioni di dollari (ancora con Union Square). E a settembre 100 milioni li investe Insight Venture Partner. due mesi dopo si compra una startup californiana per geolocalizzare gli utenti. Mixer Labs. La paga 5.17 milioni, in azioni. Business Insider sbotta di nuovo. Mentre i titoli dei giornali scoppiano di «Location, Location, Location» per indicare che il futuro del mobile è la geolocalizzazione, e fare il verso ad uno degli adagi più popolari della storia delle valutazioni immobiliari. La cifra non è mai stata rivelata. Gli utenti diventano 100 milioni
Anno 2010. Gennaio. Arriva il round E. E vale 5,17 milioni. Il 2010 si concluderà con un round F da 200 milioni guidato da Kleinert Perkin Caulield. Twitter nell’anno solare fa 4 acquisizioni. La più importante, forse col senno di poi la più importante di tutte, è Atebits. Il Twitter per Mac. Un design interessante che influenzerà molto la timeline di Twitter (e che chi possiede un device iOS può ancora vedere quando condivide i tweet da Safari). E’ la vittoria del mobile. Oggi Twitter è su tutti i sistemi operativi, da iOS a Android a Windows Phone. E dal mobile ha l’88% dei suoi utenti. Gli utenti diventano 150 milioni.
Non solo mobile. Perché a maggio 2011 arriva l’acquisizione della londinese Tweetdeck (ancora oggi molti la usano). Pagata 40 milioni, l’app per desktop aveva ottenuto 3.8 milioni in un round A. L’obbiettivo era cercare di organizzare i tweet per campi di interesse, cercando di limitare la dispersività del social. Gli utenti arrivano a 200 milioni mentre l’acquisizione di Tweetdeck diventa la più onerosa sostenuta dalla società di Dorsey, che nello stesso anno porta a bordo altre 6 startup. Da AdGrok che migliora la parte advertising. A BackType, un tool che aiutava le aziende a capire l’impatto sul business dei social media. L’obbiettivo di Twitter dichiarato era di declinare il proprio business model sulle aziende. Sulla stessa lunghezza d’onda le acquisizioni di Julian, Whisper System (sicurezza dati). Oggi sembra scontato. 5 anni fa non lo era così tanto. Nell’arco dello stesso anno Twitter chiude i suoi ultimi due round di investimento. 800 milioni di dollari metà con DST Global (400M) e metà sul mercato secondario, offrendo ai propri dipendenti un’opzione di stock option. Tutto è pronto per il salto in borsa, come diceva entusiasta il Ceo Dick Costolo.
Gennaio 2012. Comincia l’anno che porterà nel network di twitter altre 8 aziende. E’ l’anno di Vine, pagata 30 milioni per prendersi i video brevi della startup di New York. Ma anche di una serie di startup di sicurezza come Dasient, o Summify che creava news virali sui social. E’ stato anche l’anno di Posterous, nata per microblogging, diventata servizio di blogging via email fino alla condivisione di foto e note private, chiusa da Twitter dopo un anno appena dall’acquisizione. Non un grosso affare.
2013: L’anno in cui si prova a fare soldi con TV e pubblicità
Novembre 2013. Il 7 per gli investitori è quello che è stato ribattezzato il giorno più atteso dell’anno. Dell’Ipo più attesa dell’anno. Twitter si quota. Non al Nasdaq ma al New York Stock Exchange. Il motivo? Forse scongiurare il crollo di Facebook dopo l’Ipo sul listino tecnologico (ampiamente recuperato in seguito). Valore di mercato di 31 miliardi di dollari e un prezzo per azioni di 26 dollari (oggi ne vale 10 in meno, e vale 11 miliardi). Tribolazioni di borsa a parte, dovute sempre ai soliti motivi di trovare un business model sostenibile, il 2013 è stato l’anno record delle acquisizioni da parte di Twitter. Ne mette a segno 10. La più onerosa è quella di Bluefin Labs, un tool per l’analisi delle reazioni social sui programmi TV. Quello che si pensava essere il vero business di Twitter (non senza ragione). Cifra dell’investimento: 100 milioni, secondo Bloomberg. Che pareva quello più oneroso dell’anno, e invece il 2013 si chiuderà con due acquisizioni di startup che si occupano di social advertising come Trendrr e Mopub. Questa, valutata oltre 500 milioni, sarà acquisita per 350. Televisione e pubblicità. In questo i due trend principali di Twitter nel 2013.
