I luoghi dell’innovazione in Puglia e gli strumenti per finanziare la propria impresa. E 5 startup simbolo dell’innovazione al Sud, dal design al food
Partiamo da un elenco di strumenti per finanziarsi e luoghi dove l’innovazione avviene davvero.
C’è Bollenti Spiriti, il programma della Regione Puglia per le Politiche giovanili che mette in rete tutte le iniziative che attivino i talenti dei giovani cittadini pugliesi.
C’è Nidi, il fondo creato dalla Regione Puglia a favore delle “Nuove iniziative d’impresa”, per sostenere le microimprese di nuova costituzione, con un contributo a fondo perduto e un prestito rimborsabile, agevolando l’autoimpiego.
C’è Start Cup Puglia, la business plan competition, organizzata dal 2008 da Regione Puglia e Arti, che trasforma le migliori idee d’impresa in business plan e premia i vincitori o, sulla stessa linea, il bando promosso dalla Cciaa di Bari Valore assoluto 3.0.
C’è Impact Hub Bari, uno spazio di coworking di 1600 mq in cui dare forma alla propria impresa, e PugliaStartup, un “booster per imprese”, che incuba o accelera progetti d’impresa.
C’è poi MuumLab, piattaforma di equity crowdfunding con un sistema di pagamenti – tra i primi al mondo – con carta di credito (e-payment) e investimenti in tempo reale.
E ci sono poi, last but not least, un’università e un politecnico di tutto rispetto che, ricordiamolo, secondo l’ultima classifica U-Multirank (aprile 2016), è l’ateneo scientifico secondo, in Italia, solo alla Bocconi e al 67esimo posto su scala mondiale e fra oltre 1300 università.
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1. Taranto: laNODO e il design che viene dal mare
In Puglia c’è un solido ecosistema di strumenti, in grado di favorire la nascita di idee d’impresa e la costituzione di startup in svariati settori. Per esempio, a Taranto, è nata da un’idea di Angela Longo e Maria Paola Minerba, due esperte di design, laNODO che realizza e vende (sulla propria piattaforma di e-commerce) una linea di borse, borsoni, sacche, pochette e borsellini, ispirate a un concept molto preciso: Taranto che rinasce dal “fumo nero”, per ritrovare, attraverso una linea di borse e accessori moda, la “Città dei due mari”. I prodotti sono infatti realizzati con tessuti, cime e nodi usati nel campo della marina, scelti e combinati direttamente dall’acquirente. laNodo ha vinto nel 2015 il bando Nidi che ha consentito di aprire un laboratorio e uno showroom a Taranto: il grande salto sarà attraccare al resto del territorio, creando una rete di rivenditori del brand. La nostra prima scelta è simbolica. E vuole raccontare di un territorio che conosce le sue difficoltà e cerca di superarle.
2. Bari. La spirulina di Apulia Kundi
L’innovazione diventa impresa anche nel campo della biodiversità: è il caso di Apulia Kundi, con sede a Bari, formata da un team di tre biologi – Raffaele Settanni, Simona Intini, Flavia Milone – e da un’esperta di partenariati Danila Chiapperini. La startup ha avviato in Puglia il primo impianto pilota per la produzione della spirulina, una microalga che la Fao ha definito il “cibo del futuro”, al fine di creare un integratore alimentare completamente naturale e puro. L’alga spirulina ha principi nutritivi straordinari ed è l’alimento vegetale che può integrare la dieta di vegetariani e vegani: il suo alto contenuto proteico (circa 65%) e fitonutritivo potrebbe andare a colmare le mancanze derivanti dalla non introduzione di proteine animali. La startup Apulia Kundi è affiancata dall’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”: nello specifico, collabora con il dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali, che ha messo a disposizione una serra e le proprie competenze scientifiche per individuare le migliori condizioni per la coltivazione della spirulina, e il dipartimento di farmacia che analizza, in termini qualitativi e quantitativi, i principi attivi.
