Presentato il Rapporto annuale dell’Istituto per la Competitività, I-Com, sull’innovazione energetica
Cresce in maniera esponenziale il numero delle startup in Italia che, negli ultimi quattro anni, è aumentato con un tasso medio annuo del 67%. Ad oggi se ne registrano 5.803, quasi il triplo rispetto a soli due anni fa, e di queste oltre il 10% (614) è attivo in ambito energetico.
È quanto emerge dal Rapporto annuale sull’innovazione energetica dell’Istituto per la Competitività, I-Com, think tank presieduto da Stefano da Empoli, che quest’anno è giunto alla sua ottava edizione ed è stato lanciato oggi in occasione del convegno: “L’INNOVAZIONE AL CUBO. Energia, mobilità, territori”. Titolo che sottolinea i tanti temi affrontati dal Rapporto, sviluppato nell’ambito dell’Osservatorio Innov-E di I-Com, diretto da Antonio Sileo.
Secondo l’analisi di I-Com, il contributo al PIL nazionale delle sole startup energetiche potrebbe arrivare fino a 173 milioni di euro all’anno, poco meno del 10% del contributo dell’intera popolazione di startup in Italia, che si stima possa raggiungere 1.855 milioni di euro. È certamente il Nord a contribuire maggiormente a questo risultato (con 105 milioni di euro) ma se si guarda al valore che in media produce ogni startup, sono le imprese attive nel Centro Italia a dare i migliori risultati, con un valore di produzione medio pari a 753 mila euro. In coda, le startup del Mezzogiorno, che producono comunque mediamente oltre mezzo milione di euro.
«Il fenomeno delle startup sta conoscendo una crescita vertiginosa e il settore energetico è uno dei protagonisti principali», sottolinea Stefano da Empoli. «Eppure, si sta ancora parlando in grande maggioranza di potenzialità inespresse, se è vero che il 69,8% delle startup energetiche (e il 67,5% delle startup in generale) dichiara un valore della produzione inferiore a 100.000 euro. I migliori risultati del Centro Italia si spiegano con un numero minore di micro-imprese innovative attive nell’energia (il 66,0% contro il 70,3% del Nord e il 77,2% del Mezzogiorno)».
«Tuttavia», aggiunge Antonio Sileo, «sono proprio due regioni del Sud a distinguersi per propensione all’attività brevettuale: in Sardegna e Molise, almeno la metà del numero di startup energetiche ha depositato un brevetto o registrato un software. A differenza, ad esempio, della Lombardia, dove a dispetto dei valori assoluti sono meno di un terzo quelle che brevettano (29%). Ciò conferma l’importanza di questa forma imprenditoriale in economie regionali più deboli, dove le startup possono rappresentare un volano per la crescita».
I-Com ha poi elaborato un indicatore di performance più completo per tener conto, allo stesso tempo, del numero pro-capite di startup innovative attive sul territorio e della capacità di sopravvivenza delle neo-imprese. Le regioni più performanti in questo senso risultano così essere le Marche, l’Emilia Romagna, l’Umbria e, ancora una volta, il Molise (anche se per le ultime due Regioni il dato risulta statisticamente meno significativo vista la bassa numerosità delle startup in valore assoluto).