5 newsletter a cui vale davvero la pena iscriversi
se hai una startup
Il 2014 straccia i record dell’anno precedente. Le acquisizioni diventano 11. Tre superano la cifra di 50 milioni di dollari. Gnip (134) Namo (70) e Tap Commerce (100). Rispettivamente: data analisi, mobile advertising, e mobile advertising. Chiaro no? La strategia di Twitter punta tutto sul mobile e sul traffico generato dagli utenti degli smartphone. A concludere il quadro ci sono acquisizioni di startup come CardSping, la prima, vera, fintech e Mitro, che aveva sviluppato uno dei servizi più ambiti sulla sicurezza delle password online.
L’anno dei problemi: le azioni crollano, Periscope pare solo un’hype
Il 2015 è l’anno dei primi problemi. Facebook, antico desiderante, oggi principale competitor, ha un numero di utenti attivi che supera i 1,5 miliardi. Twitter si ferma a 300 milioni. E non cresce. Jack Dorsey, che nel frattempo è diventato Ceo, annuncia nuovi sviluppi. E porta a termine nuove acquisizioni. 8 per la verità. La più fragorosa a livello mediatico è quella di Periscope, pagato 120 milioni. A livello economico in realtà è Tell Apart, pagata oltre 533 milioni. Periscope lo conoscono tutti, storia bellissima di Kayvon Beykpour, residenza a San Francisco, che fonda la società durante gli scontri in Turchia della primavera araba, perché voleva vedere in diretta quello che succedeva al suo paese. Tell Apart invece è un’altra soluzione di advertising per il mobile il problema erano ancora i ricavi, e la soluzione migliore per migliorarli era compare una startup che lavorava sulla pubblicità direct response. Ma la situazione di Twitter non migliora. La società non cresce più e questo è il principale problema per gli investitori che hanno messo in Twitter più di un miliardo e mezzo di dollari.
Twitter, Facebook e Snapchat a confronto
Twitter per fatturare 300 milioni ci ha messo sei anni (Facebook 4 anni, Snapchat pure). Fondata nel 2006 nel 2010 aveva un fatturato di 28,3 milioni, salito l’anno successivo a 106 milioni e due anni dopo a 316 milioni. Snapchat ha raddoppiato questi numeri. Nata nel 2012, oggi vale 16 miliardi. 5 in più rispetto alla più anziana Twitter. Facebook ne vale 260. Qui tutti i numeri delle tre aziende a confronto.
Ad ogni modo, tanti auguri Twitter
Oggi Twitter compie dieci anni. E’ uno dei primi unicorni della Silicon Valley (società che hanno superato la valutazione di un miliardo di dollari) e in pancia ha 53 startup comprate in 8 anni. Tantissime legate alla pubblicità, molte sul miglioramento dell’offerta (video, foto, sicurezza). Il nome, come molti sapranno, voleva ricordare il cinguettio della libertà. Twitter stesso si definiva nel payoff come «le ali della libertà di pensiero». A dieci anni di vita rimane un modello. Un obbiettivo per molti che fanno startup. Ma la sua crisi, di utenti, di capitali, di idee, racconta molto delle contraddizioni che porta dietro il modello che l’ha fatta nascere. E delle società che ne stanno seguendo il percorso. Ad ogni modo, comunque la si pensi, un modo senza Twitter, oggi, è difficile da pensare. Buon compleanno Twitter.
Arcangelo Rociola
@arcamasilum
Le illustrazioni e la timeline sono di Cinzia Franceschini