3. Eggplant. La bioplastica che viene dalle acque reflue
Domenico Centrone, Vito Emanuele Carofiglio e Paolo Stufano, rispettivamente con un Phd in ingegneria industriale e del management, biologia molecolare e chimica, hanno fondato a Bari Eggplant: un po’ nella logica del compostaggio industriale, che trasforma la frazione umida dei rifiuti solidi urbani e gli scarti di produzione agricola e industriale biodegradabili in terriccio (o compost) e concime per il commercio, la startup produce materiali eco-compatibili riutilizzando i rifiuti organici e le acque reflue dei depuratori comunali. Per esempio, la bioplastica che può essere impiegata in diversi settori industriali, quali elettronica, cosmesi, biomedicina, aerospazio, agricoltura, packaging, etc. È quindi un business sostenibile a 360° e che integra lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale. Il team ha sviluppato delle piattaforme tecnologiche proprietarie per la gestione del processo di “riuso” ma punta a realizzare un impianto pilota di produzione industriale.
4. AuLab. Formazione degli studenti sulla cultura d’impresa
Ma c’è anche chi ha deciso di investire sulla formazione per gli studenti degli istituti di secondo grado e intendendola come trampolino di lancio verso il mercato del lavoro o semplicemente come orientamento al percorso universitario nelle proprie corde. Ci riferiamo ad AuLab, sede a Bari, formata da Davide Neve, Francesco Schettini, Giancarlo Valente, Nunzio Gianfelice, Gaia Assenti e Nicola Milella, che, attraverso un modello collaborativo di condivisione della conoscenza, offre percorsi d’aula e una piattaforma on line per formare gli studenti sulla cultura d’impresa, sulla creazione di un’identità digitale e sulle ultime tecnologie che entrano nei processi produttivi e organizzativi delle aziende. AuLab prevede anche dei progetti di “alternanza scuola-lavoro”, per permettere agli studenti di fare esperienza on the job, e organizza competition regionali per le idee d’impresa nate tra i banchi di scuola: dopo un percorso di formazione, realizzato con la collaborazione di dPixel, i migliori progetti partecipano alla finale presso la sede del Giffoni Film Festival.
5. Le analisi chimiche di Innovative Solutions
Dal Politecnico di Bari è nato, nel 2011, lo spin-off Innovative Solutions, fondato da 3 docenti di chimica del Poliba – Vito Gallo, Piero Mastrorilli e Mario Latronico – e Nicola Intini, tecnico di laboratorio dell’Arpa Puglia. L’obiettivo è sviluppare sistemi di valorizzazione delle produzioni agroalimentari, attraverso un adeguato livello di tracciabilità, esigenza che hanno sia le piccole aziende, spesso non dotate di laboratori chimici avanzati, sia le più grandi, del calibro di Divella o Barilla, che, grazie a Innovative Solutions dispongono di applicativi software in grado di restituire analisi chimiche non convenzionali. E, il valore aggiunto, sta proprio nella semplicità di utilizzo di queste tecnologie e nell’interfaccia user friendly.
Tra gli ultimi progetti, c’è “In Oleo Veritas”, realizzato con la Camera di Commercio di Bari e che risolve il problema della tracciabilità dell’olio nella fase di commercializzazione. Innovative Solution è in grado di eseguire analisi avanzate dei pacchetti “identità” e “stabilità” che rendono inequivocabile il riconoscimento del lotto di produzione, dotato di una sorta di codice a barre naturale. Attraverso il numero di lotto o il QR code indicato sulla confezione, l’acquirente potrà risalire a tutte le informazioni di natura merceologica e analitica dell’olio che intende acquistare, consultabili sulla piattaforma web www.inoleoveritas.it. Una vera e propria operazione di “food identity” sia per il produttore – che può dimostrare la qualità del prodotto sul mercato e la veridicità delle informazioni dichiarate – sia per il consumatore che potrà verificare la corrispondenza con le informazioni sull’etichetta.
Antonella Di Noia